Da Amburgo a Forio d’Ischia, arriva il «Cargo» con le opere di Manuel di Chiara

Da Amburgo a Forio d’Ischia, arriva il «Cargo» con le opere di Manuel di Chiara
di Ciro Cenatiempo
Lunedì 16 Dicembre 2019, 14:10
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Riapre stasera in via eccezionale – e resterà aperta fino al 25 dicembre – la storica galleria Eloart di Forio d’Ischia, per ospitare la nuova personale di Manuel Di Chiara, l’artista ischitano con il maggiore pedigree internazionale. Di Chiara si è infatti trasferito da un anno in Germania, ad Amburgo, città dove sta collezionando successi in modo esponenziale e dalla quale si sta muovendo alla conquista dell’Europa. L’evento dell’inaugurazione dell’esposizione, in programma alle 17, sarà caratterizzato da una performance di «live painting» che sarà replicata nei prossimi giorni nell’ambito dell’orario di apertura: dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 21.30.

Gli ultimi lavori del 43enne talento che si è formato a Napoli, prima al liceo artistico dei SS. Apostoli e poi all’Accademia di Belle Arti, sono un dichiarato omaggio all’insularità, fin dal titolo di «Isole». Barchette, pesci (come le curiose triglie color amaranto) e poi le case e le incursioni nell’essenza architettonica isolana, i bollenti fichi d’india e le quiete strisce marine con le loro ondulazioni presunte, si presentano come un leggero eppure massivo elenco di sequenze espositive che evocano un ricordo. La replica di oggetti e soggetti testimonia la possibilità di sommare i frammenti d’amore per la propria terra, attraverso una miriade di simboli creativi. Si tratta di 80 inchiostri di formato verticale (40 opere sono 30x60cm; le altre sono divise equamente tra 20x50cm, e 20x40), accostati in progressione geometrica.

«Alcuni dei lavori a inchiostro – sottolinea Di Chiara - sono arricchiti da passaggi realizzati a linoleografia, tecnica di stampa artigianale che si applica tramite l’uso di matrici di gomma naturale (linoleum) incise a mano». In ogni caso, è negli acrilici su tela di grandi dimensioni intitolati «Cargo», che lo stile dell’artista si sta confermando vincente. «Quest’anno – aggiunge - ho esposto la nuova serie “Cargo2019” al museo portuale di Amburgo, che ha allestito per l’occasione un intero container all’ingresso del museo stesso. A seguire ho partecipato a due collettive con “Pop Icons” e nuovamente “Cargo” nelle gallerie Art 333 di Zurigo e Living Room Gallery di Amburgo. Ho poi firmato un contratto di collaborazione con la AG Gallery di Amburgo, una delle poche gallerie d’arte con sede aeroportuale in Europa. Da qui è nato un progetto che mi ha coinvolto nell’allestimento degli interni della Lounge dell’aeroporto di Amburgo».

Va detto che il canone estetico del progetto «Cargo» è caratterizzato dalle navi e i porti, le macchine e le attrezzature, partendo da immagini catturate tra Napoli, Genova, Rotterdam e appunto Amburgo con deviazioni itineranti: affonda le radici nelle avanguardie dell’800 e nelle lezioni dei Russi e degli Americani d’inizio ‘900. Si tratta di esempi che felicemente trasbordano nella Pop Art, intesa come leva propulsiva, e la superano. Le gru, le gomene, le bitte, i rimorchiatori, le motovedette e le immense portacontainer che solcano gli oceani e trasformano lo spazio delle darsene, sono una finestra sul mondo dell’operosità umana che c’è ma non si vede. Presenza-assenza che è tale, almeno fino all’apparire di un palombaro, figura tangibile, esemplare per la sua modernità controversa che indica una strada della ricerca: dal fondo del mare verso la superficie delle cose.
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