Il trono di spade dei dilettanti allo sbaraglio

di Piero Sorrentino
Lunedì 16 Dicembre 2019, 08:00
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È una tragi-commedia all'italiana, quella che lo scorso sabato sera è piovuta addosso a una città incredula, per la quale forse non è inutile scomodare addirittura Karl Marx: «La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa». Una vicenda, quella del Comune che non ha autorizzato sé stesso al regolare svolgimento del concerto previsto in piazza del Gesù a coronamento della Notte dell'Arte del centro storico, che ricomincia da dove era finito il pasticcio del concerto abusivo per le nozze di Tony Colombo a piazza del Plebiscito, alla fine dello scorso marzo. Sembrava a tutti noi un atto unico, perfettissimo, un piccolo gioiello del grottesco partorito dalla penna di un geniale drammaturgo. Era invece solo il primo tempo di una farsa sapiente che avrebbe trovato climax e compimento in una seconda piazza, a pochi chilometri di distanza, nove mesi dopo.

Il tempo di una gravidanza nella quale si andava coltivando un pasticcio clamoroso fatto di insipienze, superficialità, menefreghismo, pigrizie e incapacità diffuse. Una farsa che ha quasi un appeal lirico, affascinante, grazie alla sua capacità di mettere sotto gli occhi di tutti in maniera oggettiva ed evidente il fatto che Napoli è governata da una ilare e sregolata pattuglia di singoli senza capo, di nuclei separati che navigano a vista, ognuno per conto suo, ciascuno come gli pare, in una continua pantomima sempre a un passo dal dramma, costantemente sull'orlo del precipizio. Bisogna essere grati, in fondo, a figuracce come questa. Come la temperatura di un corpo che si alza quando è in corso una infezione dell'organismo, questa vicenda è l'indicatore uno tra i tantissimi, del resto dello stato di un disfacimento amministrativo e politico cittadino ormai senza fondo.

Perché quale altro Comune di una grande città di uno dei più importanti Paesi dell'Unione Europea è in grado di offrire ai suoi cittadini uno spettacolo che è pura rappresentazione dell'assurdo? Quale amministrazione organizza un evento, convoca i giornalisti nella sala Giunta del Comune per illustrarne in pompa magna i contenuti nel corso di una conferenza stampa ma, alla resa dei conti, scopre con raccapriccio che la mano sinistra non sapeva quello che faceva la mano destra? In quale altra grande realtà urbana si può immaginare un sindaco a passeggio tra la folla che invade le strade del centro cittadino che viene a sapere - proprio nei minuti in cui si gode la serata che lo stesso Comune di cui è a capo ha voluto e promosso - che bisogna tornare tutti a casa, che per il concerto era stata concessa appena una autorizzazione al montaggio delle strutture, che mancava l'autorizzazione fondamentale all'uso di strumenti e amplificatori per i palchi di piazza del Gesù, piazza san Domenico e Forcella? In quale altra grande città che si atteggia a modello di buongoverno, a realtà amministrativa libera e autonoma, come De Magistris ama ripetere quasi ogni giorno, si può pensare a uffici non dialogano tra di loro, e anzi, che fanno proprio venire il sospetto di aver anche cominciato a farsi qualche dispetto, qualche ingresso a gamba tesa?

Il sindaco si dice «ferito e arrabbiato», parla di «tante cose strane che accadono di questi tempi in città», promette che farà di tutto affinché «questa vergogna umana non accada mai più». Certo, si capirà meglio nei prossimi giorni che cosa è successo, che cosa non ha funzionato. Forse qualche testa cadrà. Forse qualcuno pagherà. Forse, più probabilmente, da questa palla di neve decembrina partirà la valanga dei rimpalli, delle accuse incrociate, dei «Non sapevamo», dei «Nessuno ci ha comunicato», dei «Non competeva a noi», lo spettacolo pietoso degli scaricabarile, degli accertamenti interni, delle audizioni, delle verifiche, dell'analisi incrociata di fax e comunicazioni, email e chat. Ma di questa Notte dell'arte uscita dritta dritta dal Processo di Kafka con chiese e musei sbarrati (chiedere al Mann, a Santa Chiara e al Madre); di questa serata con luoghi dell'arte e della cultura lo segnala Titti Marrone sui suoi profili social che nemmeno sapevano di essere stati inseriti nell'elenco dei siti da visitare, e che sono riusciti a far entrare solo piccolissimi gruppi, alla chetichella, dopo che gli stessi visitatori mostravano loro le pagine web ufficiali del Comune che effettivamente lo annunciavano; di questo sabato notte con frotte di turisti, famiglie, giovani che attendevano trepidanti eventi che non si sono mai tenuti, resta solo l'amaro della ennesima presa in giro di una città mortificata. Resta solo l'immagine di un palco vuoto, come il Trono di Spade della omonima serie televisiva: un luogo di potere a cui tutti ambiscono, ma che finisce senza vincitori né vinti, liquefatto dalle fiamme di un drago stanco di una lotta intestina capace di produrre solo sconfitti e città in macerie.
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