«Antivirus», al Pan gli abbracci rivoluzionari di Mariella Ridda

«Antivirus», al Pan gli abbracci rivoluzionari di Mariella Ridda
di Giovanni Chianelli
Lunedì 13 Settembre 2021, 10:15
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Per una mostra con un titolo così, «Antivirus», dal 3 al 16 settembre al Pan, non poteva che esserci una soluzione che andasse oltre l’obbligo di green pass da vaccino. Perciò la curatrice, Tjuna Notarbartolo, giornalista e agitatrice culturale, ha pensato di mettere a disposizione tamponi gratuiti creando una convenzione con due centri diagnostici, Ninni – Scognamiglio e Anniballo. "L'assenza di un lasciapassare non può essere un deterrente alla fruizione dell’arte e della cultura" dice la curatrice.

Poi si arriva all’esposizione: circa 60 tele realizzate dalla pittrice Mariella Ridda. Napoletana, da tempo a Berlino, espone anche in Francia, Austria, Giappone. Due i temi ricorrenti nella produzione in mostra, il mare e l’abbraccio.

Un mare denso di colori e figure che alludono al retaggio dell’artista, soprattutto la sirena, leggendaria fondatrice di Napoli.

Sirene conturbanti o dormienti, tutti immerse in una dimensione di meditazione. Alcune giacciono senza vita nel fondo e donano l’impressione di un silenzio sacro. Poi il motivo che accompagna la Ridda da sempre, anche da prima che diventasse praticamente proibito, in tempi di pandemia. Gli abbracci che la pittrice compone da anni sono un gesto liberatorio e rivoluzionario: tra uomo e donna, coppie giovani, tra persone dello stesso sesso. Gli sguardi placidi delle figure allacciate sono un porto di quiete e libertà e hanno ispirato la Notarbartolo in una sorta di libretto-catalogo, “Il piccolo libro degli abbracci” (Giammarino editore): dove alterna sue poesie e brevi aforismi a frasi di autori celebri di varie epoche e latitudini, da Charles Bukowski ad Achille Lauro, da Andrea Sannino a Pier Paolo Pasolini in un dialogo audace e fresco.

Abbracci notturni, quella della Ridda, nella prima sezione; e caleidoscopici nella seconda, con sequenze quasi zoomate in diversi gruppi di opere, accostate dalla curatrice nell’allestimento. “Per ritornare a pensare a quanto la pandemia ci ha tolto, il gesto di affetto più semplice, gratuito, eppure più grande che si possa compiere tra persone”.

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