Universiadi, Napoli si gioca la faccia

di Massimo Adinolfi
Domenica 1 Luglio 2018, 08:00
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È molto semplice: le Universiadi cominciano il 3 luglio 2019. Sono previsti circa 12.000 partecipanti da 170 paesi diversi. 250 le medaglie da assegnare in 18 diverse discipline sportive. E chissà quante ore di trasmissioni televisive, quanti servizi giornalistici, quanti tweet in Rete. Sul sito della Fisu, la Federazione Internazionale degli Sport Universitari, sotto una splendida foto di Napoli e del Vesuvio, si garantisce fin d'ora che gli organizzatori sapranno condurre in porto «un'operazione efficiente, che lascerà alla città e all'intera Regione impianti rinnovati, e un grande rilancio dell'attività sportiva».

Queste essendo le aspettative, martedì prossimo, a un anno esatto dall'apertura dei Giochi, suonerà a Roma la campana dell'ultimo giro. E dovrà essere per forza la volta buona, quella che metterà fine, in particolare, alle diatribe che dividono Comune e Regione sulla costruzione del Villaggio olimpico. Oltre il 3 luglio prossimi non si può andare, non si può rischiare una figuraccia internazionale mettendo a repentaglio non solo il lavoro fatto finora e i soldi già spesi, ma anche l'immagine della città e del Paese. Un'occasione di rilancio si tramuterebbe in un clamoroso boomerang.

Naturalmente, tutti assicurano che nonostante i ritardi, gli impianti da ristrutturare e quelli da ammodernare, le gare d'appalto non ancora concluse e i progetti non ancora esecutivi, siamo in tempo.

In visita a Napoli qualche settimana fa, il francese Jean Paul Clemencon, che presiede la Commissione tecnica internazionale, si è detto ottimista: è normale che alla vigilia di grandi manifestazioni ha spiegato ci siano diverse cose da mettere a punto. Quanto però sia normale che il sindaco di Napoli, sostenuto dal Coni, e il Presidente della Regione non siano ancora d'accordo sulla realizzazione del villaggio quando ormai manca solo un anno alla manifestazione non saprei dire. De Magistris vuole le casette per gli atleti alla Mostra d'Oltremare, e immagina che come fu a Taipei due anni fa le strutture siano poi riutilizzabili dalla città. De Luca invece ritiene che deturpino gravemente il sito e considera una simile scelta inaccettabile e incomprensibile. Il braccio di ferro è ancora in corso.

E dunque? C'è un filone di pensiero, in ambito economico, chiamato istituzionalismo, che studia l'impatto sui sistemi economici delle istituzioni: non solo quelle legate strettamente alle attività produttive e commerciali il sistema bancario, ad esempio ma anche quelle sociali, come la scuola, e quelle politiche, come i sistemi elettorali o le forme di governo. Col che si dimostra che una democrazia funzionante fa bene anche all'economia, non solo ai diritti del cittadino.

Bene: bisogna evitare che le Universiadi napoletane diventino un caso di scuola, di come, ben lungi dal funzionare, la litigiosità fra i livelli istituzionali produca effetti negativi sull'economia di una regione. Se il muro contro muro prosegue oltre l'appuntamento di martedì prossimo, il rischio c'è, ed è grande. Non è la prima volta, come si sa, che De Luca e de Magistris scendono in campo l'un contro l'altro armati: le cronache sono anzi piene dei loro scontri, di intemperanze verbali e occasioni mancate. Sarà la politica, saranno le personalità, saranno le ambizioni personali, saranno infine le future scadenze elettorali (non poi così lontane), fatto è che non siamo ancora riusciti a vederli remare dalla stessa parte. Dopo il 3 luglio bisognerà che questo miracolo si compia. Senza venir meno alle proprie responsabilità, ovviamente, senza tradire i rispettivi ruoli, ma senza neppure mettersi di traverso per fare uno lo sgambetto all'altro, rovinando, insieme all'avversario politico, anche un evento su cui può si può davvero decidere un pezzo del futuro di Napoli e della Regione. Queste Universiadi, insomma, s'hanno da fare, e nessuno può giocare a fare il don Rodrigo della situazione.

E il governo martedì deve dare una mano. Tirando fuori se serve qualche soldo in più, e favorendo il clima di concordia necessario alla urgente rincorsa organizzativa dei prossimi mesi. È anche, se si ha un po' di avvedutezza, nell'interesse della nuova maggioranza, che ha molti esponenti meridionali nelle sue file, e che farebbe bene a difendere la manifestazione per raccoglierne poi i frutti, se si rivelerà davvero, come ci si augura, un trampolino per la ripartenza del Mezzogiorno.
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