Premio a D’Ambrosio, lo psichiatra napoletano che cura la paura di volare

Lo psichiatra napoletano Antonio D'Ambrosio ritira il premio innovazione clinica allo Smau di Milano
Lo psichiatra napoletano Antonio D'Ambrosio ritira il premio innovazione clinica allo Smau di Milano
di Ettore Mautone
Giovedì 15 Novembre 2018, 11:59
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Combattere la paura di volare con una particolare tecnica di psicoterapia, curare la fobia del volo e tollerare l’altitudine con l’utilizzo della realtà virtuale, dire addio alle palpitazioni grazie alle nuove tecnologie: sono gli strumenti di un caso di successo professionale per lo psichiatra napoletano Antonio D’Ambrosio premiato allo Smau di Milano, la principale fiera italiana dedicata all’innovazione tecnologica, tenutasi di recente a Milano. Edizione in cui il Premio Innovazione per il settore della clinica è andato proprio ad Ambrosio, psichiatra psicoterapeuta napoletano che oltre ad essere direttore scientifico del centro clinico Cbt è anche docente di riabilitazione psichiatrica presso la scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Università Federico II e presso il master di riabilitazione cognitivo comportamentale dell'Università di Genova. D’Ambrosio  ha messo a punto una particolare tecnica utilizzata  nell’ambulatorio posto proprio all’interno della Palazzina Pegaso dell’Aeroporto internazionale di Capodichino con una succursale a Palazzo Cifariello, al Vomero che configurano un centro cognitivo comportamentale nuovo di zecca, il Cbt Clinic Center, che cura in generale tutte le fobie che come quella del volo interferiscono pesantemente nella qualità della vita di giovani e anziani. Ossessioni, limitazioni socio-relazionali, tratti compulsivi trovano una risposta non solo nelle particolari tecniche comportamentali messe a punto da D’Ambrosio ma anche nell’ausilio delle nuove tecnologie e della realtà virtuale.  

Non a cado D’Ambrosio è presidente della commissione Nazionale docenti Aiamac, l’Associazione italiana di analisi e modificazione del comportamento e Terapia comportamentale e cognitiva. I somma un vero esperto del ramo. 

La sua è un’idea di successo, nata in ambito universitario con una Start up innovativa quand’era medico e docente dell’Università Vanvitelli di Napoli, dal nome emblematico , “Volo anch’io”, premiata anch’essa con la Menzione speciale per l'impatto sociale al concorso Start-Cup Campania 2017.

“Il disturbo aerofobico - spiega D’Ambrosio - è classificato tra le fobie specifiche il cui tasso di prevalenza in Italia è di circa il 3% della popolazione. A questo occorre aggiungere una parte di soggetti che soffrono di agorafobia (fobia degli spazi aperti), di claustrofobia (paura dei luoghi chiusi come l’ascensore o anche semplicemente il tubo di una Tac) e poi disturbi da attacchi di panico e tanti altri”. 

Il disturbo aereo fobico riguarderebbe un numero elevato di soggetti (indagini di mercato Doxa [2005] 6-10 donne, 4-10 uomini) di ogni età, che limita la possibilità di trasporto con un mezzo rapido, che attraversa lunghe distanze come l’aeromobile. Questa condizione accentua un attributo di limitazione psicologica e limita la possibilità di spostamenti sia per motivi lavorativi sia per svago e turismo. “La condizione di ridotta autonomia - sottolinea lo psichiatra napoletano - è maggiormente percepita dalla liberalizzazione del mercato aereo che ha aumentato la possibilità di usufruire di offerte di volo a basso costo”. Il trattamento dell'aerofobia con l'uso della realtà virtuale associata alla terapia cognitivo comportamentale attuata a Napoli si differenzia da altre terapie fatte da compagnie aeree per la maggiore accessibilità (è nel Meridione), l'assenza di lunghe liste d’attesa, la personalizzazione della piattaforma virtuale (individuale o di gruppo), la forte componente specialistica psichiatrica e psicoterapica per valutare le difficoltà e comorbidità dei singoli soggetti, la possibilità di trattare anche difficoltà associate a patologie post traumatiche o disturbo da attacchi di panico cui è spesso associata.

“Questa opzione terapeutica in questo momento in regione Campania - conclude lo specialista - consente di sfruttare al meglio la focalizzazione su di un target specifico (aerofobici) e la specializzazione (con realtà virtuale) e pone in una situazione di vantaggio rispetto ad altre iniziative, infatti, attualmente si può disporre di un ambulatorio nella sede dell’Aeroporto di Capodichino, in maniera tale da far immergere gradualmente e simultaneamente in successione  il soggetto nelle  situazioni  reali: dall'ingresso in aeroporto al check in, al controllo bagagli, fino al gate ed al primo volo che può essere fatto anche in presenza del terapeuta”. Al centro Cbt hanno sviluppato un software che consente di simulare attraverso la realtà virtuale, la situazione di cui ha paura. Il paziente, indossando un casco, può vivere l’esperienza di un volo, rassicurato dal fatto di sapere di trovarsi in condizioni di sicurezza. Subito dopo la simulazione viene accompagnato al gate dell’aeroporto per vivere fisicamente tutte le situazioni legate all’imbarco.  In alcuni casi possono essere previste sedute a domicilio del paziente. Ma quali sono i risultati?

Il protocollo prevede 6 o 7 sedute di terapia e ad oggi il 97% del campione clinico sottoposto a sperimentazione ha superato la paura. Fra le persone “curate” anche un’intera famiglia, oltre a diversi professionisti, imprenditori e manager, che erano frenati nei loro spostamenti dall’aerofobia. In modo analogo si stanno sperimentando terapie basate sulla realtà virtuale per le fobie degli insetti, dell’altezza, per la paura di parlare in pubblico o per la claustrofobia, con simulazioni che il terapeuta può modulare in base alle esigenze. L’ultima sfida riguarda i protocolli per la terapia dei disturbi ossessivi comportamentali. “Una impresa non facile che ci vede impegnati a tutto campo in questi mesi”.
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