​Gianni Simioli, chiacchiere dal sofà: «Torneremo presto a riabbracciarci»

Gianni Simioli: chiacchiere dal sofà e progetti in «Fase 2» #Versoil4Maggio
​Gianni Simioli: chiacchiere dal sofà e progetti in «Fase 2»​​ #Versoil4Maggio
di Salvio Parisi
Giovedì 30 Aprile 2020, 09:24
5 Minuti di Lettura

A pochi giorni dall'entrata ufficiale in Fase 2, si discutono e progettano nuove misure e stili di vita tra ottimismo e perplessità.

In cammino #Versoil4Maggio l'incontro al telefono con un altro protagonista di questa «memory collection dal sofà»: Gianni Simioli, radiofonico di razza, autore e conduttore tv, creativo e talent-hunter, in una parola un napoletano DOC.
 

 

Allora Gianni,
Negli ultimi due mesi abbiamo approfondito interessi, conosciuto noi stessi, ripreso consuetudini e rispolverato vecchie passioni: un’opportunità e una riscoperta lunghe e lente.
Un bilancio emotivo sulla tua quarantena domestica.

«Domestica? Sì, in fondo lo è stata anche per me: la radio da sempre è la mia prima casa. Rispondo così perché non ho mai smesso di lavorare. La mattina Radio Marte e la sera Rtl 102.5 in diretta nazionale da Napoli. Non avrei mai potuto fermarmi perché soprattutto su Radio Marte non faccio più il “personaggio” ma qualcosa che somiglia all’amico di famiglia di sempre. Quello a cui sai che puoi chiedere di esserci quando si fa festa ma anche quando si deve affrontare un momento difficile. La gente infatti viene ai miei spettacoli ed eventi, io ricambio facendomi “trovare” quando c’è bisogno». 
 
Entertainment, informazione e comfort zone sono il cocktail più indovinato della radiofonia contemporanea.
Sei tra i pochi conduttori ad aver continuato il lavoro non in smart-broadcast ma dalla sede napoletana di Radio Marte ed Rtl 102.5.
Cosa ti ha fatto optare per questo impegno in prima linea?

«Semplice: non sono un giornalista, non ho tesserini e iscrizioni ad albi o club, ma sento la “missione”. E poi sono fortunato: posso contare sull’altra mia natura che è quella dello showman tendente al guittismo nobile. Un po’ pazziariello e un po’ stand up comedian. Così la formula “pariante e pensante” è un mix che non tradisce. Posso chiedervi di non dire cabarettista? Il cabaret è morto e io non voglio essere un cadavere che cammina». 
 
La Radiazza è da anni il tuo occhio severo e sarcastico su Napoli: uno stile singolare tra servizio e impegno sociale ti pone tra la gente e i personaggi ora con cordialità e ora con piglio caustico.
Chi o cosa ti ha fatto davvero incazzare in queste settimane?

«Un certo Nord. Ho detto un “certo”. Come se ad alcuni dispiacesse e dispiace assai che il maledetto Covid non abbia devastato il meridione…»

Decreti e autocertificazioni si inseguono e ci inseguono: dispositivi obbligatori, distanza tra le persone, digitalizzazione e diagnosi. «Siamo vicini tramite la distanza».
Ma com’è possibile una Napoli senza baci e abbracci? Streaming e sharing possono compensare la mancanza di prossimità?

«No, impossibile! Un napoletano deve stare «ciat’ a ciat’» con gli altri. Siamo quelli che si salutano con abbracci & baci e meno con le strette di mano. Siamo quelli che si cercano, si guardano, si annusano. La sofferenza è atroce e tutto questo è faticoso: devi metterci autocontrollo per non buttarti tra le braccia di un amico!» 

A proposito di “distanze”, le derive separatiste di Porro, Feltri, Sallusti, Giordano o la Palombelli quanto vogliono davvero due Italie distanti?
«L’ho accennato prima e ho le idee chiare. Lavoro con milanesi e veneti e ci sto gran bene. Ci apprezzano, ci cercano, ci rispettano. Poi però ci sono i razzisti per soldi e quindi le strumentalizzazioni politiche. Ecco il tranello da cui dobbiamo guardarci bene». 
 
Dovremo rallentare e assumere cambiamenti nei consumi, nei rapporti e nelle urne. Avremo imparato qualcosa da questa pandemia una volta debellata o la gente tornerà ai propri vizi e quando potrà “uscire” davvero, tornerà ad abbracciarsi e radunarsi o ad andare di corsa, sprecare e inquinare?
«No, non ci credo alla storiella che tutto questo dolore ci migliorerà! Già l’altro ieri allo scattare del verde al semaforo, quelle poche auto in più mi hanno suonato in massa per aver “perso” qualche secondo prima di ripartire! E poi non vediamo l’ora di ricominciare a far danni, sono certo…»
 
Vorrei un tuo breve commento sul pensiero di due autori nei giorni scorsi:
«Una pandemia è una condizione estrema e rende estremo tutto: chi era egoista accaparra, chi era altruista si fa in quattro per gli altri, chi non aveva nulla da dire perde la voce, chi parlava quando serve diventa oracolare, chi era conformista inventerà nuova fuffa. Ma chi viveva di idee e del proprio coraggio, vivrà magari il migliore dei momenti.»
Giuseppe Mazza, pubblicitario e copywriter.
«Nessuno guarderà più X-Factor, perché nessuno vorrà più parteciparvici. Non esisteranno più concetti come il lusso: non avendo più un lifestyle desiderabile da vendere, spariranno anche gli influencer. I ricchi si vergogneranno di esserlo e le uniche persone famose saranno quelle capaci di farci ridere da un balcone. Leggeremo solo poesie.»
Timothy Small, direttore creativo, giornalista e film-maker

«Lo dice Mazza, lo diceva Troisi e io condivido: il successo non cambia, amplifica ciò che sei per cui sarai un imbecille di successo.
Su Small, che stimo molto, dico che è giusta la sua visione-premonizione in quanto artista, ma credo che un cinico business man stia già pensando: farò più soldi sulla povertà degli altri…» 
 
Per concludere, un saluto da Raimondo Ubini al nostro alacre governatore De Luca!
«Vicienzo caro, per colpa tua sono nati i leoni da balcone. Chi sono? Sono quelli che prima si mettevano sui social a giudicare gli altri (leoni da tastiera) e oggi invece lo fanno affacciati alla finestra, sentendosi tanti “de luchini”: ti prego, digli di smettere!» 
 

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