Vaccini Covid in Campania, da oggi dosi in consegna in base alla popolazione

Vaccini Covid in Campania, da oggi dosi in consegna in base alla popolazione
di Marco Esposito
Mercoledì 14 Aprile 2021, 23:47 - Ultimo agg. 15 Aprile, 18:46
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Stop alle discriminazioni territoriali nella distribuzione dei vaccini. A partire dalle dosi in consegna in queste ore, invece delle tre percentuali legate alla marca del farmaco varrà un solo criterio di riparto regionale, in sostanza collegato alla popolazione residente. Lo prevede un’ordinanza del commissario Francesco Paolo Figliuolo ispirata al principio «una testa, un vaccino». Per la Campania significa nell’immediato l’arrivo di un lotto di vaccini Pfizer con 148.590 dosi invece delle 105mila che sarebbero toccate applicando la vecchia quota, che per Pfizer era particolarmente penalizzante: il 6,80% a fronte del 9,58% di peso sulla popolazione. I tempi per il recupero delle 211mila dosi non arrivate nel periodo tra il 28 dicembre 2020 e il 13 aprile scorso restano incerti, anche se il nuovo sistema garantisce un progressivo assottigliamento dei divari, legato alla rapidità dell’andamento del piano nazionale. 

La Campania, com’è noto ai lettori del Mattino, è stata fortemente penalizzata nel riparto delle fiale anti Covid. Il criterio seguito, infatti, dava maggior peso al personale dei sistemi sanitari territoriali, peraltro individuati dalle Regioni con criteri non omogenei come ammette lo stesso Commissariato all’emergenza Covid.

E così Lazio e Campania, che hanno la stessa popolazione, si sono presentati ai nastri di partenza la prima con 228.517 addetti alla sanità e la seconda con meno della metà: 99.627. E anche Emilia Romagna, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto hanno scavalcato la Campania. Un trucco che si è aggiunto a un dato vero: si è pesata la popolazione di oltre 80 anni, in Campania più bassa a causa della minore aspettativa di vita).

La regione guidata da Vincenzo De Luca ha recuperato qualcosa su un’altra delle categorie prioritarie, il personale dell’istruzione, tuttavia anche questa si rivelava una beffa. Infatti in base ai criteri individuati, si era stabilito che alla Campania, a fronte del 9,58% della popolazione, toccasse appena il 6,80% degli arrivi di Pfizer, il 7% tondo di Moderna e il 9,25% di AstraZeneca, riservato appunto al corpo insegnante. Ma l’azienda di Oxford ha tradito i contratti firmati facendo mancare all’Europa e a cascata all’Italia milioni di dosi, inoltre per le note vicende delle trombosi cerebrali, il vaccino è stato prima sospeso e successivamente utilizzato per una diversa fascia di età, quella di almeno 60 anni. 

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La Campania, insomma, non ha potuto bilanciare i tagli ad AstraZeneca con gli arrivi di Moderna e Pfizer perché scavalcata da molte regioni meno popolose, grazie appunto alle misteriose autocertificazioni di personale sanitario. La Puglia di Michele Emiliano, per fare un altro esempio, ha indicato la cifra tonda di 140.000 addetti, cioè 40mila in più della Campania che la sopravanza di 1,7 milioni di abitanti. E il Piemonte di Alberto Cirio, regione dello stesso rango demografico della Puglia, non è stato da meno con 142.000 addetti. Peraltro alcune regioni non devono poi avere davvero a cuore questo personale sanitario cui è stata chiesta (e ottenuta) priorità assoluta, visto che in base all’ultimo bollettino aggiornato al 10 aprile erano ben 156.922 le persone in primissima linea nella lotta al Covid a non aver ricevuto neppure una dose, mentre in Campania tutti i 99.627 indicati hanno già ricevuto la prima dose e l’88% pure la seconda. A cento giorni dall’inizio della campagna vaccinale, nell’Emilia Romagna di Stefano Bonaccini 41.177 addetti del personale sanitario non hanno visto neppure una siringa, pari al 22% della popolazione indicata come prioritaria. E il record di distrazione tra le regioni spetta al presidente del Friuli Venezia Giulia nonché neoeletto presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, che ha dimenticato di vaccinare, anche solo con la prima dose, ben il 27% del personale sanitario indicato come prioritario, vale a dire 12.707 persone su 31.743. 

Adesso, con il passaggio al principio di «una testa, un vaccino» la corsa a gonfiare le categorie prioritarie perde efficacia, e ci si potrà concentrare finalmente sulla fascia di popolazione di 70-79 anni, ad elevato tasso di rischio. Il settantenne che si ammala di Covid, infatti, ha otto probabilità su 100 di morire. Qui la regione meno in ritardo è il Veneto con il 37% che ha ricevuto la prima dose mentre la Basilicata è ultima con il 3%. La Campania fa meglio della media nazionale con il 27%. Sono ancora percentuali di copertura al di sotto della metà della popolazione interessata. Problemi non mancano anche per la categoria dei più deboli, gli over 80, con due regioni (Calabria e Sicilia) nelle quali a oltre metà dei vecchietti non è stata inoculata neppure la prima dose. 

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