Convegno alla Pontificia Meridionale, quale fine vita?

Mario Adinolfi
Mario Adinolfi
di Vincenzo Aiello
Domenica 11 Febbraio 2018, 19:26
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Alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale - ci sarà un convegno sul Biotestamento e sul “fine vita”, una giornata di studi con Lucio Romano e l'ultrà cattolico Mario Adinolfi. Lunedì 12 febbraio, dalle ore 9.30, presso l’aula magna della Sezione San Tommaso della Pontificia Facoltà Teologica, in occasione dell’annuale convegno dei docenti, si terrà una giornata di studio sul delicato argomento del cosiddetto “trattamento di fine vita”. Il tema del convegno, intitolato «Parlare di morte per ragionare di vita», è stato pensato e proposto già nell’ottobre dello scorso anno, quando le Camere del Parlamento italiano erano ancora ben lontane dall’approvazione dell’ormai celebre legge 219/2017.

Il convegno si articolerà in due sessioni, ciascuna delle quali sarà strutturata a sua volta nella relazione principale di un esperto esterno e in una serie di successivi interventi dei docenti della Facoltà. Nella prima sessione si concentrerà l’attenzione prevalentemente sul problema morte-vita a partire dalla recente legge in materia, entrata in vigore lo scorso 31 gennaio, mentre la seconda sessione si aprirà alla discussione del tema vita all’interno della famiglia e con i giovani.

Le due relazioni principali sono state affidate al senatore Lucio Romano, vice presidente della Commissione politiche dell’Unione Europea e membro delle Commissioni Igiene e sanità e Diritti umani del Senato, e al giornalista Mario Adinolfi, già deputato, fondatore del Popolo della Famiglia. La discussione sarà animata dal confronto tra esponenti del dibattito parlamentare, delle istanze associative e dei movimenti, nonché dalle istanze della filosofia, della teologia, della Sacra Scrittura, delle religioni, della morale, della sociologia, della medicina ed altro. Si tratterà, in definitiva, di una riflessione multidisciplinare per avanzare ancora istanze di vita, con il precipuo scopo di contrastare la “cultura della morte” che potrebbe sovrastare l’annuncio e la realtà della vita in tutte le sue espressioni e dimensioni. 
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