«Toni Servillo legge Napoli» al Teatro Trianon Viviani

L'attore Toni Servillo
L'attore Toni Servillo
di Mariagiovanna Capone
Martedì 20 Febbraio 2018, 20:03
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Toni Servillo ha scelto il Trianon Viviani, il teatro pubblico di Forcella, per continuare il suo viaggio tra «i mille volti e le mille contraddizioni di Napoli». Sul palcoscenico del teatro del popolo diretto da Nino D’Angelo, proporrà «Toni Servillo legge Napoli» da venerdì 23 (ore 21) a domenica 25 febbraio. 

In questo spettacolo dedicato alla cultura partenopea, l’attore si immerge nella sostanza verbale di poeti e scrittori che di Napoli hanno conosciuto bene la carne e il cuore. Tra pulsioni e pratiche, carne e sangue, Servillo sostiene la necessità perentoria di non rinunciare a una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Accanto a poemetti ormai considerati fra i grandi classici del Novecento come Lassamme fa’ a Dio di Salvatore di Giacomo e Vincenzo De Pretore di Eduardo De Filippo, ci sono due liriche di Ferdinando Russo, ‘A Madonna d’‘e mandarine e ‘E sfogliatelle, nonché l’attualissima Fravecature di Raffaele Viviani. Servillo dà poi voce alla sanguigna e veemente invettiva de ‘A sciaveca di Mimmo Borrelli e alla lingua contemporanea, colta e allusiva di Litoranea di Enzo Moscato, tagliente riflessione sulle contraddizioni e sul degrado di Napoli, che, nel 1991, costituiva il finale di Rasoi, spettacolo-manifesto di Teatri uniti. Composte per la circostanza sono ‘O vecchio sott’‘o ponte di Maurizio De Giovanni, a raccontare l’inumano dolore per la perdita di un figlio, e Sogno napoletano di Giuseppe Montesano, in cui, dichiarata la dimensione onirica, l’apocalisse lascia il passo a un salvifico, auspicato, risveglio delle coscienze. Entrambe si infrangono nella successiva sequenza, aspra e feroce, di Napule, crudo ritratto della città scritto da Mimmo Borrelli.

«I testi che ho scelto – spiega Servillo – fanno emergere una lingua viva nel tempo, materna ed esperienziale, che fa diventare le battute espressione, gesto, corpo. Poeti e scrittori, testimoni della città nel passato e nel presente, offrono attraverso emblematici scritti il quadro sintetico di una realtà impietosa ai limiti del paradosso... Oltre la lingua il filo rosso che attraversa e unisce la serata è il rapporto speciale, caratteristico di tantissima letteratura napoletana, con la morte e con l’aldilà, il commercio intenso e frequente con le anime dei defunti, i santi del paradiso e Dio stesso».

Lo spettacolo, prodotto da Teatri uniti, sarà in scena venerdì 23 e sabato 24 febbraio, alle 21, e domenica 25 febbraio, alle 18.
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