Il dibattito in Consiglio comunale sul salva Napoli che entro il 15 febbraio il sindaco Gaetano Manfredi firmerà con il premier Mario Draghi - e che vale 1,3 miliardi - ha dato il responso sperato dall'ex rettore: «Sono contento - dice Manfredi - e ringrazio tutti coloro che sono intervenuti: il dato politico è che le mozioni sono state approvate tutte all'unanimità». Maggioranza e minoranza hanno prodotto una serie di atti che vanno nella stessa direzione, vale a dire di fare il possibile per non aumentare le tasse. Pericolo che nell'anno in corso è stato scongiurato, ma che nel prossimo sarà molto più concreto per quello che riguarda l'aumento dell'Irpef. Aumento che nel salva Napoli è stato previsto in deroga alle aliquote attuali - già al massimo - perché Palazzo San Giacomo è in predissesto. Una opzione che potrebbe essere scongiurata solo con un balzo in avanti della riscossione di quelli grossi. O con un balzo in avanti altrettanto grosso sull'altra leva per abbattere il debito che è di quasi 5 miliardi: la dismissione e valorizzazione del patrimonio che però ha prodotto quasi zero dal 2013 a oggi. Una corsa contro il tempo quella del sindaco che però ha incassato un mandato politico pieno dall'Assemblea cittadina. «Non parlo mai - spiega - di maggioranza e opposizione, parole che non mi piacciono, hanno un altro significato, potremmo avere idee diverse sicuramente ma il mio impegno è che questo patto con il Governo sarà quanto più inclusivo possibile senza differenze di colore politico. Nel costruirlo chi vuole bene alla città c'è stato e abbiamo visto anche chi non vuole bene a Napoli» la stoccata del sindaco, non l'unica.
Il mattatore è l'assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta al quale Manfredi promette «la cittadinanza onoraria per l'impegno che ci sta mettendo per Napoli».
Catello Maresca, leader del centrodestra, avverte: «Non interventi di maggioranza e minoranza, ma di cittadini preoccupati per la loro città e di quello che potrebbe accadere. Ragioniamo di una norma nazionale, della cui efficacia si dovrebbe discutere e concretizzare con l'accordo che il sindaco dovrà fare con il Consiglio dei ministri». Poi la conclusione: «Non può passare il messaggio ti do dei soldi e tu mi assicuri che aumenti le tasse ai cittadini. Anche perché c'è già l'aumento delle tasse regionali che determinerà un aggravio nelle tasche dei cittadini che va dai 100 ai 232 euro». Antonio Bassolino griffa così il dibattito: «Era evidente l'assoluta improbabilità di una legge soltanto per Napoli, è molto più ragionevole ed era prevedibile una legge per più città. C'è un contributo importante per la nostra città e penso che sia stato e sia importante l'impegno anche del presidente del Consiglio Draghi oltre che dei ministeri, della nostra amministrazione e di tutto il Governo». Per Bassolino il risanamento della città «dipende da tutti noi e penso che oltre a questo contributo nazionale e alle scelte concrete e pratiche che dobbiamo fare, a noi serva una risorsa molto significativa, una risorsa molto politica: la fiducia della città».