Mariano Rigillo premiato a Positano: «A ottant'anni ho ancora molto da imparare»

Mariano Rigillo premiato a Positano: «A ottant'anni ho ancora molto da imparare»
di Katia Ippaso
Sabato 8 Agosto 2020, 19:36 - Ultimo agg. 19:44
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«Artista e maestro della scena nella cui carriera si sono felicemente congiunti e intrecciati la raffinata ricerca culturale, la versatilità del grande attore e l’umanità del mentore che infonde fiducia e tramanda esperienza»: è con questa motivazione che venerdì sera è stato consegnato a Mariano Rigillo il Premio Annibale Ruccello 2020, cerimonia che da 17 anni si tiene a Positano.  

Con De Filippo ricordi da Oscar

Decano della scena teatrale (il suo nome è legato a Patroni Griffi, al personaggio di Masaniello e al repertorio di Viviani), protagonista della grande stagione degli sceneggiati televisivi degli anni Settanta (“Dov’è Anna?” di Piero Schivazappa), Rigillo si è tenuto sempre al centro delle correnti artistiche, dimostrando con la sua intera carriera che la divisione tra tradizione e avanguardia ha poco senso, quando si spende una intera vita nella ricerca. «Per quanto mi riguarda, mi sento ancora in formazione, e ogni mattina mi chiedo: cos’altro posso imparare?» confessa l’attore napoletano.  

L’anno scorso, per i suoi 80 anni, il sindaco di Napoli De Magistris gli organizzò una grande festa al Maschio Angioino. Il prossimo 12 settembre lo attende un compleanno defilato, di corde più familiari. Ma non pensa di certo a ritirarsi: «Dopo aver interpretato tanti Shakespeare e tanti Pirandello, ho un personaggio che mi insegue da sempre e che prima o poi affronterò: Don Chisciotte. Mi attrae questa figura solitaria dell’eroe folle che combatte contro i mulini a vento».  Intanto ha vissuto la consegna del Premio istituito dal Positano Teatro Festival diretto da Gerardo D’Andrea (la manifestazione prosegue fino a domani sera: in scena "L'arte di Bonì", un progetto di Roberto Azzurro), con quella sensibilità riconoscente che ha sempre mostrato nei confronti di chi scrive. L’ultima volta, ci eravamo incontrati ai funerali di Andrea Camilleri, lungo i viali del cimitero acattolico di Roma. «Andrea era stato mio insegnante d’Accademia» ci dice Rigillo. «Me lo ricorderò sempre alle nove del mattino con un bicchiere di whisky in mano e una sigaretta in bocca. Era uno scrittore strepitoso».  

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Annibale Ruccello, invece, il drammaturgo napoletano morto a causa di un incidente d’auto a soli 30 anni (era il 1986) non l’ha mai conosciuto, «ma certi suoi testi come "Ferdinando", "Anna Cappelli", "Notturno di donna con ospiti", sono rimasti nel nostro patrimonio culturale». Il tono della voce si altera se si arriva a parlare delle asimmetrie sociali e delle violenze di questo mondo: «Otto minuti con il ginocchio sul collo di un altro uomo solo perché nero: io non sono della stessa razza di quel poliziotto che ha ucciso George Floyd».  

Per fortuna che esistono gli artisti, i poeti, a condurci verso una possibilità di catarsi: «Il 25 agosto, per Benevento Città Spettacolo, interpreterò Ezra Pound, accanto a mia moglie Cicci Rossini, con la regia di Leonardo Petrillo, che cura anche la drammaturgia di “Ezra in gabbia”. Negli anni passati in manicomio criminale (dove fu spedito solo perché parlava male dell’America), questo genio ebbe la forza di scrivere i Cantos. Ecco, per me, questo sì che è un uomo». 
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