Ieri pomeriggio rende plastico e reale, né più e né meno, la decisione che andava ipotizzando da giorni. Prima con toni felpati a mo' di proposta al governo, poi ieri in maniera perentoria. «Credo che sia irresponsabile aprire le scuole il 10 gennaio credo che in Campania andremo verso la proroga della chiusura dell'anno scolastico, fino a fine gennaio, per le elementari e le medie», dice ieri il governatore della Campania senza tanti giri di parole. Poi aggiunge: «In queste ore stanno lavorando le nostre strutture sanitarie e a breve si riunirà l'Unità di crisi che credo prenderà atto di questa situazione». Insomma il dado già è tratto e ieri sera Santa Lucia anticipa i dettagli dell'ordinanza che procrastina i divieti per il consumo di cibo e bevande all'aperto e chiude le scuole (in tarda serata l'ordinanza e il suo incipit: «Lo scenario di massima gravità impone misure straordinarie»). Quindi asili, materne e medie sino al 29 gennaio.
Si decide quindi di andare contro gli orientamenti del governo (a cui ieri De Luca non ha risparmiato attacchi, anzi, anche sui temi più generali legati al Covid) orientato a tenere aperte, a qualunque costo o quasi, le scuole senza spostare la data del rientro il classe dopo le vacanze. Con il rischio, certo, che l'ordinanza regionale venga impugnata in un Consiglio dei ministri. Naturale, quindi, lo scontro che si consuma a distanza. Non con l'esecutivo che attende il provvedimento campano quanto con il centrodestra e i comitati no-Dad. Mentre nelle stesse ore è un florilegio di sindaci campani, di piccoli comuni o anche di capoluoghi come Benevento, che firmano ordinanze per rinviare il rientro in classe previsto dopodomani.
«E' irresponsabile aprile le scuole il 10 gennaio. Per quello che ci riguarda non apriremo le medie e le elementari e nell'ordinanza sono compresi anche gli asili. Non ci sono le condizioni minime di sicurezza (ma il provvedimento dovrebbe valere anche per le materne, ndr)», annuncia De Luca nel corso della sua diretta sui social del venerdì dove mena fendenti a destra e a manca.
E «si è scaricato tutto sulle Asl e sulle Regioni, per l'opportunismo del governo nazionale e delle forze politiche che lisciano il pelo ai no vax». Infine un fendente, sempre al governo: «Dopo il mercato nero dei vaccini, la Campania come abbiamo sempre denunciato ha ricevuto meno vaccini di tutte le regioni, ora c'è il mercato dei farmaci antivirali: è vergognoso. Si segue - attacca - un algoritmo dell'Aifa, dicono. Invito il commissario, il ministero della Salute e il governo a distribuire i farmaci in proporzione alla popolazione altrimenti andremo in procura».
Naturalmente lo scontro si apre subito perché il rientro in classe è argomento sensibile. A cominciare dalle associazioni No-Dad che a novembre hanno incassato una sentenza contro le chiusure regionali dell'anno passato. «De Luca si nasconde dietro il dito della Dad, buttando un'intera regione nel caos. Allora delle due l'una, o la Campania è una regione virtuosa oppure è al collasso. Da oltre un anno ormai si perpetua, nella confusione più totale, l'ossimoro del due pesi e due misure, come sempre sulla pelle dei bambini e delle famiglie campane», dicono Palmira Pratillo, Rosaria Chechile e Laura Falcone dell'associazione per le scuole in presenza. Mentre Claudio Gubitosi, patron del Giffoni film festival dice: «Accolgo con piacere la scelta del presidente De Luca di fermare le lezioni in presenza per elementari e medie».
Contestazioni dure arrivano invece da Forza Italia e Lega . «Speranza e De Luca hanno notizie diverse sulla gravità della situazione o siamo alla piena anarchia e irresponsabilità» dice il capo dell'opposizione di centrodestra in consiglio regionale, Stefano Caldoro. Mentre i parlamentari campani del partito di Salvini parlano di «dichiarazioni inopportune di De Luca, che tira in ballo la Lega per coprire sue responsabilità riguardo alla gestione dell'emergenza nella nostra regione».