«Nessun rischio di privatizzazione per lo stadio San Paolo». Dal Comune di Napoli allontanano l'ipotesi di trasformare lo stadio della città e di proprietà comunale in un impianto privato. Il progetto, riconducibile al piano delle dismissioni inserito nell'ultimo Def, con l'obiettivo di tirare su, entro fine anno, quasi un miliardo di euro, non riguarderebbe a Napoli soltanto lo stadio, ma anche altri gioielli di famiglia, in una partnership pubblico-privata. Su tutti l'Albergo dei Poveri, ma anche la piscina Scandone, le Terme di Agnano e l'Ippodromo. Per quando riguarda la Scandone, così come lo stadio San Paolo, si tratta di impianti diventati oggi appetibili, grazie alle ristrutturazioni avvenute con i fondi delle Universiadi. «La Scandone è ad oggi uno degli impianti ad acqua più importanti d'Italia - sottolinea l'assessore allo Sport Ciro Borriello - Anche lo stadio ovviamente è in fase di parziale ristrutturazione. Sediolini, maxischermo, impianti, bagni e pista d'atletica. Per le Universiadi avremmo un impianto diverso e sicuramente migliore».
È in corso un dialogo tra governo ed enti locali in un'ottica di valorizzazione per tutti quegli immobili, che possano essere considerati allettanti sul mercato puntato chiaramente ad una maggiore redditività. Un accordo che prevedrebbe l'affidamento pluriennale ad Invimit, immobiliare di Stato, che fa capo al Mef, che gestirebbe, non direttamente gli impianti, ma un fondo di investimenti, attirando così privati ad acquisire quote dello stesso fondo. La gestione potrebbe rimanere in capo al Comune. «Un'operazione che gioverebbe all'ente - spiegano da Palazzo San Giacomo - visto che si andrebbero a valorizzare impianti di nostra proprietà, come le Terme di Agnano o l'Ippodromo, e che potrebbe, nel caso del San Paolo, essere utile anche al club, andando verso una gestione più intensiva dello stadio». Ovviamente un'operazione che dovrebbe passare al vaglio del Consiglio comunale, al quale spetterebbe l'ultima parola. Il dialogo c'è - e dal Municipio non lo nascondono - ma si tratta di una situazione allo stato embrionale. Invimit starebbe lavorando appunto ad un prodotto finanziario diversificato, segnando così la differenza rispetto al passato, in cui le dismissioni avvenivano per via della cartolarizzazione. L'obiettivo resta quello di creare un ventaglio di beni variegato, che offra un buon rating sul mercato. E lo stadio San Paolo è soltanto uno dei beni, che potrebbe rientrare in questo progetto.
Dal club azzurro nessun commento all'ipotesi che vedrebbe lo stadio di Fuorigrotta rientrare nei beni da inserire in un ampio discorso di valorizzazione gestito dall'immobiliare di Stato. Interpellata dall'Adnkronos la Società non nasconde il proprio scetticismo limitandosi a rispondere: «Non commentiamo ipotesi».
Stadio San Paolo in vendita, de Magistris dice no al piano del governo: no ai privati
di Valerio Esca
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Lunedì 6 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo agg. :
11:30
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