Torre Annunziata, intervista al sindaco Vincenzo Ascione: «Accuse basate sul nulla, non lascio e vado avanti»

Torre Annunziata, intervista al sindaco Vincenzo Ascione: «Accuse basate sul nulla, non lascio e vado avanti»
di Raffaele Perrotta
Sabato 12 Febbraio 2022, 09:00
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«Ho subito una vera e propria violenza psicologica. Le accuse si basano sul nulla. Prendo le distanze dai reati contestatemi e sono molto critico sul modus operandi degli inquirenti. Ritrovarsi gli agenti della Dda in casa alle prime luci dell'alba è una cosa che non auguro a nessuno. La mia unica colpa sarebbe quella di aver interloquito con un dipendente della Prima Vera». Il giorno dopo il blitz della squadra mobile coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato a dodici avvisi di garanzia, tra cui quello destinato al sindaco, per corruzione, traffico di influenze e concorso esterno in associazione mafiosa, il primo cittadino di Torre Annunziata Vincenzo Ascione ha rotto il silenzio su quanto accaduto.

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Sindaco, le accuse mosse verso di lei e la sua amministrazione sono davvero pesanti.
«Assolutamente sì.

Sono indignato perché ritengo di essere stato un ostacolo all'infiltrazione, alla collusione e al condizionamento della camorra in questo comune».

Eppure l'accusano di concorso esterno in associazione mafiosa.
«Ho sempre fatto tutto quello che era necessario fare per tenere lontano gli interessi dei consiglieri e degli assessori, delegando la parte gestionale ai dirigenti e sappiamo che in questo comune è venuto meno uno che ha tradito la mia fiducia».

Però nel dispositivo dei magistrati si parla del netturbino Salvatore Onda quasi come deus ex machina che indirizza le scelte.
«Mi sento di escludere questa possibilità. Un conto è mantenere equilibri politici con chi ti deve sostenere anche in consiglio comunale, un conto è subire delle indicazioni che servono alla gestione dell'ente. Da questo punto di vista escludo qualsiasi ingerenza».

Onda potrebbe aver condizionato il lavoro di assessori e consiglieri alle sue spalle?
«Credo di no, perché i dirigenti agiscono soprattutto su input del sindaco. Le gare di appalto devono essere imparziali per tutti coloro che vi partecipano. Quindi anche un'eventuale influenza di carattere politico non penso abbia mai condizionato i bandi di questo comune».

Esclude quindi che ci sia un sistema che tenga dentro malaffare e politica?
«Assolutamente. Premesso che non è una mia competenza indagare se c'è o meno, io credo che non ci sia un sistema».

Onda è il cugino di un killer dei Gionta ed è cognato di una consigliera comunale. Non sarebbe opportuno che certi nomi non entrassero in politica?
«Ci sono una serie di strumenti a garanzia del buon nome delle persone che vengono elette in consiglio comunale. Da qui poi ad escludere delle persone solo perché portano nomi pesanti, sinceramente credo che non esiste ancora una legge che lo faccia».

Potrebbe essere la politica a tenerli fuori.
«Se io avessi avuto solo il minimo sospetto che questa persona potesse condizionare scelte importanti della mia amministrazione sarebbe stata assolutamente allontanata, sia dalle istituzioni che dalla politica. Ma tutto questo, anche negli anni in cui ci siamo frequentati, non è mai capitato nemmeno una volta».

E sui bandi cosa dice?
«Abbiamo scelto insieme al consiglio comunale di aderire al protocollo di legalità della Prefettura, che ha individuato nel Provveditorato Opere Pubbliche la stazione appaltante, così da utilizzare lo strumento più trasparente che è la Stazione unica appaltante».

Ma ci sono intercettazioni che lasciano intendere tutt'altro che trasparenza.
«Ognuno può dire quello che vuole quando interloquisce con un consigliere, un assessore o qualche altro rappresentante politico. Il vero tema è: il bando risponde ai requisiti previsti dalla legge? Se non è così bisogna denunciarlo, soprattutto da parte delle società (che vi partecipano, ndr.). Oggi si può dire qualsiasi cosa, ma nel momento in cui quel bando è stato espletato nessuna società che ha partecipato ha fatto ricorso».

Si è detto ferito dalle indagini. Pensa che sono state sollecitate in qualche modo?
«Assolutamente no. Credo che l'arresto del capo dell'ufficio tecnico Ariano e le riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica abbiano dato l'impressione che qui ci fosse una sorta di cattiva gestione sottesa con fenomeni di carattere criminale. Credo che questo vada verificato e chiarito al più presto».

Si sente sotto attacco?
«Non da adesso, ma dall'arresto del vicesindaco Luigi Ammendola. In quel momento qualcuno ha fatto dichiarazioni esagerate nei confronti degli uffici comunali di Torre Annunziata».

A chi si riferisce?
«All'ex vicesindaco Lorenzo Diana, che non conosceva bene né il territorio né gli uffici che in quel momento erano completamente vuoti e non riuscivano a dare risposte. Era chiaro che la mancanza di risposte degli uffici non era dovuta a menefreghismo ma perché non c'era chi poteva darle».

Ha pensato di dimettersi?
«Non vorrei dimettermi perché significherebbe scappare dalle responsabilità e io di fronte alle responsabilità non sono mai scappato».

E quindi cosa vuole fare?
«Farò una valutazione insieme ai consiglieri, perché siamo pochi quelli che stanno dedicando parte della loro vita a questa amministrazione. O c'è un minimo di forze che sono disposte a procedere per mettere in campo gli ultimi atti importanti per questa città o, altrimenti, è meglio chiuderla qui».

Non pensa che basti quanto è successo per rassegnare le dimissioni?
«Possono esserci stati errori e delle situazioni che vanno chiarite, ma credo di aver amministrato questa città in uno dei periodi più critici, sia per il Covid sia per il pensionamento di quasi tutti i dipendenti. Sfido chiunque, a parità di condizioni, a fare meglio di quello che ho fatto io». 

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