Marisa Laurito: «Le mie terre dei fuochi con Arbore e company»

Marisa Laurito: «Le mie terre dei fuochi con Arbore e company»
di Giovanni Chianelli
Martedì 14 Maggio 2019, 08:42 - Ultimo agg. 10:48
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Per Marisa Laurito l'artista ha una precisa responsabilità: «Illuminare, tramite la sua notorietà e le sue opere, le emergenze del presente». Tra queste ha scelto l'ambiente. Così è nata «Transavantgarbage. Terre dei fuochi e di nessuno»: 22 fotografie e due installazioni che il pubblico potrà ammirare dal 16 maggio al 6 giugno a San Domenico Maggiore. L'attrice napoletana ha girato l'Italia e, attingendo al vecchio amore per la fotografia, ha realizzato miniset dove le foto fossero lo sfondo di azioni sceniche. L'inceneritore di Brescia, l'Ilva di Taranto, le cave di Pasquasia in Sicilia e altri luoghi in cui le scorie del nostro tempo, dal nucleare alle plastiche, «stanno avvelenando la gente, mettendo a repentaglio il nostro destino». All'iniziativa hanno preso parte anche alcune personalità del mondo della cultura e dello spettacolo: l'immancabile Renzo Arbore, Piera Degli Esposti, Rosalinda Celentano e Dacia Maraini mentre Sandro Ruotolo presenterà il vernissage; tra i sostenitori del progetto anche Mimmo Paladino.
 
Signora Laurito, ci racconta la genesi della mostra?
«La scintilla è stata un documentario cui ho preso parte, Il segreto di Pulcinella, che raccontava proprio della terribile condizione del casertano, la cosiddetta Terra dei Fuochi. Conoscevo la crisi in cui versava, ma viverla da vicino mi ha turbato. Dovevo fare qualcosa».

Come ha lavorato?
«Sceneggiando figurazioni simboliche in luoghi chiave. Faccio un esempio: nel terreno di una fattoria gigante nei pressi dell'Ilva di Taranto, dove hanno ucciso 500 capi bestiame perché producevano latte malato, ho poggiato tre croci enormi, con al centro una donna incinta. Oppure, ispirandomi al Quarto stato di Pellizza da Volpedo, nel vecchio inceneritore di Brescia ho fatto marciare delle donne con dei bambini. A questa foto, che ho titolato Senza stato, prendo parte anche io. Quel posto si è trasformato da modello per lo smaltimento dei rifiuti in un inferno, dove bruciano persino le plastiche».

Il senso?
«Donare speranza, bellezza e poesia, rappresentati dalle donne e dai bambini, ai luoghi violentati. E pure fare emergere l'urgenza di una risposta ai terribili dissesti ambientali che stiamo producendo. Sono a rischio l'aria e il cibo, elementi essenziali alla vita».

Alcuni artisti le hanno dato una mano.
«Renzo tra i primi. L'ho portato in un luogo di Roma, presso il Tevere, invaso dai topi. L'ho ritratto col suo strumento preferito, è venuta fuori Il clarinettista magico, che fa il verso alla fiaba dei fratelli Grimm. Con un montaggio sembrava che Arbore riuscisse a scacciare i roditori dai pressi del fiume. E poi ho chiesto a Rosalinda Celentano di posare nuda nelle cave di Pasquasia. Lei ha dei tagli al seno per via di una formazione tumorale, è stata coraggiosa a farsi ritrarre».

Il titolo da dove nasce?
«Da un omaggio alla Transavanguardia, che per me resta un movimento e una stagione artistica irripetibile».
Dalla recitazione alla fotografia, passando per il canto e la scultura. Quante arti pratica?
«Un artista è un esploratore. Credo di essere nata artista e di avere avuto in dono dei talenti; poi, se questi possano avere espressione e riscontro è solo il pubblico a deciderlo».
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