«I giorni delle calende», Carlo Faiello omaggia Pier Paolo Pasolini con «La Religione del mio tempo»: le poesie che diventano musica

La raccolta di poesie pubblicata nel 1961, diventano frasi melodiche, canzoni, danza e rapping.

Carlo Faiello omaggia Pasolini con «La Religione del mio tempo»
Carlo Faiello omaggia Pasolini con «La Religione del mio tempo»
Martedì 29 Novembre 2022, 19:14
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Mercoledì 30 novembre ore 20,30 il Teatro La Perla ospita «La Religione del mio Tempo», curata e proposta da Carlo Faiello per il Centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, in cui le parole del poeta contenute in una raccolta di poesie pubblicata nel 1961, diventano frasi melodiche, canzoni, danza e rapping; un discorso ritmico, un linguaggio di strada per svelare le arti divinatorie di Pasolini nelle quali sono collocati tanti drammi interiori del nostro vivere quotidiano. Con Franco Iavarone, Marianita Carfora, Gennaro Monti, Sonia De Rosa, Maria Teresa Iannone, e i Solisti dell’ Orchestra Santa Chiara. 

«La religione del mio tempo» è una raccolta di poesie che ho amato da ragazzo. Fu pubblicata nel 1961. Mentre in Italia si esalta il «miracolo economico» il poeta racconta la crisi di una società che, spinta da un’insanabile sete di ricchezza, si consegnerà agli effetti tragici dell’omologazione neocapitalista. Nello spettacolo, tra una poesia e l’altra, che descrivono i drammi dolorosi delle borgate romane, eseguiremo le canzoni più famose dell’epoca in modo da creare l’atmosfera del periodo in cui Pasolini scrisse l’opera» spiega Carlo Faiello. Giovedì 1 dicembre 2022 ore 20,30, invece, il Teatro La Perla ospita la straordinaria Isa Danieli in «Raccontami».

Una passeggiata devota di Isa Danieli. Un viaggio della donna e dell’attrice che ripercorre le sue tappe più importanti ma in special modo gli incontri con gli autori di teatro che l’hanno accompagnata, formandola, da Eduardo alla drammaturgia contemporanea.

Un percorso di donna e di attrice che ha attraversato e attraversa, i generi più diversi delle forme teatrali esistenti. Dal gradino più basso, quello della sceneggiata, alla tragedia greca di Euripide e Eschilo, fino ad incarnare le parole di autori contemporanei che hanno scritto per lei: dalla Wertmüller a Chiti, da Ruccello a Santanelli e poi Moscato, Letizia Russo e Antonio Tarantino, fino al recente Ruggero Cappuccio. Una tradizione teatrale antichissima, «tradita» e amata al tempo stesso. Parole soffiate fino al cuore di chi ascolta, per trattenerle, perché rimbalzino in un’eco mai rassegnata e muta.

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