Varcautori presenta "Sanpa" di Fabio Cantelli Anibaldi il libro che ha ispirato una docuserie Netflix

Varcautori presenta "Sanpa" di Fabio Cantelli Anibaldi il libro che ha ispirato una docuserie Netflix
Lunedì 5 Settembre 2022, 19:21
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Giovedì 8 settembre alle 19 lo scrittore-filosofo goriziano Fabio Cantelli Anibaldi sarà protagonista di un nuovo incontro de “I Varcauori” ideata e diretta da Vincenzo Imperatore al Lido Varca d’Oro di Varcaturo. Un racconto intenso, addolorato, misterioso e umanissimo che l’autore friulano – vicepresidente del Gruppo Abele – ormai residente a Torino ha realizzato dopo la sua esperienza nella comunità terapeutica di San Patrignano fondata da Vincenzo Muccioli – che Cantelli Anibaldi descrive come “esuberante e insieme fragile” – della quale è stato ospite per dieci anni e, più tardi, responsabile della comunicazione. La prima pubblicazione di questo volume risale al 1996 con il titolo “La quiete sotto la pelle”  ed è stato ripubblicato a marzo 2021 da Giunti con il titolo “Sanpa – Madre amorosa e crudele”. Il libro ha ispirato la docu-serie su Netflix, vincitrice di un premio Speciale di Nastri d’Argento 2021.

«Vivevamo a San Patrignano poiché non avevamo altra scelta, - ricorda oggi Cantelli -, e penso che una storia come questa ha in sé qualcosa di scespiriano.  -Fabio Cantelli Anibaldi ricuce così quel frangente della sua biografia intima e, in occasione dell’appuntamento napoletano, aggiunge una foto emblematica- : È la prima volta che presento “Sanpa” in Campania ed è una grande emozione. Ci sono due volti che legano la memoria dei miei anni a San Patrignano alla parola “Napoli”: il primo è quello di Assunta Esposito, l’indomita, vulcanica leader delle madri coraggio napoletane. Ma ce n’è uno che ricordo in particolare e per sempre ricorderò, anche perché l’estate scorsa ha tragicamente cessato di vivere: Vittorio Carità.

Vittorio arrivò a San Patrignano nel 1985, due anni dopo di me, e fu indirizzato al laboratorio di restauro, lo stesso mio prima che ricominciassi gli studi. Entrambi in quella metà del gruppo che si occupava non di scartavetrare e lucidare mobili – lavoro faticoso – ma di stampare carte da parati e decorarle a mano con un pennello che ricalcava e riempiva i disegni sotto la sapiente guida di Fiorenzo, assistente del celebre architetto d’interni Renzo Mongiardino, collaboratore tra gli altri di Franco Zeffirelli e portato a San Patrignano da Gian Marco Moratti. Vittorio dormiva nella mia stessa camera con altri sette ragazzi distribuiti su tre letti a castello di tre piani: convivenze che ti facevano passare la voglia di fare lo schizzinoso e il distaccato, convivenze che ci hanno forgiato senza tarparci le ali. Questo ho amato di quella Sanpa, caratteristica spero rimasta negli anni tale: l’indole di ciascuno non era in alcun modo impedita o “raddrizzata” a patto che imparasse il rispetto degli altri».

 «Le nostre, di ali, ci portavano in un Altrove – continua Cantelli Anibaldi – di cui cercavamo d’immaginare i tratti, il mio soprattutto filosofico e letterario, il suo legato all’arte e alla moda, che in quegli anni stava diventando fenomeno di massa. Mi sembra ancora di vederlo sfogliare sulla brandina un numero di “Max” o di “Marie Claire” e commentare ammirato o scandalizzato il trucco di Cindy Crawford o il taglio di capelli di Mickey Rourke. Il termine “gender fluid” oggi tanto in voga potrebbe designare il nostro approccio di allora alla vita, a patto di non legarlo solo alla sfera sessuale: eravamo “fluidi” – o meglio sghembi – in tutto, allergici alle distinzioni nette, innamorati in ogni campo delle sfumature e delle mescolanze, meticci nell’anima. Ho sentito l’ultima volta Vittorio nel gennaio del 2021. Come tanti, dopo aver visto il “Sanpa” di Cosima Spender su Netflix mi aveva cercato e trovato, essendo da poco io “sbarcato” su Facebook, dove lui era da anni seguitissimo “maestro di cerimonie”. A differenza della maggior parte di chi aveva visto “Sanpa”, Vittorio era stato non solo colpito ma “ghermito” emotivamente dalla storia avendone fatto parte e voleva dirmi quanto la mia testimonianza l’avesse turbato, facendogli rivivere la nostra gioventù tanto ambiziosa quanto ferita. Quando presenterò “Sanpa” a “Varcautori” so che ci sarà Vittorio ad ascoltarmi e, ogni tanto, ad appoggiarmi la mano sulla spalla, fraterno e affettuoso come è sempre stato».

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