Whirlpool Napoli, l'impegno del governo: pressing sul consorzio per assumere

Whirlpool Napoli, l'impegno del governo: pressing sul consorzio per assumere
di Valerio Iuliano
Sabato 6 Novembre 2021, 15:00 - Ultimo agg. 7 Novembre, 08:05
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La lotta continua, nonostante i licenziamenti e la recente sentenza sfavorevole del tribunale di Napoli. I sindacati hanno incontrato ieri il ministro del Lavoro Andrea Orlando, al tavolo in prefettura con lo stesso esponente del Pd, il sindaco Manfredi e l'assessore comunale Chiara Marciani sulle vertenze occupazionali in corso, compresa quella relativa a Whirlpool. 

«Abbiamo spiegato - ha evidenziato Orlando sul caso Whirlpool - il percorso su cui stiamo lavorando. Ogni giorno si fanno passi avanti e mi pare che quelli fatti vadano nella direzione giusta, ma devono essere verificati costantemente e proseguiremo di questo passo. Non c'è stato nessun impegno rimangiato. C'è stata una complicazione per il comportamento di Whirlpool. Stiamo riadeguando il percorso di fronte ad un comportamento inqualificabile». Le organizzazioni sindacali puntano a proseguire le attività manifatturiere a via Argine, garantendo un futuro occupazionale ai 321 operai. «Il ministro - ha spiegato Antonio Accurso, segretario della Uilm - ci ha garantito che il governo convocherà al più presto un tavolo congiunto e che metterà a disposizione tutti gli strumenti per arrivare alla costituzione del consorzio, in modo che possa prendere in carico tutti i lavoratori.

Abbiamo chiesto un incontro urgentissimo ai ministri Orlando e Giorgetti. Il governo deve mantenere l'impegno preso dal premier Draghi. C'è bisogno che il consorzio diventi meno evanescente. Dobbiamo avere in tempi strettissimi i nomi delle aziende che ne fanno parte e la conferma della presenza di Invitalia». 

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Quella del consorzio è l'unica soluzione ancora possibile, per arrivare alla riconversione del sito di Napoli Est. Nel frattempo, il dialogo tra Whirlpool e Invitalia, dopo una fase preliminare piuttosto blanda, sta procedendo a ritmi più serrati, in vista della cessione degli asset, ovvero i macchinari ancora presenti nello stabilimento di via Argine. I nomi delle imprese che daranno vita all'hub della mobilità, annunciato dal governo l'estate scorsa, restano ancora avvolti nel mistero, fatta eccezione per il gruppo Adler. «Siamo ancora fermi al 6 agosto - ha sottolineato il leader della Fim Cisl di Napoli Biagio Trapani, in una Piazza Plebiscito dal clima incandescente per le proteste di alcuni gruppi di disoccupati, con 500 manifestanti radunati all'ingresso della prefettura e qualche momento di tensione con le forze dell'ordine- e a tutte le promesse non mantenute. Il governo deve bloccare le multinazionali. In momenti difficili come questo, bisogna trovare delle risposte politiche. Se il governo non ci convoca la prossima settimana, ci autoconvocheremo. E chiediamo che al tavolo ci sia anche il sindaco Manfredi». Mentre il segretario regionale della Cgil Nicola Ricci ha evidenziato che «il 30 novembre è dietro l'angolo e i lavoratori non possono subire un altro ricatto, quello della mancanza di continuità occupazionale, che si aggiungerebbe al licenziamento. C'è una disponibilità, dobbiamo incalzare il governo, per avere risposte immediate». Quella del 30 novembre è la scadenza entro la quale gli operai hanno la possibilità di comunicare a Whirlpool la volontà di accedere all'incentivo all'esodo - con una buonuscita di 85mila euro - o, in alternativa, di accettare il trasferimento nella sede di Varese. Alcuni lavoratori stanno prendendo in considerazione l'ipotesi della buonuscita - che non precluderebbe l'accesso alla Naspi - e qualche decina di richieste di chiarimento è pervenuta all'azienda. Ma, per ora, sono solo ipotesi. 

Tra i metalmeccanici partenopei prevale il desiderio di affermare il loro diritto al lavoro. Ieri uno degli operai, Francesco Petricciuolo, ha ironizzato sul licenziamento, esponendo sul portone dell'edificio in cui vive un avviso, indirizzato all'ufficiale giudiziario. «Il dipendente Whirlpool al quale lei si appresta a consegnare una lettera di licenziamento non è al momento in casa. Vista la delicatezza della comunicazione e per non turbare la psiche di mia moglie e dei miei figli, le chiedo gentilmente di consegnarmela personalmente. Mi troverà a chiedere l'elemosina dalle ore 8 alle ore 13 presso il santuario della Madonna dell'Arco. Avrò un cartello al collo, con la scritta che spiega che mi deve licenziare per una questione di sovranità nazionale». Lo stesso operaio ieri pomeriggio ha rincarato la dose. «Poco fa ho aggiunto che oggi può trovarmi a Piazza Plebiscito». Tra gli operai a cui è già stata recapitata la lettera c'è Luciano Doria. «Leggendo quello che c'è scritto mi è venuto spontaneo fare il gesto di buttarla nel gabinetto. Un gesto estremo perché non accetto assolutamente quello che ci hanno fatto».

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