«Conta che passa la pazza», al Teatro Cortese il monologo interpretato da Irma Ciaramella

Alla conquista della platea di viale del Capricorno, la brava e intimistica autrice e interprete Ciaramella è alle prese con una bizzarra e tormentata creatura, protagonista di un testo toccante e travolgente

Irma Ciaramella
Irma Ciaramella
Sabato 18 Febbraio 2023, 12:11
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Grande attesa al Teatro CorteSe dei Colli Aminei, dove, domenica 19 febbraio alle ore 18:30 il pubblico potrà emozionarsi con «Conta che passa la pazza» il monologo scritto e interpretato da Irma Ciaramella con la regia, le luci e la musica di Francesco Maria Cordella.

Prodotto da Acts Teather, il lavoro che vede come assistenti alla regia Assunta Pariante e Ottavia Orticello, propone, così come si legge nelle note della stessa autrice, le immagini di «una donna, ingabbiata in una struttura molto originale, in azione in uno spazio delimitato da tre punti cardinali, raffigurati da tre personaggi inanimati e rappresentati da tre oggetti simbolici che fanno rumore e parlano. La donna non ha nome. Non lo ricorda. Sta dimenticando e ha paura di dimenticare ancora. Le hanno detto che un giorno non riuscirà a pronunciare parola, che è malata, che non avrà più memoria di sé».

«Nella mia regia- ha scritto Cordella- ho inteso ricercare una Forma che potesse ricreare uno Spazio in cui, ricordare e rappresentare si fondessero in una visione della realtà non convenzionale. Questo spettacolo si inserisce in quelle iniziative di solidarietà, di impegno civile e sociale, di tutela e promozione dei diritti umani, a favore di anziani e persone svantaggiate che, in luoghi difficili da raggiungere come le isole, difficilmente hanno la possibilità di Essere Comunità nella Patologia e nel Disagio».

«Conta che passa la pazza- si legge ancora in una recensione per lo spettacolo - si tramuta in un faccia a faccia con le brutture di una civiltà fagocitata del sistema mediatico e dalla realtà virtuale. In un'invocazione in grado di travolgere la mente di chi, nel dramma della protagonista e della sua imminente perdita di memoria, intravede la via di un calvario senza fine... Ricco di suggestioni umane, il monologo con il suo disperato grido d’amore, struggente e delirante, porta in scena tutte le sfumature di chi prova a combattere un devastante martirio interiore frutto di un crudele gioco della vita...Il lavoro si trasforma in una sorta di terapia drammaturgica per lenire pensieri e angosce».

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