«Non posso che esprimere il mio profondo rammarico per la pubblicazione sui quotidiani di una vicenda strettamente personale che, evidentemente, avrebbe dovuto rimanere riservata in ambito processuale, le cui connotazioni di illeceità non riesco davvero a comprendere. Il mio rammarico è poca cosa rispetto alla sofferenza che provo perché consapevole che quanto accaduto ha profondamente ed ingiustamente ferito la dignità dei miei figli, di mia moglie e della mia anziana madre che da sempre sono stati costretti condividere e, spesso a subire, il mio sconfinato amore per la città dove sono nato». Così, in una nota, l'ex sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, commenta l'accusa, che gli viene rivolta dalla Procura di Napoli, inerente la concessione di buoni pasto covid a una signora in stato di indigenza in cambio di prestazioni sessuali. «Amore che, purtroppo, - dice ancora Figliolia - non mi ha consentito di essere un padre presente e un marito premuroso. A prescindere da ogni considerazione sulla veridicità dei fatti pubblicati, a loro chiedo umilmente perdono».
«Un pensiero - dice ancora Vincenzo Figliolia - va anche a coloro con i quali ho condiviso l'amore per Pozzuoli i quali, pur nella consapevolezza delle difficoltà determinatesi a seguito delle perquisizioni di aprile, hanno comunque deciso di darmi fiducia e di partecipare con me alla campagna per l'elezione del sindaco di Pozzuoli.