Valeria Valente: «Con me la città verso il futuro, Bassolino non è competitivo»

Valeria Valente: «Con me la città verso il futuro, Bassolino non è competitivo»
di Marilicia Salvia
Lunedì 1 Febbraio 2016, 08:38 - Ultimo agg. 12:51
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«Oddio, il San Carlo. Mi sa che neanche stavolta ce la faccio». Valeria Valente scruta il telefonino che le ha appena ricordato l’appuntamento della domenica pomeriggio con la Vedova Allegra. «Ho fatto l’abbonamento, mi piacciono la lirica e il balletto, non sono una vera esperta però mi rilassano».

Ma il tempo non basta mai, per una donna alle prese con la famiglia e un lavoro impegnativo. «Lo so, se divento sindaco non se ne parla proprio più. Tempo libero addio. Ci ho pensato, in testa ho soprattutto Luca, ha sei anni e ha bisogno della sua mamma. Ma ci sono momenti in cui bisogna rispondere. Essere all’altezza delle attese». È nata così, spiega la Valente davanti a un caffè nello studio di casa, mentre di là Luca e il papà (Gennaro Mola, ex consigliere comunale e politico di lungo corso) esultano per la gragnuola di gol di Higuain e soci, la sua decisione di rompere gli indugi e candidarsi alle primarie per il centrosinistra. «Non un colpo di testa, non una mossa improvvisata. Ma una decisione politica, maturata nel tempo, costruita intorno a una serie di segnali, di sollecitazioni, di convergenze».

Per due volte consigliere comunale, poi assessore nella giunta Iervolino, adesso deputata e presidente del Comitato Pari opportunità della Camera. Un curriculum di tutto rispetto per ambire alla poltrona più alta di San Giacomo. Ma è anche il curriculum giusto per proporsi come l’anti-Bassolino, lei che della stagione bassoliniana è figlia?
«La mia candidatura non è contro qualcuno, e l’aver vissuto una certa stagione, con i suoi errori e i suoi aspetti positivi, è un valore aggiunto in termini di esperienza e competenza. Del resto, nessuno s’improvvisa, men che meno un candidato a sindaco. Soprattutto, la mia candidatura nasce e si sviluppa intorno a una scelta precisa: rappresentare il futuro, con l’obiettivo di aprire una nuova stagione. Io ho quasi quarant’anni, un’età in cui si guarda avanti, avendo però già alle spalle un buon bagaglio di esperienza amministrativa. Sono una donna, una mamma, e questo mi aiuta a guardare a temi importanti per la città, come il welfare, la sicurezza e la vivibilità, con l’approccio della cura e della presa in carico. Da deputata partecipo al percorso di cambiamento che sta mettendo in atto il governo Renzi, rispetto alla rappresentazione del Sud e alla soluzione dei suoi problemi. È arrivato il momento che Napoli torni capitale del Mezzogiorno. Tutto questo può fare la differenza, una differenza importante e, sono convinta, vincente».

La sua discesa in campo però ha suscitato reazioni critiche, e addirittura stizzite in alcuni segmenti del Pd. Umberto Ranieri si è tirato fuori, ieri anche l’ex capogruppo pd alla Camera, il bersaniano Roberto Speranza ha sentito il bisogno di sottolineare una presa di distanza. Il suo non sembra insomma un nome che unisce. Se l’aspettava?
«Questo lo vedremo nelle prossime ore. Quello che conta adesso è offrire ai tanti elettori del centrosinistra un profilo che interpreti il diffuso desiderio di cambiamento. È alle persone che voglio parlare. Soltanto così le primarie saranno davvero utili. Che poi, all’interno del partito, singole personalità si differenzino può capitare, ma la sostanza è che si è realizzata sul mio nome, a Napoli, un’ampia convergenza, forse la più ampia a Napoli, da quando esiste il Pd».

Quale niet l’ha delusa di più?
«Quello di Antonio Marciano. Sosterrà Bassolino perché, afferma, è il solo in grado di arrivare fino in fondo. È la sua opinione. Altri esprimono ancora dubbi. Mi dispiace, perché sono gli stessi che spesso hanno sollecitato l’esigenza di affermare il protagonismo di una nuova generazione».

Però sono in tanti a giurare che Bassolino le primarie le ha già vinte. Per un decennio è stato il re di Napoli, è sceso in campo già da mesi, le sue convention sono sempre affollatissime. Non le viene il dubbio che il partito la stia “sacrificando” come avversaria di bandiera, giusto per celebrare una consultazione dall’esito scontato? 
«Per nulla. Se avessi questo dubbio resterei a fare il mio lavoro di deputata, che oltretutto mi piace molto. Al contrario, non temo la sfida. Antonio parla al passato, Napoli invece è in cerca di chi la mette in sintonia con il futuro: per questo non credo che la sua sia una candidatura competitiva».
 

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