Con le «Extases» al Purgatorio ad Arco torna a Napoli Ernest-Pignon-Ernest

«Extases» di Ernest-Pignon-Ernest
«Extases» di Ernest-Pignon-Ernest
di Salvio Parisi
Sabato 2 Marzo 2019, 10:14
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Non vuole solo raffigurare il rapimento e la passione evanescente dell’estasi, ma nelle otto austere figure che fluttuano nell’ipogeo della Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, Ernest Pignon Ernest arriva dritto e inequivocabile alla corporalità e l’erotismo del gap terreno-divino nella trasposizione spirituale della carne.

«Extases» effigia otto corpi femminili di religiose dal 200 al 700 (Maria Maddalena, Hildegarde de Bingen, Angela da Foligno, Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Marie de l'Incarnation, Luise du Néant e madame Guyon) disegnate e sviscerate in un afflato sensuale, potente ed etereo: l’artista sceglie un tratto materico per sottolineare e amplificare l’innamoramento e la devozione della sposa all’Altissimo e raccontare la contraddizione tra presenza dei corpi e rifiuto ascetico quasi in un “masochismo mistico”.
 
 

L’esperienza partenopea di Pignon ha radici negli anni ’80 in quella Napoli trasversale, ansiosa e veemente in cui lo street-artist s’è addentrato e ha conosciuto luoghi e caratteri, inscenati a mano a mano nei suoi lavori per strada così corrosivi e corrosi, amati e vilipesi dal tempo e dagli uomini.

Otto enormi fogli volanti e volatili, graffiati a carboncino, posture atletiche e carnali, luci taglienti, drappeggi e fisicità, ombre voluttuose su sguardi celesti rimandano da un lato all’iconografia classica memore dei peplum come della scuola caravaggesca, dall’altro a certe immagini di grandi autori coevi come Newton, Tyen o Victor Skrebnesky.

Le Extases galleggiano e si riflettono a pelo d’acqua su una superficie immobile che le proietta da una dimensione teatrale (così come le restituiscono allestimento e illuminazione) a una dimensione ultraterrena e ancestrale.

Scelta dopo 18 altri sopralluoghi, la chiesa del Purgatorio ad Arco contrappone la parte superiore squisitamente barocca all’essnzialità dell’ipogeo scarno e poco illuminato: è in quest’ultima che Pignon ha voluto ambientare la complessa installazione, alla quale anche Enzo Avitabile ha voluto rendere omaggio, adottandone alcuni tratti nel progetto grafico del suo album imminente.
 
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