Torre Annunziata, il vicesindaco Diana si dimette: «Gare anomale e silenzi, il Comune è una palude»

Torre Annunziata, il vicesindaco Diana si dimette: «Gare anomale e silenzi, il Comune è una palude»
di Raffaele Perrotta
Sabato 5 Giugno 2021, 11:11 - Ultimo agg. 15:02
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«Ostruzionismo burocratico». «Poca determinazione della classe politica a compiere scelte». «Pervasività di una camorra dalle molteplici facce, in una città che non è stata in grado di chiudere i conti con il passato». È la fotografia di Torre Annunziata fatta da Lorenzo Diana, chiamato dal Pd metropolitano a cercare di ricomporre una situazione precaria, all'indomani dell'arresto per corruzione del dirigente dell'Ufficio tecnico Nunzio Ariano. Ma, dopo il nuovo arresto dell'ex vicesindaco Luigi Ammendola, il senatore di San Cipriano d'Aversa ha rassegnato le dimissioni denunciando l'immobilismo amministrativo. 

Diana, non teme che le sue dimissioni possono essere lette come una resa?
«Se avessi accettato l'immobilismo, che porta a perdere mesi anche per riparare una buca, quella sarebbe stata una resa.

Il mio è un atto di sollecitazione estrema, perché così non si può lavorare».

Un atto che cade l'indomani del nuovo arresto. Una coincidenza?
«Non è una decisione presa per la vicenda giudiziaria di Ammendola, per il quale sono garantista. Nessuno più di me, che ho subito per 5 anni e mezzo la gogna mediatica per un'indagine poi archiviata, può saperlo. Però, mi sarei aspettato dal sindaco un cambio di passo deciso».

Cosa avrebbe dovuto fare?
«Sono uno che osserva con molta curiosità e vuole decidere subito con determinazione. Nel sindaco non ho trovato una forte capacità di decisione e di azione. Sono stato chiamato per la mia determinazione, la stessa che avrei usato nell'individuare i nuovi dirigenti ed incalzare gli uffici».

Ma neanche lei è riuscito nell'intento di migliorare o almeno smuovere la situazione.
«Sono stato chiamato a un anno dalla fine del mandato per provare a dare una svolta, ma questo può avvenire solo se si cambia completamente squadra, non solo gli assessori. Serviva una forte determinazione per rompere gli assetti di potere. In Municipio, del resto, c'è l'ufficio tecnico e la polizia municipale che sono una palla al piede».

Che vuol dire cambiare la squadra?
«Significa nominare i dirigenti di questi uffici, affondare il coltello nelle situazioni critiche emerse, piuttosto che come politica mostrarsi subalterni alla burocrazia».

Di quali situazioni critiche parla?
«L'elenco è lungo. Solo per citare alcune anomalie, all'Utc ci sono 8 gare avviate da Ariano e sospese perché viziate da illeciti. Tra queste, spicca quella per la videosorveglianza da 650mila euro, ferma da un anno e mezzo. Lavori spezzati in più tranche o anche appalti senza certificazione antimafia, oltre a gare senza piattaforma elettronica. Poi».

Poi?
«Dipendenti con procedimenti penali nelle commissioni di gara o altri raggiunti da provvedimenti disciplinari. La polizia municipale che avrebbe dovuto fare controlli sui beni confiscati dal 2016 ma non li ha mai fatti, negando alla città la possibilità di utilizzarli».

Non si salva nessuno.
«C'è un bilancio non ancora approvato che non consente di lavorare perché i capitoli di spesa non sono definiti. Però ho trovato un ufficio anticorruzione valido, così come molti dipendenti».

E tutte queste cose le ha raccontate alla magistratura?
«Le ho sollevate durante l'ultima riunione del comitato per l'ordine pubblico e la sicurezza. Se avessi notato condizionamenti della camorra avrei subito denunciato».

Un altro spartiacque è stato l'omicidio di Maurizio Cerrato, un cittadino perbene ucciso da un'azione camorristica.
«In quel momento è scattato il mio primo allarme. Dopo l'approvazione del piano anticorruzione e del puc, quell'omicidio è stato la spia di quanto accade in città. Ci ha portato a fare i conti con una camorra più silente ma non affatto assente, anzi, ben radicata e che agisce nel tessuto economico e amministrativo».

E la città non ha reagito con forza. Perché?
«Da un lato c'è rassegnazione e dall'altro l'incapacità di rottura, oltre a quel combinato disposto che mette insieme camorra affaristica, manovalanza criminale e professionisti al soldo di clan. Ci sono però realtà religiose e laiche che rappresentano una risorsa. Si dovrebbe trovare la forza di cogliere l'appello del vescovo di Napoli alla mobilitazione».

Di Torre Annunziata si racconta spesso dell'alto potenziale non sfruttato. Cosa ne pensa? Chi frena lo sviluppo?
«In questa città siamo di fronte a una mancanza di lungimiranza assurda. Non si sfrutta la vicinanza con Pompei, la possibile bonifica del Sarno, la rigenerazione dei quartieri storici. Ci sono gruppi di potere che pur di raccogliere l'uovo oggi ucciderebbero la gallina e una classe politica che si fa trascinare nell'immobilismo». 

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