Whirlpool, alle 15 il vertice con Di Maio: i sindacati puntano alla sospensione dello stop

Whirlpool, alle 15 il vertice con Di Maio: i sindacati puntano alla sospensione dello stop
di Valerio Iuliano
Martedì 4 Giugno 2019, 12:00 - Ultimo agg. 15:57
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Whirlpool, ultimo atto. I destini dello stabilimento di via Argine - specializzato nella produzione di componenti per lavatrici - e dei 420 lavoratori si decideranno oggi a Roma. Al vertice delle ore 15, presso la sede del Mise, con il ministro Di Maio parteciperanno i capi della multinazionale statunitense, i sindacati di categoria ed i rappresentanti della Regione Campania e del Comune di Napoli. Oltre mille operai di Whirlpool ed anche altre aziende dell'indotto si recheranno nella capitale, a bordo di 10 autobus messi a disposizione dai sindacati.

Le probabilità di trovare una soluzione alla crisi, apertasi nei giorni scorsi con la comunicazione da parte di Whirlpool della «cessione del ramo d'azienda a una società terza», non sembrano molte.
 
I sindacati non nascondono la difficoltà del compito. «Nessuno di noi - spiega il segretario generale della Uil Giovanni Sgambati, leader storico del sindacato dei metalmeccanici - pensa che la multinazionale possa ritirare una decisione già presa. Non ci crederebbe nessuno. Speriamo in una riflessione o in una sospensione della decisione. I lavoratori sono consapevoli del fatto che non è solo Napoli il problema ma che l'azienda ha deciso di guardare altrove, fuori dall'Italia». Lo spettro della delocalizzazione inquieta molti lavoratori. E la vicenda partenopea preoccupa anche gli operai di altri siti, da Siena, dove ieri hanno manifestato in segno di solidarietà con i colleghi partenopei, fino a Carinaro. Due giorni di mobilitazione anche a Melano, nelle Marche, in concomitanza con l'incontro al Mise. Per i lavoratori dello stabilimento di via Argine, dove si è svolta ieri l'assemblea con i leader nazionali di Fiom- Cgil, Fim Cisl e Uilm- Uil, quella odierna è dunque la giornata decisiva. «Noi non siamo una x'. Questa è la nostra battaglia e uniti la vinceremo», hanno sostenuto più volte ieri gli operai. Per gli stessi lavoratori la fabbrica, che dal 1964 rappresenta un punto di riferimento nell'area Est di Napoli, è ancora una delle punte di diamante del gruppo per i risultati ottenuti. «Ci sentiamo strumentalizzati dalla politica, noi vogliamo solo il posto di lavoro», spiega Tiziana Esposito.

Il vertice al Mise sembra destinato a lasciare un segno. Sul tavolo la questione relativa agli accordi sottoscritti tra la multinazionale e il governo lo scorso 25 ottobre e poi sfumati. Un'intesa che prevedeva un piano di investimenti su Napoli per 17 milioni di euro. «Whirlpool - ha detto ieri il leader di Confindustria Boccia - è una situazione assai grave da monitorare continuamente. Bisogna riportare la centralità della questione industriale a partire dal Mezzogiorno come hub attrattivo degli investimenti dall'Italia e dall'estero». Molto critico con il governo l'ex ministro Carlo Calenda: «Nessuno dà a Di Maio responsabilità che non ha. Ma ne ha una gigantesca: non si siede ai tavoli di crisi». Il caso Whirlpool riporta alla mente quello Almaviva di tre anni fa. Una vertenza che rischiava di preludere alla più grande procedura di licenziamento collettivo della storia repubblicana, con oltre 2500 licenziamenti, tra Napoli e Roma.

Ma il sito di Napoli - che contava 826 lavoratori - si salvò in extremis, dopo una lunga trattativa. Mentre a Roma furono chiuse le attività, con il licenziamento di 1666 operatori.

Tra i protagonisti, l'assessore regionale Sonia Palmeri, che oggi sarà al vertice su Whirlpool. «Il momento peggiore dell'ultima giornata - ricorda la Palmeri - fu quando, nella stanza del viceministro Bellanova, le RSU del Lazio ci dissero che non avrebbero mai firmato l'accordo. Almaviva era ormai rassegnata a chiudere la sede di Napoli come quella di Roma. E allora tutte le soluzioni che avevamo architettato sfumarono. A quel punto ci venne l'idea di separare i due tavoli. Fu una scelta vincente». In serata l'intesa fu definita, nonostante le resistenze della Cgil di Napoli che non condivideva alcuni punti. «Almaviva Napoli oggi è un'azienda solida», conclude la Palmeri. Un precedente beneaugurante - si spera - per lo stabilimento di via Argine.

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