Ricostruzione a Ischia due anni dopo il terremoto, l'ira di Luongo contro i sindaci

Ricostruzione a Ischia due anni dopo il terremoto, l'ira di Luongo contro i sindaci
di Mariagiovanna Capone
Venerdì 23 Agosto 2019, 08:00 - Ultimo agg. 11:04
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Giuseppe Luongo lancia l'allarme. Con la schiettezza che lo contraddistingue affida ai social dubbi, perplessità e soprattutto domande rivolte a chi «in questi giorni ha parlato di ricostruzione a Ischia, in un'area epicentrale, quando basterebbe spostarsi di poche centinaia di metri per avere una sicurezza maggiore». Il rigore scientifico gli impone «di fare chiarezza, perché i cittadini non solo non hanno capito certe tecniche, ma devono conoscere i rischi di una ricostruzione negli stessi punti dove due anni fa sono crollate case e ci sono state vittime».
 
Il professore emerito di Geofisica della Terra solida all'Università Federico II di Napoli, a lungo direttore dell'Osservatorio Vesuviano e stimato dalla comunità scientifica internazionale, ha affidato ai social uno sfogo con cui punzecchia le amministrazioni locali o meglio «la superficialità di alcune dichiarazioni poiché nessuno spiega ma usa paroloni. Io, prima di tutto da cittadino e poi da scienziato, ho deciso di non restare zitto e chiedo informazioni limpide da parte loro e non proclami. Sono pronto al confronto, loro invece non so se sono disposti a rispondere con chiarezza alle mie domande».

La parola clou è «microzonazione». È stata fatta più volte in questi giorni, descritta come risolutrice di tutti i problemi esistenti a Ischia e in particolare nella zona epicentrale del sisma del 2017. «Usano questo termine ma non ha detto nulla di concreto» incalza Luongo. «Anzi, lo usano lasciando ipotizzare che sia risolutore. Allora al commissario alla ricostruzione e ai sindaci di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno che ci informano che con la microzonazione si potrà ricostruire in una Zona Rossa, vorrei ricordare che con essa non si cancella né si riduce la pericolosità sismica. Non è la panacea, ci da una informazione sulle condizioni di quel territorio ma non risolve nulla se non ci vengono dette le aree dove c'è un'amplificazione, qual è l'accelerazione che si aspettano, qual è lo spettro in quel sito e come intendono costruire per sopportare quell'accelerazione» insiste Luongo. «Per il terremoto del 21 agosto 2017, la microzonazione definirà le cause geologiche che hanno determinato scuotimenti superiori a quelli previsti per le rocce più rigide del basamento, dov'è più amplificato il segnale insomma. Quindi non ci difende di più, come emerge da certe dichiarazioni degli amministratori, ma ci da un quadro di maggiore dettaglio sulla pericolosità sismica del territorio. Qualcosa di nuovo? No, affatto. Noi scienziati già lo sapevamo. E allora a cosa serve tutto questo?», si domanda il vulcanologo.

Il professor Luongo inoltre sottolinea che «i fenomeni di amplificazione nell'area epicentrale con terremoti come quelli di Casamicciola che si attestano su 1-2 chilometri, sono di difficile definizione perché il campo d'onda è complesso e produce fenomeni anarmonici. Inutile quindi che si dichiarano sereni perché hanno fatto la microzonazione: diteci invece come volete costruire nell'area. Chi si prende la responsabilità di costruire in un'area epicentrale? Eppure - sottolinea Luongo - basterebbe spostarsi di 500-1000 metri per avere una ragionevole sicurezza». L'affondo è poi di natura politica: «Non c'è patrimonio artistico o architettonico da salvaguardare, eppure i sindaci insistono nel ricostruire proprio in quel punto. È chiaro che sono prigionieri di un pugno di voti. Che diano un segnale forte invece, rimborsando i proprietari degli edifici e rendendo indisponibile quell'area. Dopo la scossa del 1883, la posizione dello Stato italiano fu molto più avanzata e coraggiosa di quella degli amministratori attuali». Luongo si dichiara poi «disponibile a un confronto ma gli amministratori dovranno essere chiari e convincenti. Lo faccio perché sento una responsabilità e non voglio restare zitto».
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