Erano perlopiù greci, parlavano di arte, cultura e soprattutto di politica. Proprio per questo finirono al centro delle attenzioni della polizia che non li perdeva mai di vista e che temeva le loro idee sovversive. La vita delle caffetterie napoletane tra il 700 e l'800 era molto diversa da quella che conosciamo oggi ed i gestori, spesso di nazionalità greca, erano divulgatori del nuovo pensiero rivoluzionario che portò al risorgimento greco del 1821. Ma non solo. In quel periodo iniziò a prendere forma quella visione risorgimentale che portò ai primi moti d'insurrezione nel nostro paese. Una realtà molto differente da quella che conosciamo adesso e che ruotava intorno a quelle caffetterie che hanno fatto la storia di Napoli e della bevanda più famosa nel mondo. Una miscela di sapori, emozioni ed idee che oggi riemerge dai documenti custoditi nell'archivio di stato e che descrive una quotidianità quasi del tutto dimenticata.
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«Parliamo sempre della pizza come patrimonio enogastronomico – afferma la direttrice dell'archivio di stato di Napoli Candida Carrino – ma c'è il caffè che parla di noi e della nostra storia.
Un mondo appartenente ad un passato che ritorna attraverso documenti dall'eccezionale valore storico e che descrive una Napoli “insolita”. Una città in cui il caffè non veniva visto solo come una bevanda ma come un elemento di unione e rivoluzione. «Gran parte di questi personaggi – conclude la direttrice Carrino – erano al centro dei nuovi pensieri politici che portarono alle rivoluzioni di due paesi che proprio nel XIX secolo, cambiarono per sempre la loro storia. La caffetteria era molto legata al mondo greco ed è proprio grazie a questi personaggi che ebbe tutto questo risalto. Riscoprire questi aspetti del nostro passato è sempre interessante perchè ci mette di fronte a realtà che devono essere rivalutate. Le nostre abitudini ed il nostro modo di essere appartiene ad una storia che va studiata con attenzione ed entusiasmo».