L’iraniano Trio Chemirani porta per la prima volta a Napoli la musica dello zarb

L’iraniano Trio Chemirani porta per la prima volta a Napoli la musica dello zarb
Venerdì 17 Maggio 2019, 15:19
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Suoni da culture lontane che nel ritmo, recano la tradizione e l’innovazione di una civiltà dalle origini millenarie, quella dell’antica Persia, ma pure del più vasto patrimonio dei suoni d’Oriente, fra le aree islamica e indiana. È la musica dalle preziose radici iraniane forgiata dal Trio Chemirani, per la prima volta a Napoli, ospite della Fondazione Pietà de’ Turchini sabato 18 maggio alle ore 19 nella Chiesa di Santa Caterina da Siena (via Santa Caterina da Siena 38, Napoli). Il Trio Chemirani (Bijan Chemirani, Keyvan Chemirani, Djamchid Chemirani) suonerà “Dawâr. La Langue Invisible”, registrato per Harmonia Mundi, nel 2015 e porterà a Napoli le soluzioni sonore dello zarb, l’antico tamburo persiano considerato uno strumento melodico, dal momento che a suonarlo sono  le dita piuttosto che il palmo della mano, generando combinazioni col ritmo sconosciute alla musica occidentale. Il progetto del Trio Chemirani prende le mosse da Djamchid Chemirani, classe 1942, attivo nella natìa Téhéran e dal 1961 a Parigi, allievo del maggiore suonatore di zarb del secolo scorso, Hossein Teherani, e a sua volta oggimassimo interprete di tale strumento al mondo. Ma a Djamchid viene anche riconosciuto lo status di contaminatore con la tradizione classica e jazz della musica occidentale. Gli altri due membri del Trio sono Keyvan e Bijan, figli di Djamchid e suoi allievi, che affiancano le performance col il zarb a quelle con il saz, liuto a manico lungo dalle mutevoli risorse organologiche, in uso nell’area mediorientale. I due eredi hanno ampliato il campo d'azione della musica appresa dal padre, includendo altri tamburi a cornice mediorientali come il Daf, il Bendir e l'Udu.
Ingresso a pagamento. Biglietto unico € 5,00.
Per informazioni 081402395 e coordinamento@turchini.it.
Programmi e note di sala su www.turchini.it.
 
Il progetto discografico “Dawâr. La Langue Invisible” raccoglie diciotto gemme concepite come le tappe di un viaggio lungo i diversi motivi o versi d’interesse presenti da sempre nella musica classica o popolare persiana, sui temi esistenziali come l’amicizia e sui luoghi, su figure, eventi o sulla stessa percezione del suono innanzitutto prodotto da un set di percussioni. Un suono tanto condiviso quanto amplificato entro la vertigine del dialogo e della variazione in bilico fra mille suggestioni del colore e del tocco, riscoprendone di continuo l’universalità dell’orizzonte ritmico oltre i confini delle culture e del tempo.
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