Parte la seconda stagione al teatro Tram di Napoli: in arrivo nella sala di via Port’Alba, da gennaio a maggio, 10 spettacoli di fronte ai quali ridere, sorridere o farsi delle domande sul mondo. Sul palco le migliori compagnie indipendenti italiane, i classici riscritti, l’arte e la letteratura con 3 produzioni del Tram e 3 debutti assoluti. Tra le rappresentazioni in arrivo pièce come «Artemisia» e «Le operette morali» e testi di August Strindberg, Euripide e Tiziano Scarpa.
Debutta come primo spettacolo «Paupaulò», scritto e diretto da Pasquale Palma, volto noto della tv e del cabaret, protagonista di diverse edizioni di «Made in Sud», ma anche del teatro e del cinema. Con lui sul palco del Tram, dal 19 al 22 gennaio, Vincenzo Salzano: insieme, in una dimensione spazio temporale molto asettica e desolata, interpretano «uno» e «due», intenti a costruire qualcosa per loro molto importante: il Paupaulò.
Ogni giorno che passa, ogni volta che il buio scandisce la fine, i pezzi da mettere insieme sembrano aumentare invece che diminuire. La continua costruzione e distruzione del Paupaulò gli dà e gli toglie ripetutamente l’opportunità di tirare fuori da loro stessi tutto ciò che di costruito e distrutto ci portiamo dentro. Ma la vera missione di «uno» e «due» è portare a termine il Paupaulò o è quella di farlo funzionare?
«Cosa significa davvero avere un obiettivo? E qual è l’obiettivo di ogni singola esistenza? Queste sono le domande che mi hanno portato a immaginare PaupaulòUna visione, più che un normale testo teatrale. Ho immaginato questi due personaggi, che ho chiamato Uno e Due, poiché possono essere tutti o nessuno, intenti nel portare a termine il loro obiettivo: costruire il Paupauló. Cos’è il Paupauló? Cosa nasconde questo nome così atipico? E in cosa consiste il loro lavoro preparatorio alla costruzione e messa in funzione finale? Tutto ciò è ignoto ai personaggi stessi, ma c’è un qualcosa di alto e di trascendentale che li spinge a continuare.
Il loro lavoro diventa anche il palesarsi della loro lotta continua con se stessi e con il mondo esterno. Forse il Paupauló li può salvare? Forse. Il tempo e lo spazio sono due fattori che ho voluto lasciare indefiniti. Potrebbe essere un passato distopico che ha partorito i tempi che viviamo, potrebbe essere il futuro che ci aspetta o semplicemente, e in modo inquietante, tutto ciò è il nostro oggi. Speriamo nel Paupauló. Nel nostro. Ognuno nel suo», dice Palma.