Ecco il classico carro del vincitore su cui tutti vogliono salire. Per questo, la parola d'ordine tra loro, ora, è cautela. Occhi aperti. Attenzione a opportunisti e infiltrati. La paura di sbagliare è grande. Va in scena il colmo del populista che ha paura del popolo. Così succede che nella Settima municipalità (Miano, Secondigliano, S. Pietro a Patierno) tre consiglieri del misto dichiarano di aver creato il gruppo della Lega in Municipio e il coordinatore regionale, il deputato Nicola Molteni, inviato direttamente da Salvini, dirami un comunicato per smentire tutto, sottolineando in particolare che: «Il consigliere Vincenzo Madonna non rappresenta la Lega. Ribadiamo, con forza, che siamo impegnati per offrire a tutti i campani un progetto serio, trasparente e di rinnovamento».
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Insomma, grande paura. Sono lontani i tempi in cui essere leghisti a Napoli significava venire derisi e sbertucciati, nella migliore delle ipotesi, oppure essere raggiunti da minacce e insulti. «Io ho subito anche un atto vandalico», ricorda Biagio Sequino, consigliere comunale di Calvizzano, il primo rappresentante istituzionale in Campania a credere in Salvini. «Era il 2014 ricorda -. L'anno prima mi ero candidato a sindaco con una lista civica. Sfidando tutti i pregiudizi cominciai a seguire Matteo Salvini, con il progetto Noi con Salvini, e costituii il gruppo nel Consiglio comunale di Calvizzano. Dovetti affrontare di tutto: battute e insulti, minacce. È stata dura. Ma i fatti ci hanno dato ragione, abbiamo visto lontano. Quei temi, quei valori avevano un potenziale forte tra le persone e i numeri hanno cominciato a dirlo». L'ancoraggio territoriale sembra essere la grande cifra dei sovranisti. Non è un caso che i salviniani a Napoli siano nati nei piccoli Consigli comunali. Prima nei centri della provincia, poi nel capoluogo. «Il radicamento territoriale è la prima cosa dice Sequino -, io ho capito prima degli altri che i nostri valori possono parlare alle persone anche al sud perché dalle persone sono partito. Il consigliere comunale, nel suo paese, è conosciuto da tutti e parla con tutti. Si capiva che c'era terreno fertile». Ma adesso, però, bisogna fare attenzione. «La paura è l'opportunismo - insiste Sequino -. Per le prossime regionali, dobbiamo costruire un gruppo di qualità, che stia nei nostri valori culturali. Ha fatto bene Salvini a inviare qui prima Raffaele Volpi, oggi presidente Copasir, poi Nicola Molteni. Persone di esperienza che però vengono da altri contesti e possono valutare senza condizionamenti».
Rimane, però, soprattutto tra i leghisti napoletani il piccolo dramma di essere considerati sempre un po' traditori. Insomma, votare Lega da napoletani è come tifare Juventus. Un atto contro il Sud. «Io sono orgogliosamente napoletano - scrive su Facebook, Gianluca Cantalamessa, figlio del politico missino Antonio, e primo deputato napoletano della Lega -. Ognuno di noi ha orgogliosamente le proprie radici e la propria storia della quale essere fiero. Ma oggi è il momento di vedere il tanto che ci unisce e non il poco che ci separa». Hanno grandi ambizioni, i napoleghisti. Sentono il vento in poppa. Numeri in crescita, con un boom mai visto prima: dai decimali alle due cifre in pochi mesi. Undicimila voti a Napoli alla Camera nel 2018. Il triplo l'anno dopo per le Europee. Una Lega al 12 per cento in città: chi poteva mai immaginarla? Non si danno limiti, sognano un sindaco di Napoli salviniano. Ma intanto serrano i portoni. Vivono molto sui social, con tante pagine differenziate e tutte molto concentrate sul profilo di Salvini. La parole d'ordine sono quelle: migrazione e sicurezza. Qualche convegno, qualche manifesto, ma profilo molto basso. Almeno fino a che non arriva in città il leader, a cui spetta sempre tutta la scena.
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Ha numeri meno significativi l'altra gamba sovranista, quella di Fratelli d'Italia.