Teatro San Carlo, domenica 28 maggio c'è Don Chisciotte della Mancia

Alla guida ci sarà il direttore Diego Ceretta, milanese, classe 1996, appena nominato alla testa dell’Orchestra della Toscana

Orchestra
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Venerdì 26 Maggio 2023, 16:20
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Dopo il successo del concerto che lo scorso mercoledì 24 maggio ha visto protagonista Maria Agresta accompagnata al pianoforte da Roberto Moreschi, un nuovo appuntamento è in programma al Teatro di San Carlo domenica 28 maggio alle ore 19. Don Chisciotte della Mancia, opera comica su testo di Giambattista Lorenzi, musicata da Giovanni Paisiello.

Alla guida dell’Orchestra del Teatro di San Carlo ci sarà il direttore Diego Ceretta, milanese, classe 1996, appena nominato alla testa dell’Orchestra della Toscana.

Lo spettacolo in forma semiscenica avrà la regia di Eleonora Gravagnola, i costumi sono di Giusi Giustino, la revisione è a cura di Ivano Caiazza.

In scena gli allievi dell’Accademia del Teatro di San Carlo: Laura Ulloa (La Contessa), Chiara Polese (La Duchessa), Ignas Melnikas (Don Platone), Andrea Calce (Il conte don Galafrone), Maria Sardaryan (Carmosina), Costanza Cutaia (Cardolella), Danyang Li (Don Chisciotte), Giovanni Impagliazzo (Sancio).

L’opera debuttò al Teatro dei Fiorentini di Napoli nel 1769, quasi contemporaneamente alla realizzazione del ciclo di arazzi sulle avventure di Don Chisciotte commissionato dal re di Napoli, a riprova di un grande interesse della capitale borbonica per la materia fantastica creata da Cervantes nel secolo precedente.

E’ sicuramente una circostanza molto interessante che proprio negli anni in cui il re di Napoli aveva avviato la committenza dello splendido ciclo di arazzi dedicati alle imprese di Don Chisciotte per la prima volta il romanzo di Cervantes avesse trovato un’importante rivisitazione operistica grazie alla collaborazione tra due geniali protagonisti del teatro napoletano della seconda metà del Settecento. Il librettista Giambattista Lorenzi (Napoli 1719-1807) è una delle figure più rappresentative di autori teatrali del suo tempo: aveva esordito nella compagnia del Teatro di corte nel 1763 e proprio nel 1769 ne era diventato il direttore. 

Giovanni Paisiello (Taranto 1740-Napoli 1816) è uno dei più eminenti rappresentanti della cosiddetta Scuola musicale napoletana del Settecento e fu uno dei più celebri compositori europei di quel secolo, essendo stato al servizio delle corti più importanti del suo tempo. Nonostante il suo catalogo di opere serie sia estremamente ricco, la sua fama resta ancora oggi legata ai suoi numerosi e fortunati lavori comici. Tra questi uno dei suoi primi successi fu appunto il Don Chisciotte. L’opera ebbe la sua prima nel Teatro dei Fiorentini di Napoli, uno dei teatri specializzati per le commedie in musica della capitale borbonica, nell’estate del 1769 (ne sopravvive una sola copia del libretto originale, conservata presso la Library of Congress di Washington e la preziosa partitura, parzialmente autografa di Paisiello, conservata tra i tesori della Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli ed esposta al pubblico della Mostra di Palazzo Reale).

Lo stesso Lorenzi, nella premessa al libretto stampato per l’occasione, indicava di avere dovuto riassumere solo alcuni episodi del celebre romanzo cavalleresco di Cervantes («ho radunato i fatti, che vedi in questa commedia ristretti.

Per dare alla medesima l’unità del luogo ho dovuto in parte alterarli, e sono talvolta uscito ancora dalle tracce del romanzo per adattarmi alla compagnia»). Oltre a Don Chisciotte (tenore) e al suo fido scudiero Sancio Panza (basso), la partitura prevede altri sette ruoli vocali, cinque soprani (due nobili, la Contessa e la Duchessa, e le altre di umile livello sociale: la servitrice della Contessa Carmosina, Cardolella padrona di un’Osteria e Ricciardetta che è al servizio di quest’ultima), un tenore (il conte Don Galafrone) e un basso (l’altro conte Don Platone, come il precedente cicisbeo della Contessa).

Dell’originale Don Quijote restano scene celebri come il combattimento contro i mulini a vento creduti giganti, ambientando la maggior parte della vicenda in un’osteria che era invece solo un episodio dell’originale. Notevole è anche l’inserimento di due personaggi che cantano in lingua napoletana (Cardolella e Carmosina), mentre la Contessa riceve alcune delle arie più impegnative dell’opera, in uno stile che ricorda non per caso l’omonima futura Contessa delle Nozze di Figaro di Mozart. L’opera ebbe subito un grande successo e la sua fama si sparse in Italia e per l’Europa, come provano le repliche già nell’autunno dello stesso 1769 a Torino, poi l’anno successivo a Milano e infine a Vienna, dove fu rappresentata nel 1771 una partitura in gran parte rimaneggiata e con arie aggiunte del compositore di corte Gassman (la partitura si conserva alla Biblioteca Nazionale di Vienna, Musik-Sammlung 17809). Segue invece la prima versione di Napoli una seconda partitura coeva conservata nella Biblioteca del Conservatorio di musica Luigi Cherubini di Firenze e forse relativa a una delle riprese nel nord Italia. 

La prima esecuzione in tempi moderni, nella revisione di Jacopo Napoli (direzione di Vittorio GuI e regia di Franco Enriquez), ebbe luogo al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1954 e la stessa edizione fu pubblicata nel 1963 dall’Editore Ricordi di Milano.

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