Torre Annunziata, l'accusa di Diana: «Ho denunciato il sistema, Ascione non mi ha seguito»

Torre Annunziata, l'accusa di Diana: «Ho denunciato il sistema, Ascione non mi ha seguito»
di Raffaele Perrotta
Venerdì 11 Febbraio 2022, 12:00 - Ultimo agg. 17:57
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Assessore per pochi mesi fino a quando, dopo l'omicidio di Maurizio Cerrato nell'aprile scorso, e i continui dinieghi ai tanto richiesti «cambi di passo» all'amministrazione su questioni che intaccavano la legalità, ha rassegnato le dimissioni. Le azioni e le parole dell'ex senatore Lorenzo Diana si possono leggere oggi come l'ultima chiamata nei confronti del sindaco affinché decidesse, all'epoca, di raddrizzare la condotta del suo governo. Soprattutto dopo il blitz e le accuse mosse dagli inquirenti nei confronti di politici e professionisti: traffico di influenze, corruzione e concorso esterno in associazione mafiosa. 

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Diana, si torna agli anni 80, al tanto deprecato Fortapàsc?
«Non siamo più in quel tempo.

Da allora lo Stato ha inferto colpi importanti alla camorra. Oggi i clan non ragionano più con la forza ma preferiscono la strada dell'inserimento nella pubblica amministrazione, così da controllare appalti, lavori pubblici, il ciclo dei rifiuti. Ma la camorra è ancora viva, nonostante ci sia chi dica il contrario».

Emerge un sistema che va ben oltre le mazzette. Come lo spiega?
«È un sistema di gestione della ricchezza che viene dal denaro pubblico, oltre che dalle attività criminali. In questo sistema è fisiologico mettere le mani sul Comune».

C'erano state avvisaglie a Torre Annunziata.
«Una cartina di tornasole è l'informativa antimafia per la società Ecoce che aveva un contratto con la società PrimaVera (la controllata del Comune per la raccolta rifiuti, ndr) da due milioni per il noleggio degli automezzi».

Lei stesso ha più volte denunciato irregolarità di gare e appalti. Cosa non la convinceva?
«Gli otto appalti sospesi, tra cui quello per la gestione dei parcheggi nelle strisce blu. Bisognerebbe poi dare uno sguardo agli investimenti urbanistici nella città. In questi la camorra cerca sempre il suo spazio. Si aggiunga la spesa pubblica, motivo per cui le organizzazioni criminali vogliono essere dentro le amministrazioni».

Se i giudici confermassero le accuse si potrebbe dire che qui ci sono riusciti.
«Coloro che vogliono garantire la trasparenza istituzionale devono chiudere le porte a questo ambiente, a questi personaggi, e creare un argine. Non è un problema di garantismo, ma di scegliere persone e gruppi che siano utili a una svolta per la città».

E come si scelgono queste persone utili?
«Di certo non eleggendo qualche consigliere afono, che non senti mai parlare, ma che sta lì solo per marcare un territorio. È un modo per dire: Ci sono e non agite senza di me. Mi ripeto, c'è una parte di politica che fa finta che non esista questo potere».

Oltre agli appalti lei ha denunciato il caso della mancata scelta dei dirigenti.
«Ho registrato la mancata volontà di una svolta. Emblematico quando il prefetto con durezza disse di andare da lui per la nomina dei dirigenti ma si scelse di tenere chi garantiva lo status quo».

Come andò?
«All'epoca, era l'inizio del 2020, potevamo scegliere nuovi dirigenti, che al Comune mancavano. Potevamo farlo d'intesa con il prefetto. La risposta fu un no da parte del sindaco e di altri esponenti della maggioranza. Quando sono andato via si è scelta una giunta di bassissimo profilo e le notizie di oggi ne danno una conferma. Ascione e il suo governo fanno finta che non sia successo nulla e vanno avanti imperterriti nell'immobilismo totale e con un consiglio che vuole sopravvivere a tutti i costi, assoldando voti».

A proposito di consiglieri l'indagine ha confermato le parentele con cognomi vicino ai clan. Ma questo la politica non l'ha mai segnalato come problema.
«È la critica che ho sollevato durante la mia presenza e anche all'atto delle dimissioni. Serve una rottura con questo sistema che lega poteri criminali, affaristici e politici. C'è da rompere questa silenziosa convivenza vissuta come se fosse una realtà ordinaria. Per questa parte di società civile e politica la camorra è come un gruppo di persone che ha avuto un mero incidente con la giustizia: gli amministratori continuano a governare ed agire come se non esistesse».

Anche il suo partito, il Pd, pur parlando di «quadro preoccupante» non ha mai denunciato queste parentele.
«Il Pd ha chiesto le dimissioni del sindaco a giugno scorso e anche oggi. Penso sia l'atto politico di critica forte».

Ma c'è una differenza tra chiedere le dimissioni e dire che in Consiglio siedono parenti di affiliati al clan. E il Pd non l'ha mai detto, non le sembra?
«Sono convinto che bisogna assolutamente denunciare. L'ho detto anche in passato a un incontro con le associazioni: bisogna rompere con il passato e con le persone che garantiscono quel passato».

Ora cosa dovrebbe fare il sindaco?
«Ascione si sarebbe dovuto dimettere da mesi. Non c'è alcuna ragione per continuare a proseguire, tra la commissione d'accesso, gli avvisi di garanzia e le critiche di chi da tempo gli chiede di andare a casa».

Che idea si è fatto?
«Si ha l'impressione che la giunta continui a restare sulle sedie come se volesse garantire qualcosa che porta con sé un senso di fetore. Sembra che non abbiano nemmeno la libertà di scegliere una conclusione che oggi sembra assolutamente necessaria». 

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