Le tensioni dell'Unione industriali di Napoli arrivano a Roma: 44 aziende hanno inviato una lettera al presidente nazionale di Confindustria Carlo Bonomi, a uno dei vicepresidenti - il napoletano ex numero uno di Palazzo Partanna Vito Grassi che ha la delega al Sud - e ai Probiviri dove chiedono di sospendere le elezioni che si terranno in primavera per il rinnovo delle cariche direttive dell'Unione. A oggi l'unico candidato in campo è Costanzo Jannotti Pecci. Nomi eccellenti quelli dei firmatari tra i quali ci sono anche Gianni Lettieri, patron di Atitech, e Ambrogio Prezioso, costruttore, due ex past president che l'Unione l'hanno già lasciata. Tra i primi sottoscrittori c'è Paolo Scudieri con la sua Adler e tante altre aziende con nomi noti e meno noti. Tutte hanno in Comune l'avere aderito all'associazione Est(ra)Moenia di Prezioso che vuole investire nell'area est a iniziare da Piazza Garibaldi. Associazione che l'Unione napoletana presieduta da Maurizio Manfellotto, ricordiamolo, ha inquadrato come «associazione ombra di Palazzo Partanna». Nasce a novembre del 2021 Est(ra)Moenia ed è anche la data in cui si può dire che le tensioni dell'Unione vengono stappate. Da quel giorno in poi sono scesi in campo i probiviri, ci sono state le sanzioni che hanno colpito Francesco Tavassi il vicepresidente decaduto dall'incarico. E per questo motivo il primo a rivolgersi a Roma da cui aspetta una risposta proprio dei probiviri. Da quel 16 novembre sono iniziati anche gli addii a Palazzo Partanna. In questo contesto nasce la lettera che può aver almeno un paio di significati: il primo cercare altri candidati che concorrano con Jannotti Pecci. Atteso che la spaccatura a Palazzo Partanna è ormai palese. Il secondo, è l'auspicio dei firmatrai, lo stop potrebbe servire per sotterrare le asce di guerra con in campo la mediazione di Confindustria nazionale. Certo è che le 44 aziende mettono nel mirino la gestione di Manfellotto e in discussione la candidatura unitaria di Jannotti Pecci.
«Gentile Presidente, questa lettera è firmata da imprenditori messi nella condizione di lasciare l'Unione Industriali Napoli, da altri che per le stesse ragioni stanno meditando di farlo e da chi comunque avverte un disagio per il grande malessere che si vive da qualche tempo all'interno dell'Associazione». Questo l'incipit della missiva che è tra le mani di Bonomi: una mezza rivolta della terza Unione industriali del Paese. Lanciano «un grido d'allarme» i 44 «nella convinzione che ci siano ancora tempi e modi per rimediare a una situazione che da imbarazzante potrebbe diventare esplosiva». Per i firmatari della lettera «Sono stati persi pezzi pregiati come alcune grandi aziende già dimesse, mentre si vive un rapporto a dir poco critico con la cittadina associazione dei costruttori». A proposito di Acen va ricordato che l'Associazione dei costruttori napoletani ha disdettato formalmente l'affitto dentro Palazzo Partanna sede dell'Unione. La motivazione è l'elevato costo della sede. Ma potrebbe essere il primo passo per l'Associazione costruttori verso l'addio atteso che la presidente Federica Brancaccio ha aderito a Est(ra)Moenia. «Troppi fatti - prosegue la lettera, messi in fila, ci inducono a rompere un silenzio che abbiamo mantenuto per molti mesi».