Estate a Corte, Franco Ricciardi presenta il docufilm “So’ sempe chille”

Estate a Corte, Franco Ricciardi presenta il docufilm “So’ sempe chille”
Lunedì 27 Luglio 2020, 21:00
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Un imperdibile appuntamento di cinema e di musica martedì 28 luglio con Franco Ricciardi. Ospite della rassegna Estate a Corte, il cantautore originario di Miano, quartiere a nord di Napoli, presenterà il docufilm So’ sempe chille, diretto dal regista Romano Montesarchio, anch’egli ospite in sala. L’opera raccoglie le testimonianze biografiche dell’artista che più di chiunque altro incarna una sorprendente evoluzione sonora: dal pop melodico/neomelodico degli esordi anni ‘90 – Mia cugina, Treno – al mash-up rap-rock di Cuore nero con la 99Posse, fino alle collaborazioni con Peppe Lanzetta e Raiz e Nelson e Speaker Cenzou e alla scoperta dei territori del suono urban con il producer D-Ross, in altalena tra Le frasi dette ieri e N’ata notte. Un percorso che gli hanno permesso di partecipare a diverse colonne sonore di cinema: da Realilty di Matteo Garrone, con ‘A storia ‘e Maria (firmata da Ivan Granatino), presentato al Festival di Cannes 2018, ai film Song’ ‘e Napule e Ammore e malavita dei Manetti Bros, per i quali ha vinto 2 David di Donatello.

Il titolo del documentario è una canzone di Ricciardi, inclusa nel disco Blu.



«Sarà un’esperienza intensa guardare insieme al pubblico il docufilm – dice Franco Ricciardi – All’inizio avevo un po’ timore di questo viaggio con Romano Montesarchio. Film è una parola che provoca allarme. Poi ho scoperto che la mia vita poteva essere raccontata a puntate e mi sono lasciato andare. Sono una persona curiosa, amo imparare, rinnovarmi. E so che avrò altre puntate da dedicare alla musica che produco. Cerco di dare sempre un messaggio: si parte da poco per raggiungere tanti obbiettivi. Tra virgolette, ce l’ho fatta, partendo da Secondigliano, dove non tutto ti è facile. Se posso essere da esempio, ben venga. Ma siamo soltanto all’inizio».

Concetto eloquente nel commento del regista Romano Montesarchio: «Nei miei lavori precedenti mi sono trovato sempre a raccontare luoghi marginali della realtà campana. In molti casi, la costante era l’aspetto sonoro proveniente da questi ambienti. La cosiddetta musica neomelodica. Nell’enorme produzione di questo segmento musicale, su tutti, mi aveva sempre colpito Franco Ricciardi. Sia per il contenuto dei testi, che non è solo amoroso, ma altrettanto per l’uso innovativo delle melodie. Il docufilm mi ha dato la possibilità di entrare nei suoi territori sonori che sono molto popolari ma raffinati e rari. Al di là di qualsiasi dietrologia che possa essere antropologica o sociologica. E mi sono anche divertito tantissimo».
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