Terzo polo, Rosato a Napoli: «Porte aperte per gli ex Forza Italia, siamo noi i veri moderati»

Terzo polo, Rosato a Napoli: «Porte aperte per gli ex Forza Italia, siamo noi i veri moderati»
di Valentino Di Giacomo
Martedì 30 Agosto 2022, 08:00 - Ultimo agg. 13:55
5 Minuti di Lettura

«Guardi, la scorsa legislatura di leggi elettorali ne ho scritte tre, compreso il modello proporzionale tedesco. Questa è stata l'unica su cui abbiamo trovato un'intesa. Peraltro è la legge elettorale più votata nella storia della repubblica, quindi possiamo dire che sono regole condivise, da destra e da sinistra. E poi il voto è facile, i nomi sono stampati sulla scheda, gli elettori si orientano meglio dei commentatori politici, basta una croce sul proprio partito o sul proprio candidato». Non ci sta a passare per l'agnello sacrificale per aver scritto la legge elettorale che prende il suo nome, il rosatellum. Se Ettore Rosato, l'uomo-macchina di Matteo Renzi, quella legge l'ha scritta, praticamente tutti i partiti l'hanno votata. «Troppo facile - dice Rosato - lamentarsene dopo».

Video

Da triestino, lei è capolista a Napoli per la Camera di Italia Viva-Azione, alla stregua di Renzi per il Senato. Come mai Italia Viva punta così tanto su questa città con i propri big? Siete in possesso di buoni sondaggi?
«A Trieste ci sono nato perché i miei genitori ci si sono trasferiti tre mesi prima che io nascessi.

Per me Napoli non è un luogo, ma una casa. Questa è la città dove sono nati e cresciuti i miei genitori, dove ho passato tanti mesi della mia adolescenza, dove per un periodo ho anche lavorato, che conosco e che frequento da sempre perché i miei parenti sono qui e dove trascorro le vacanze. Qui ho tanti amici, anche in politica. E poi Napoli è la capitale del Mediterraneo, la sua storia, ma anche il suo presente ne fanno un luogo straordinario anche per progettare il futuro, e qui il terzo polo, su cui anche in prospettiva investo le mie energie, ha un terreno più fertile che altrove. Sarei onorato di poterla rappresentare anch'io».

Da deputato eletto in Campania quali progetti avrebbe per questa Regione e questa città? Da quali priorità bisognerebbe partire?
«Intanto c'è un patto per Napoli firmato tra il sindaco Manfredi e il presidente Draghi da difendere e da attuare. Analogo ragionamento vale per le risorse sul Pnrr concordate con la Regione. Non bastano le carte, ci vogliono i cantieri, rapidi, che diano ricadute. Poi vorrei dare il mio contributo a far conoscere di più la Napoli industriale, la Napoli portuale, la Napoli delle eccellenze non solo culturali e turistiche, perché rappresentano lavoro e crescita. Sono prerogative di questa città spesso non valorizzate».

Con una vittoria del centrodestra il patto per Napoli verrebbe messo in discussione?
«Temo di sì, ma spero che chiunque arriverà non tocchi uno strumento indispensabile per cambiare davvero in meglio la vita dei napoletani. Penso che quel patto Draghi lo abbia costruito bene e darà presto i suoi frutti, la sfida per chi vincerà le elezioni è quella di fare di più senza tornare indietro sui risultati già acquisiti».

C'è un gran fermento in Forza Italia con ex parlamentari in uscita polemicamente dal partito di Berlusconi. Confidate possano portare in dote qualche voto al terzo polo? Ci sono stati contatti o pensate di averne nei prossimi giorni?
«Forza Italia non è più un partito moderato. Ha commesso un errore gravissimo a togliere la fiducia a Mario Draghi, a provocare questa crisi. Le nostre porte sono aperte a loro e a tutti coloro che vogliono dare un contributo, non solo per raccogliere consensi elettorali ma per costruire una nuova casa politica dove si parli alla testa delle persone, non alla pancia, ancorata ai valori della cultura riformista, liberale e popolare che hanno costruito questo Paese».

Quindi anche a Cesaro junior?
«Le porte aperte sono porte aperte, capiremo nei prossimi giorni quanto è grande l'insofferenza in Forza Italia».

Italia Viva e Azione sono la vera novità di questa tornata elettorale. Avete fissato obiettivi o percentuali minime da raggiungere? Quale percentuale potrebbe certificare il successo di questo progetto?
«I sondaggi oggi fotografano poco, non siamo ancora partiti eppure siamo già quotati al 6%. Quando con Carlo Calenda e Matteo Renzi siamo partiti a Roma per le amministrative ci davano al 5,8%, siamo arrivati al 19,8%. Abbiamo grandi ambizioni perché possiamo fare la differenza, nelle urne e poi in Parlamento».

C'è invece malcontento nel Pd tra chi avrebbe preferito avere voi come alleati o quanti invece guardano con nostalgia ai Cinque Stelle. Cosa dovrebbe fare Letta?
«Letta le ha sbagliate tutte posizionando il Pd completamente a sinistra e alleandosi con chi per 55 volte ha votato contro Draghi. Rompendo poi anche l'asse coi Cinque Stelle, almeno stare con loro avrebbe avuto una logica elettorale. Ormai si sta già preparando per fare opposizione».

Con i referenti locali di Azione c'è unità di intenti?
«Ci sono rapporti ottimi con Mara Carfagna da sempre, anche prima di ritrovarci insieme nello stesso partito. Questa non è un'intesa costruita solo per l'appuntamento elettorale, ma va ben al di là perché abbiamo la stesa idea di Paese per il futuro. Bisogna saper fare squadra e la faremo».

Veniamo però da settimane in cui si è tanto parlato della formazione di un Grande centro: dibattiti, convegni... Poi siete rimasti soltanto voi?
«Mi sembra che gli altri hanno cercato le vie facili dell'alleanza della destra, certo più sicuro nel risultato ma ininfluente sul profilo politico. Sarà una coalizione a guida esclusivamente Meloni-Salvini. Diventeranno una briciola, irrilevanti». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA