Alfonso Artiaco, chiacchiere dal sofà e consigli anti-noia: «Con i tour vituali visitiamo tutti i musei del mondo»

Alfonso Artiaco: chiacchiere dal sofà e consigli «anti noia» #IoRestoACasa
Alfonso Artiaco: chiacchiere dal sofà e consigli «anti noia» ​​ #IoRestoACasa
di Salvio Parisi
Venerdì 17 Aprile 2020, 14:01 - Ultimo agg. 15:13
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Ancora tre settimane e si uscirà ufficialmente all’aperto in fase 2, ma fino al 4 maggio siamo sempre e ancora tenuti a restare a casa e rispettare il decreto, il prossimo e il buonsenso.
 
Per un nuovo colloquio «dal sofà» ho incontrato al telefono il gallerista Alfonso Artiaco, studioso di linguaggi e art dealer per attitudine trentennale e scelta professionale.

Da Pozzuoli a piazza dei Martiri e dal 2012 in Centro Sorico a piazzetta Nilo, nei 600 mq del suo luminoso spazio espositivo Artiaco esplora l’arte contemporanea nei suoi quartier generali in giro per il mondo con focus sul concettuale, l’astrattismo e il minimal attraverso il lavoro di arti-star internazionali e italiani, come Sol Lewitt, Gilbert & George, Jannis Kounellis, Andres Serrano, Lawrence Weiner, Botto & Bruno, Liam Gillick, David Tremlett o Perino & Vele, per citarne solo alcuni.
 

 

Allora Alfonso,
Dopo 40 giorni di “isolamento connesso” cominciamo il countdown per altri 20 che ci separano dal fatidico 4 Maggio (…salvo ripensamenti del nostro alacre governatore De Luca).
Come hai utilizzato o utilizzerai questo lungo tempo di stand-by per i progetti lavorativi a venire?

Periodo con tenori di vita inediti, giorni di casa e di famiglia: io sfoglio cataloghi recenti e datati, leggo e ricerco news e nuovi interessi nella mia materia, comunico in remoto col mio team di assistenti e rispondo alle mail di colleghi e clienti anche dall’altro lato del globo…

Ma fuori dalle attività che fanno parte del tuo impegno professionale, prova a raccontaci qualche momento del tuo #IoRestoACasa.
Io resto a casa per dovere sociale, per cautela e rispetto verso il prossimo: non esco se non per necessità e da quaranta giorni non incontro nemmeno mia madre, anziana donna, che fortunatamente sento ogni giorno al telefono.
 
Rovistando nella tua biblioteca, cos’hai rivisitato, riletto o sfogliato che ti ha portato indietro nell’iter cognitivo, professionale o semplicemente di vita?
Tra i tanti cataloghi che acquisto e poi aspetto il tempo di poter sfogliare, ho riletto quelli della mostra di Caravaggio a Capodimonte e di “Sanguine: Luc Tuymans on Baroque” nella sede milanese della Fondazione Prada. Poi ho deciso di iniziare un classico, «Guerra e Pace» di Tolstoj, mentre ho appena terminato con grande interesse un libro che mia figlia mi ha regalato per la festa del papà «Duveen: l’arte di vendere l’arte» di Meryle Secrest, che è la biografia di Lord Joseph Duveen, ovvero il più grande mercante d'arte dei primi del ‘900, figura chiave nella nascita del moderno mercato dell'arte, che acquistava in Europa opere da aste e aristocratici depauperati delle loro sostanze per rivenderli ai magnati in America, dove diede inizio al collezionismo, allora ancora inesistente.
 
La tecnologia in queste settimane ci sta aiutando e allo stesso tempo ci sta tenendo uniti e in compagnia: web e social, quanto e quando?
È un media che non mi ha veramente conquistato: a parte l’uso quotidiano e d’informazione o quella dose necessaria e funzionale alla mia vita professionale non sono un fan dei device o dei grandi strumenti di comunicazione come entertainment. E in questa quarantena non ho certo implementato il mio uso dei social a consumo domestico.
 
Uscire a 200 metri da casa solo per la spesa, le medicine o la libreria: cosa ti manca davvero di "là fuori"?
Posso fare la spesa on line, così come leggo i miei quotidiani grazie ai miei abbonamenti digitali, ho un piccolo spazio verde attiguo all’abitazione per stare un po’ all’aria aperta, ma… mi mancano tanto i miei amici, tutti: i miei amici, cari e indispensabili.
 
Dovremo abituarci a una distanza sociale, a una Napoli senza incontri ravvicinati o senza abbracci e baci?
Auspico semplicemente che i sacrifici e le rinunce che in questo momento ci stanno ingiungendo ci vengano poi restituiti e per ora ci accontentiamo di gioire anche solo con gli occhi quando incontriamo le persone a cui vogliamo bene.
 
«Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema»: questo il messaggio lanciato sui grattacieli di Santiago del Cile a fine Marzo dal Collettivo di Artisti Audiovisuali Delight Lab. L’Arte contemporanea può tradurre questo “voltare pagina” in una reale opportunità di cambiamento e miglioramento?
Il claim del collettivo cileno mi sembra francamente un’esagerazione, per quanto tutti coloro che fanno un lavoro di pensiero in questo momento stanno riflettendo sulla condizione globale e nell’immediato futuro assisteremo inevitabilmente alle loro espressioni artistiche.
 
In questi giorni “casalinghi” siamo costretti a vivere nell’hic et nunc e siamo chiamati ad un grande compromesso: la nostra temporanea libertà individuale in cambio di una rinascita totale. Si può immaginare che il mondo dell’arte ora voglia promuovere una rivoluzione sociale globale?
Io sono certo che il mondo dell’arte viaggia sempre un passo più avanti e che tutti gli artisti, scrittori, drammaturghi e pop star manifesteranno presto grandi posizioni e slanci rivoluzionari, ma in questo momento siamo e restiamo tutti a casa e la rinascita è un’esigenza collettiva e globale. È vero che la bellezza salverà il mondo, ma prima ancora che nell’artista io ho fiducia nell’uomo!
 
Tempo fa hai dichiarato che «Il futuro merita una scommessa positiva»: alla luce della classificazione dell’arte nel Dpcm come “non essenziale” cosa immagini per il restart del tuo settore?
Come per ogni settore vivremo un momento iniziale di stasi, occorrerà una decompressione, ma poi arriverà la ripresa per davvero: è una necessità oggettiva tornare a occuparci di quello che sappiamo fare.
 
C’è un personaggio, un’immagine o una frase di questi giorni che a tua visione verrà scritta nella memoria storica collettiva?
…Mi resteranno per sempre i sorrisi dei tanti medici che a costo dei sacrifici fisici ed etici (fino alla vita stessa) stanno eroicamente combattendo il virus e ci traghetteranno con orgoglio fuori dalla pandemia.
 
Qual’è la cosa che proprio auspichi di non ritrovare "là fuori" dopo questa lunga quarantena?
…La furbizia: sì, quella mancata onestà che troppo spesso vestono certi mediocri. Mi auguro davvero che dopo l’esercizio di unità e atruismo di questa quarantena arrivi un bagno di purezza e umiltà e scompaia l’abito della furbizia.
 
E ora per concludere una tua idea o suggerimento contro quel tedio di chi vuol restare a distanza dall’ansia coronavirus e vive il clima un po’ indolente di queste giornate.
Restiamo sempre “vigili”, all’erta contro lo spauracchio della depressione e della noia.
Per coltivare un nuovo interesse, una passione da scoprire, proviamo a guardarci attorno, leggere, sfogliare, navigare o indagare sul web o in tv: ad esempio i tour virtuali dei grandi musei, le mostre nel mondo… Brera, Capodimonte, Uffizi, Pompei…
 
 
 
 
 

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