Napoli campione, il sindaco Gaetano Manfredi: «Scudetto traino per lo sviluppo e ora si investa»

Il primo cittadino: siamo la città della gioia, il resto sono solo stereotipi che dobbiamo combattere

Il sindaco Gaetano Manfredi
Il sindaco Gaetano Manfredi
di Luigi Roano
Venerdì 5 Maggio 2023, 01:00 - Ultimo agg. 15:09
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Sindaco Gaetano Manfredi questo scudetto del Napoli è un po’ come il Super Bowl del football americano, un evento globale e un grandissimospot per la città non crede?
«È un evento enorme, una vittoria sportiva grandissima del Napoli e lo è anche per Napoli. Un’occasione per raccontare la nostra città senza i soliti stereotipi». 

Lo scudetto può essere motore di sviluppo per la città, un traino e anche un incentivo a scommettere su Napoli? 
«Penso che oggi c’è molto bisogno di investimenti nella nostra città, oltre a quelli stranieri che stanno arrivando, credo sia una grande occasione per tutto il sistema economico napoletano: dal piccolo ristoratore o artigiano ai grandi investitori tutti possono trovare la loro opportunità che significa creare lavoro e modernizzare la città». 

In buona sostanza è un prova per Napoli questo evento globale? La città può uscirne rafforzata secondo lei?
«Sì, quello che sta succedendo è in piccolo quello che ho vissuto quando siamo riusciti a portare la Apple a Napoli. È importante capire che a Napoli si può fare tutto e si può fare bene. Tutto questo crea fiducia nei napoletani e rafforza la reputazione della città anche all’estero che è la vera sfida da vincere. Perché la reputazione di Napoli spesso è inferiore alla realtà dei fatti». 

Abbiamo iniziato questa chiacchierata parlando di una Napoli che deve liberarsi degli stereotipi che spesso le appiccicano addosso: lei trova che i festeggiamenti in corso siano eccessivi?
«Sono molto fiducioso e la città è molto maturata sarà una festa piena di gioia, ma certo non ci possiamo aspettare una festa all’inglese. E sarà anche una festa responsabile, Napoli è cresciuta. Ho molto apprezzato, per esempio, l’appello del tifo organizzato a rispettare i nostri monumenti». 

Qual è la prima cosa che farà in caso di scudetto? E andrà allo stadio?
«Sarò al Maradona di sicuro. Ognuno ha i suoi riti che rispetto, io i miei me li tengo per me. La prima cosa che farò è abbracciare mia moglie Cettina che è la più grande tifosa del Napoli in famiglia». 

Il grande spiegamento di forze dell’ordine in campo - circa 2000 agenti aggiuntivi - a qualche osservatore è apparso eccessivo. 
«Io penso che quando si gestisce un evento con una partecipazione così grande è necessario che ci sia una organizzazione fatta anche con le forze dell’ordine.

La quantificazione degli agenti in campo è stata fatta dalla Questura e dal Viminale e se è stato disposto un numero così grande è stato fatto per garantire la sicurezza». 

Eppure c’è chi sostiene che noi napoletani siamo anarchici e allergici alle regole...
«Ripeto quello che ho detto spesso: a Napoli ci deve essere una anarchia regolata, l’esuberanza fa parte della nostra cultura e per me è un grande valore che va accompagnato dal rispetto delle regole cosa che i napoletani hanno sempre fatto. Adesso serve ancora di più questo comportamento. Dalla nostra città arriva un messaggio importante: siamo la città della gioia e dell’impegno il resto sono stereotipi da combattere». 

Napoli è gremita da turisti c’entra anche lo scudetto?
«Napoli è ormai una delle grandi mete turistiche a livello globale 12 mesi all’anno e anche il flusso di stranieri è enorme. È una grande opportunità che va governata abbiamo bisogno di investimenti per l’ampliamento dell’offerta alberghiera che è insufficiente. Il Comune favorisce questo tipo di investimenti, chi investe troverà il nostro sostegno».

Lo sa che in moltissimi non hanno trovato posto e pur di arrivare in città si sono sistemati nei comuni limitrofi e nella nostra periferia? Che segnale è?
«Napoli fa da traino a tutta l’economia della Campania: Pozzuoli è pienissima come l’area della Costiera. In città ora dobbiamo mettere regole sulla gestione del Centro storico per evitare gli eccessi commerciali e abitativi che possano stravolgere il tessuto naturale della città. Avremo a breve un piano di gestione che mira a regolare questi fenomeni incluso quello della gentrificazione, dobbiamo preservare anche il nostro tessuto sociale».

Torniamo alla festa, che è iniziata due mesi fa, come dire che Napoli si è liberata anche dalla scaramanzia?
«Da noi la scaramanzia non può essere battuta solo che questa vota è stata battuta dalla logica dei numeri e lo dico da ingegnere scaramantico: a un certo punto lo strapotere del Napoli è riuscito a superare la scaramanzia è un motivo di merito sportivo della squadra».

Qual è il suo rapporto con il presidente Aurelio De Laurentiis?
«Di stima reciproca. Ognuno ha le sue idee e rappresentiamo entità diverse. Abbiamo in comune l’amore per la città. E il successo della città che deve fondarsi su una forte capacità organizzativa e l’internazionalizzazione di Napoli. Che è quello che ha fatto De Laurentiis per la squadra e che noi condividiamo, è essenziale lavorare sulla dimensione internazionale di Napoli e sulla sua capacità organizzativa». 

Gli imprenditori - a iniziare dal Presidente degli industriali Costanzo Jannotti Pecci - considerano il Napoli un modello. Un successo che però sarebbe figlio anche del non ascoltare gli umori della “piazza” da parte di De Laurentiis. Per Napoli servirebbero invece una burocrazia meno opprimente e infrastrutture...
«Sono d’accordo con gli imprenditori che la Società di calcio è un modello. Dobbiamo lavorare in parallelo sul miglioramento dei servizi e una maggiore efficienza amministrativa facendo crescere la città, abbiamo bisogno di investimenti e di maggiori risorse per migliorare la macchina amministrativa». 

Lo stadio Maradona è ricco di suggestioni, è sostanzialmente un monumento, ma sotto il profilo dell’accoglienza per i tifosi è più croce che delizia. 
«Il Maradona richiede un grande investimento, ci vuole una ristrutturazione molto profonda. È uno stadio storico che deve diventare contemporaneo per questo faccio affidamento sulle risorse degli Europei del 2032 se venissero assegnati all’Italia. Serve un progetto complesso e tecnologicamente avanzato per avere una stadio accogliente. Conquistato lo scudetto inizieremo a lavorare insieme a De Laurentiis e la Federazione, è un tema che ho portato su un livello nazionale». 

E se non arrivassero i fondi degli Europei di calcio cosa succede?
«Non ci fermeremo ma sarà più complesso e complicato riammodernare lo stadio». 

Oltre la festa, il turismo e chi più ne ha più ne metta, questo scudetto che messaggio è per chi sta guardando Napoli e la sua gioia in questi giorni?
«Da Napoli parte un messaggio positivo in un momento complicato. Non possiamo non ricordare la guerra in Ucraina, la tragedia dei migranti e delle loro famiglie e le tante problematiche che viviamo. Ma Napoli, come sempre è accaduto nella storia, è un punto di riferimento per costruire una nuova speranza che è fatto di mettere insieme una visione e una coralità sociale. Senza coesione sociale non è possibile affrontare le difficoltà. A questa festa hanno partecipato tutti i quartieri, ceti diversi, italiani e stranieri. E un momento di aggregazione che può essere un punto di partenza per fare tante riflessioni in molti ambiti della nostra vita».

Mi scusi se la butto in politica: sta dicendo che la festa di Napoli è mille colori e inclusiva e che l’Autonomia differenziata divide? 
«Quello che sta succedendo in città dimostra che la coesione sociale è un valore determinante per far crescere il territorio e le misure di sostegno al reddito e al lavoro sono indispensabili per creare viluppo».

Uno che ha una certa idiosincrasia per Napoli è il presidente Vincenzo De Luca: come sono i rapporti tra voi due?
«Sempre cordiali, mi auguro che insieme si possa sempre più lavorare per Napoli che è il grande motore della regione e da cui dobbiamo partire per andare avanti». 

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