De Giovanni torna sul palco: «Riparto da cantaNapoli»

De Giovanni torna sul palco: «Riparto da cantaNapoli»
di Ida Palisi
Giovedì 1 Settembre 2022, 11:10
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Compaiono nei suoi libri e non sono mai messe lì a caso: le melodie classiche napoletane sono per Maurizio de Giovanni fonte di ispirazione e pretesto di scrittura al tempo stesso. Con le canzoni ha sempre presentato i suoi romanzi, alternando alle parole la musica. Non sorprende, dunque, che il ritorno in pubblico dello scrittore napoletano, dopo l'operazione di angioplastica al Cardarelli il 13 luglio scorso che l'ha salvato da un infarto ma costretto a una lunga degenza a casa, sia con uno show con la stessa formazione portata tante volte in teatro. Stasera, infatti, alla 21.15 sarà in scena con «Canzoni» nel parco urbano di San Sebastiano al Vesuvio, nell'ambito della rassegna «Agorà», lui come voce narrante insieme con la cantante Marianita Carfora, il sassofonista Marco Zurzolo, Carlo Fimiani alla chitarra e Marco De Tilla al contrabbasso. L'appuntamento, con cinquecento persone già prenotate, era stato fissato proprio per la sera del ricovero in ospedale, come lo scrittore ha ricordato anche su Facebook.

De Giovanni con quale spirito torna in scena?
«Sono felice e commosso e non voglio più deludere chi nutre la mia scrittura.

Mi era molto dispiaciuto dover rinunciare a questo impegno che aveva il sold out e perciò avevo chiesto che la prima cosa da fare, una volta ristabilitomi, fosse questa. Per me è molto importante riallacciarmi alla vita precedente e ritrovare la continuità».

Canzoni e musica, però niente libri. Una formula nuova?
«Sì, conto di ripeterla al Trianon a novembre. Credo sia necessario riaffermare la centralità della musica classica napoletana nella nostra cultura. Nella mia formazione sentimentale è molto presente: amatissima da mia madre, ispiratrice di tutti i romanzi di Ricciardi. È come un obbligo morale per me».

Di chi racconterà?
«Saranno cinque autori e dodici canzoni. Libero Bovio con Passione, Reginella, Silenzio cantatore; Salvatore di Giacomo con E spingule francese, Palomma e notte, E ccerase; Vincenzo Russo con Torna maggio, Maria Marì, Io te vurria vasà e L'urdema canzone mia; Ernesto Nicolardi con Voce e notte e Rocco Galdieri con Rundinella. Sarà uno spettacolo organico che farà capire quanto queste canzoni abbiano dietro la concezione dell'etica e della società dalla fine dell'800 fino agli anni '30 del Novecento. Alcune le ho inserite nei romanzi di Ricciardi».

Tanto che alcuni libri di Ricciardi sono stati considerati delle ballate noir. Tornerà il commissario?
«Sì, ho promesso ai lettori che entro fine anno scriverò il nuovo romanzo. Intanto mi sto dedicando a un testo per il teatro su Sacco e Vanzetti: me lo ha chiesto Michele Placido e lo consegnerò entro questo mese».

La sua canzone preferita?
«Se dovessi scegliere quale poeta essere del passato, non sceglierei Neruda o Borges, ma Bovio. Passione è una canzone potente».

Qualche storia dietro le canzoni?
«Voce e notte fu scritta da un Nicolardi di 23 anni per una ragazza che andò sposa a un altro. Lui si rifugiò al Gambrinus e la scrisse di getto, non voleva neanche che fosse musicata. E poi Palomma e notte che Di Giacomo compose per allontanare Elisa Avigliano, temendo di disonorarla. Aveva vent'anni meno di lui, considerato un dongiovanni. E poi le canzoni di Ferdinando Russo, tutte per una ragazza che abitava di fronte e con cui non riuscì mai a parlare, perché lui era di origini modeste e lei la figlia di un gioielliere».

Ora che cosa farà?
«Sarò in Liguria questo fine settimana perché con L'equazione del cuore sono finalista al Premio Alassio, anche se non vincerò perché non fanno vincere i giallisti. E poi ad Arbissola, in provincia di Savona. Penso di sentirmi meglio, tutto quello che ci succede ci cambia un po': spero non sia cambiato il rapporto con la mia gente».

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