Il tentativo è quello di riabilitare l'amministrazione e, soprattutto, cancellare quel marchio di legame con la camorra dato dalle risultanze investigative della commissione prefettizia e avvalorato dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. L'ex sindaco di Torre Annunziata Vincenzo Ascione prova la carta del ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento. Coadiuvato dai legali Armando Profili, Giorgia Esposito e Luigi Scarpati, l'ex primo cittadino ha chiamato a giudizio, davanti ai giudici del tribunale amministrativo, tutti coloro che con attività ispettive o decisionali hanno contribuito a far scattare quanto previsto dall'articolo 143 del Tuel: il presidente della Repubblica, la presidenza del consiglio dei ministri, il ministro dell'Interno, la prefettura di Napoli e l'attuale commissione straordinaria insediata nell'Ente oplontino. Nelle 41 pagine di ricorso gli avvocati passano in disamina tutti gli aspetti citati nel decreto di scioglimento, proposto dal ministero dell'Interno che, tra l'altro, secondo i legali, ha fatto leva su «episodi ed eventi già monitorati» risalenti all'amministrazione precedente. Come il caso della lite tra due dipendenti comunali nel 2012. Episodio questo che «non è idoneo a dimostrare la permeabilità dell'Ente ai condizionamenti esterni alla criminalità organizzata» già vagliato dalla precedente commissione di accesso del 2013 che non l'ha ritenuto allora «idoneo a giustificare un provvedimento dissolutorio».
C'è poi la questione molto più pesante che riguarda Salvatore Onda, dipendente della partecipata ai rifiuti del Comune, la Prima Vera, che secondo le indagini potrebbe essere elemento di raccordo tra la camorra è nipote di uno dei killer del clan Gionta e la politica.