Il Premio Napoli a Falco: «Racconto me stesso con registro comico»

Il Premio Napoli a Falco: «Racconto me stesso con registro comico»
di Ugo Cundari
Mercoledì 19 Dicembre 2018, 11:09
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I vincitori della sessantaquattresima edizione del premio Napoli sono Giorgio Falco per la sezione narrativa con Ipotesi di una sconfitta edito da Einaudi, Francesco Merlo con Sillabario dei malintesi (Marsilio) per la saggistica, Guido Mazzoni con La pura superficie (Donzelli) per la poesia. A premiarli ieri sera, al Mercadante, nella serata condotta da Conchita Sannino con Mirella Armiero, Ida Palisi e Pier Luigi Razzano, il presidente della fondazione che organizza il riconoscimento, Domenico Ciruzzi, che ha invitato a leggere «per riuscire a distinguere la bellezza dalla bruttezza, morale o estetica che sia».

Falco ha vinto il più ambito dei riconoscimenti perché «inserendosi nel filone della letteratura del lavoro, che vanta modelli alti come Volponi e Ottieri, restituisce la storia di una generazione senza sicurezza. Qui il mondo dei figli ha smarrito qualunque certezza. La sconfitta, di cui parla il titolo, designa la discesa nel caos di lavori improvvisati e provvisori, ognuno dei quali costituisce il passaggio verso un'alienazione più grande e artificiale». Per lo scrittore di Abbiategrasso, classe 1967, il suo romanzo, molto autobiografico, «è stato uno strumento per usare il lavoro grazie al quale descrivere gli ultimi 60 anni dell'Italia. Spesso ho usato il registro comico, l'unico in grado di rappresentare correttamente le esperienze che descrivo nel libro: da aspirante imprenditore di un'agenzia che organizza eventi deprimenti per le élite a operaio stagionale in una fabbrica di spillette che raffigurano cantanti pop, il papa e Gesú».
Merlo «esamina lemmi, frasi, tic linguistici che hanno imperversato nella società italiana: quella alta e quella bassa; quella politica e quella liturgica; l'Italia corrotta e l'Italia per bene. Con l'abituale precisione e bravura letteraria ci consegna la personalissima visione di un paesaggio civile sconvolto e reso quasi irriconoscibile dagli eventi più recenti». Per il sessantasettenne giornalista catanese «la storia si può anche raccontare senza citare date e luoghi geografici, ma selezionando singole parole e da lì tratteggiare la politica e l'attualità».

Mazzoni, infine, «alterna i versi alla prosa, la prima persona alla terza, dichiara le ascendenze kafkiane già dalle insegne che porta in epigrafe; e pare accompagnarle, tali insegne, nel cuore di una contemporaneità che ci tocca di vivere come un intrico di nervi scoperti. Le figurazioni del perturbante vengono individuate e raccontate crudamente ma non senza pietà». Ma a che serve oggi la poesia per il cinquantunenne autore fiorentino? «A comprendere il dolore e le atrocità, senza l'illusione di lenirle ma con l'intento di descriverle senza velature». Nella serata di ieri, iniziata con un gruppo di giovani studenti che ha recitato la preghiera laica di Erri de Luca, «Mare nostro che non sei nei cieli dedicata ai migranti dei quali portavano le fotografie al collo, sono stati consegnati anche i riconoscimenti speciali.

Premio Internazionale alla scrittrice Jhumpa Lahiri vincitrice del Pulitzer nel 2000 per L'interprete dei malanni, Premio Cultura all'attore e regista Renato Carpentieri, Premio Napoletani Illustri a Maurizio de Giovanni, autore della saga letteraria di successo sui Bastardi di Pizzofalcone. La Lahiri ha confessato che «Napoli è sempre stata nell'immaginario collettivo della mia famiglia. Quando mio padre partì in nave dall'India nel 1964 per andare a Londra fece tappa qui, che descriverà a noi figli con un tono incantato, come se quella sia stata non una città di passaggio ma una meta da inseguire per il resto della vita». E oggi, alle 17.30, Jhumpa Lahiri presenta nella sede della fondazione a Palazzo Reale il suo ultimo libro dal titolo: Dove mi trovo (Guanda) con Domenico Starnone, Domenico Ciruzzi, Chiara Ghidini e Alfredo Guardiano, modera Armida Parisi. Per de Giovanni, premiato dal sindaco de Magistris, «Napoli è un sostantivo plurale, ha una ricchezza di storie di cui mi nutro quotidianamente, è grazie a lei se sono diventato uno scrittore». Carpentieri ha insistito sull'importanza del Premio Napoli «in una città dove le librerie chiudono, i teatri sono in crisi e le case editrici hanno sempre meno risorse economiche».
 
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