Migranti, De Luca avverte: «Senza protezione speciale richiamo dei clan più forte»

«Se c'è un'emergenza è materia da Viminale e non da Protezione civile»

Il governatore Vincenzo De Luca
Il governatore Vincenzo De Luca
di Adolfo Pappalardo
Martedì 18 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 19 Aprile, 09:33
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Sul decreto legge Cutro, quello sull'immigrazione, rimane la contrarietà del presidente Vincenzo De Luca che però, ieri mattina, tiene a ribadire come non ci sia «nessuna posizione di contrapposizione ideologica o pregiudiziale». Lancia però un allarme preciso: «Chi non sarà rimpatriato subirà il richiamo dei clan». Per rimarcare come il tema non sia questione solo di maggioranza e di opposizione anche se la precisazione, dicono da Santa Lucia, non è certo una presa di distanza dai tre colleghi di centrosinistra che pure, due giorni fa, non hanno firmato l'intesa per il via libera al commissario straordinario per i migranti. Intesa chiesta dal governatore leghista del Friuli Massimiliano Fedriga nella sua qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni. Un «no» motivato anche da una questione di forma. «Se c'è un'emergenza è materia da Viminale e non da Protezione civile», fanno notare i governatori delle quattro regioni di centrosinistra.

«Non abbiamo nessuna posizione di contrapposizione ideologica o pregiudiziale ma esprimiamo dissenso nel merito di misure, come l'eliminazione della protezione speciale, che possono aggravare i problemi, lasciando abbandonate a se stesse nei quartieri e nelle città persone che in concreto non si riescono a rimpatriare, e che rimangono esposte al richiamo della delinquenza organizzata», spiega De Luca allineandosi al pensiero dei sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze che hanno firmato un documento congiunto contro il provvedimento del governo.

Ma per De Luca il vulnus è anche «rispetto ai tempi affrettati assunti per discutere con serietà di vicende così delicate. Siamo pronti a una discussione di merito con il governo e con il commissario Valenti».

Una nota formale quella di De Luca anche se dopo qualche ora esprime meglio il suo pensiero ad un convegno della Caritas a Salerno. Confermando come un argomento così delicato come quello dell'immigrazione non può essere trattato in maniera affrettata a colpi di decreti legge. «Noi dobbiamo avere come punto di riferimento l'accoglienza, la solidarietà umana, la salvezza per chi viene in mare, a prescindere da tutto, ma dobbiamo anche sapere che c'è un punto limite, oltre il quale lo Stato italiano non ce la farà a governare questo problema. Temi che - argomenta De Luca - ci coinvolgeranno per decenni interi e che richiederanno capacità di ascolto e spirito unitario, quanto possibile ricerca di soluzioni comuni, non di ideologismi». 

A pesare nello scontro con il governo è anche la cancellazione della protezione speciale, quelle guarentigie previste per i migranti che sarebbero a rischio di persecuzione e gravi danni nel proprio Paese. «La cancellazione della protezione speciale, lo svilimento dell'assistenza ai richiedenti asilo, messi praticamente fuori dal sistema Sai, il giro di vite declinato dal decreto Cutro, non possono che vederci totalmente contrari: si tratta di misure contrarie al buonsenso e all'accoglienza umanitaria che sempre hanno ispirato i sindaci della Campania», è la posizione di Carlo Marino, presidente dell'Anci Campania secondo cui i provvedimenti «ripetono, in una forma o in un'altra, quelle già sperimentate in passato e che si sono dimostrate fallimentari nella gestione dei migranti sui territori. Anzi spesso - aggiunge il sindaco di Caserta - hanno complicato le cose, con ricadute negative in termini di degrado sociale, marginalità e insicurezza. Nulla si dice e nulla si fa, invece, per le reali emergenze come i minori stranieri non accompagnati». 

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«In questo modo si segano le gambe a percorsi mirati e si mette a rischio l'inserimento di persone già inserite nel percorso dell'accoglienza», spiega la napoletana Laura Marmorale della ong «Mediterranea Saving Humans» che si occupa di salvataggi nel Mediterraneo. Senza contare come i numeri di queste settimane non giustificano un decreto di natura emergenziale. Basta guardare i numeri dei migranti accolti in Campania che sono appena 7300 mentre dalla stessa regione c'è un'enorme richiesta di immigrati tramite i flussi migratori aperti il 27 marzo: 252mila domande dall'Italia. E dalla Campania il numero più alto con 109mila. Cinque volte in più, tanto per capirci, di Lazio e Veneto. 

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