Galvanizzato come non mai negli ultimi giorni. Naturale se in poco più di una settimana il governatore De Luca è riuscito ad inanellare il via libera alla legge sul terzo mandato, la bocciatura (scontata) alla mozione di sfiducia in consiglio regionale, l’appoggio di renziani e socialisti per la sua rielezione e lo stop della Consulta alla legge sull’Autonomia differenziata.
Un passaggio quest’ultimo che il governatore da ieri usa come autoassist. Del tipo: «È passata la linea della Regione» o ancora «La Campania è stata all’avanguardia nella lotta all’Autonomia differenziata e da un anno stiamo lottando per difendere le ragioni del Sud». Passaggi nevralgici, non a caso, usati ieri nel corso della sua rituale diretta settimanale in cui l’ex sindaco ringrazia «sindaci e cittadini». Ma, fateci caso, non una parola sul Pd, il suo partito, ormai sempre più distante dall’orizzonte di De Luca. Che, nel frattempo, macina chilometri anche nei fine settimana. Impegni istituzionali che sanno sempre più di campagna elettorale. Senza riposo se, due settimane fa ad Avellino ad un’iniziativa Pd, sbottò: «Sono 4 mesi che non riesco a vedere il mio nipotino (il figlio del primogenito Piero, che vive a Roma ndr)».
Dall’altro lato il partito, che non rimane con le mani in mano. Anzi. L’ultima bordata è della segreteria Elly Schlein appena martedì in cui ha ribadito il no al terzo mandato di De Luca. Con un passaggio in più: «Dove sta scritto che si perde se si cambia?». Cioè non è detto che i dem, è il suo ragionamento, perdano senza De Luca oppure anche con De Luca contro. È il guanto di sfida del vertice del Nazareno che non solo non farà alcun passo indietro ma a giorni è pronto a scendere in campo. Appena archiviato il risultato delle regionali in Umbria ed Emilia, domani e lunedì, ci sarà un’iniziativa sulle regionali dell’anno prossimo. Parliamo di un primo tavolo, formale o informale ancora non è stato stabilito, dei leader nazionali del partiti di opposizione per ragionare sulle strategie delle prossime regionali. Compreso il nome del candidato presidente della regione Campania. Tema da far fischiare le orecchie a De Luca e che ha l’obiettivo di fargli scoprire di più le carte. Di certo è materia per farlo innervosire perché viene plasticamente dimostrato, se anche ve ne fosse stato bisogno, che De Luca per il terzo mandato non potrà fregiarsi del simbolo del Pd. O anche, è un’altra possibilità, il vertice sarà anche un’arma per costringere De Luca a trattare una resa. Ipotesi pressoché impossibile anche se l’incontro servirà a capire sino a che punto gli alleati sono disponibili a seguire il governatore nella corsa. A cominciare da Matteo Renzi che per ora ha garantito il suo appoggio a De Luca.
Senza contare come in queste ore il Pd sia in grande attesa della kermesse grillina di Roma del prossimo fine settimana. Una due giorni nevralgica per il futuro del movimento. Non solo perché bisogna decidere se abolire la figura di Grillo come garante ma anche perché potrebbe essere demolito uno dei totem dell’M5s. Ovvero quella dell’impossibilità di correre dopo due incarichi che potrebbe aprire la strada all’ex ministro Sergio Costa o all’ex presidente della Camera Roberto Fico per la candidatura a Santa Lucia con una coalizione di centrosinistra.
Intanto De Luca rilancia le sue battaglie. «La Campania ha approvato una proposta di legge per il Parlamento che prevede tre articoli semplici, una cosa che possiamo fare subito. Noi proponiamo - spiega nella sua diretta - di stabilire per legge le stesse risorse per ogni cittadino italiano, stabilendo lo stesso numero di medici ogni mille abitanti per tutte le regioni italiane, e il divieto di accordi integrativi regionali per scuola pubblica e sanità, per non determinare un diverso incolmabile fra Nord e Sud». In mezzo alcuni video d’archivio. Dalla protesta di piazza a Roma sui fondi di Coesione agli incontri tenuti in alcune città del Nord. E, ancora sulla legge depositata dalla Campania, ecco la stilettata che vale anche per il Pd (che ieri mai nomina): «Vediamo se le singole forze politiche avranno il coraggio di tradurre la proposta del Consiglio regionale della Campania in legge».