Cita senz’altro Almodovar la PE ‘23 di Alessio Visone: non solo perché s’intitola “Volver” come la pellicola dell’iconico cineasta madrileno, ma perché ne percorre l’estro sorprendente, ammaliante e mai scontato, la voluttà seducente al limite dell’erotismo e al contempo un rigore narrativo che storicizza la maison di Visone in una dimensione ormai istituzionale.
L’altra sera nei saloni del Grand Hotel Vesuvio, suo quartier generale per ogni defilè ormai da anni, il sarto napoletano (come lui stesso preferisce definirsi) ha messo in scena una delle più elaborate e convincenti collezioni di couture nostrana.
Cinquanta creazioni visionarie che parlano inequivocabilmente di grande sartoria in un linguaggio dinamico e ipercontempraneo ma mai avulso dai toni aulici e ricercati, cari allo stilista partenopeo: nero, avorio e oro, ma anche rosa, lemon e turchese, trasparenze, ricami, silhouette e intarsi, poi paillettes, frange e orlature su tessuti ultrapreziosi, stampe e fogge animalier e jungle, safari e country, military e rock, linee che si allungano o si incrociano, maniche scultura, chiffon glitter, gonne di tulle o a ruota e maniche bouffantes, girocolli scultura, copricapo savage e cappelli a falde larghe o da cowboy.
Citazioni da maestri della storia del costume e dell’haute couture come Lanvin, Krizia, Courregès o Roberto Capucci e Coco Chanel, questo è “volver” tra passato e futuro del vestire, tra frivolezza e austerità dell’universo femminile.
Un blazer blu doppio petto e monobottone si impone sul finale con rigore chic e intramontabile, mentre con una nota folcloristica in chiusura una sposa sorridente attraversa la passerella infiocchettata in una fascia di taffetà avorio, omaggio alla squadra di casa nostra, con la scritta azzurra “Forza Napoli”.
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