Mastrota: «Io sto con i napoletani. E sulla moneta di de Magistris...»

Mastrota: «Io sto con i napoletani. E sulla moneta di de Magistris...»
di Francesca Cicatelli
Domenica 16 Settembre 2018, 13:13
4 Minuti di Lettura

Giorgio Mastrota insegna che al sorriso ci si allena. Lui, convinto sportivo, non deve l'ottimismo solo ad un blend di endorfine e ossitocina da jogging né all'adrenalina delle televendite, quanto alla tenacia di godere la vita sempre, anche quando tutto sembra andare in direzione contraria. Un metodo che lo porta ad una riservatezza da eccesso di vitalità: è troppo impegnato a vivere per dedicare tempo ai social o vivere per loro. Al punto tale da nascondersi dietro un dito, come si suol dire. Nel suo caso è il pollice, soprannominato pollicione o pollice mozzo, la controfigura che ha scelto di esibire quando il figlio gli ha rinfacciato di non far parte della rete sociale. Quasi una nemesi la sua: costretto ad urlare per vendere, ma poi vive la vita in silenzio dietro le scene.
 


Com'é andata a finire con i neoborbonici?
«I neoborbonici devono ricredersi. Hanno frainteso. Il Mastrota della serie non sono io: anche se interpreto me stesso, lui è cattivo. È capace di fare le peggio cose pur di conquistare Roma e quindi odia tutti. Io non sono così e poi sono figlio di un calabrese che ha fatto il liceo a Napoli mentre mia madre è veneziana. Sono un mezzosangue, mia madre mi prepara ancora la polenta bianca e mio padre ha sempre tifato Cosenza e Napoli. Questo non per giustificarmi ma per dire che noi italiani siamo così mescolati che dovremmo abbassare tutti i toni. Poi nella serie anche se sono cattivo mi alleerò proprio con i napoletani, con don Alfonso».

Nuova avventura, come ha preso questa sfida, come si è preparato e come è arrivata la proposta? 
«All'inizio pensavo fosse una trovata di “Scherzi a parte” poi ho controllato su internet e ho visto che il produttore esisteva davvero. Mi sono preparato sul set ed è andata bene strada facendo».

Eternamente giovane, a cosa deve l'inesauribile energia?
«Sono nonno da tre mesi, di Marlo. Devo la forza ai 4 figli e ai nipoti e poi al fatto che sono un cuor contento, un positivone e poi faccio tanto sport».

Sui social è molto attivo con il pollicione, quasi una sineddoche: è stato “altruista” a sfoggiare una parte, rinunciando al tutto.
«È che mio figlio mi ha rimproverato di non essere sui social e io gli ho risposto: vuoi che faccia ridere? Che faccia una foto con un materasso, con una pentola e poi sempre le stesse cose? Allora mi ha suggerito di usare i miei pollici mozzi. È un messaggio: fate vedere le parti brutte di voi stessi, non nascondete le vostre insicurezze. Da piccolo lo facevo. E allora: pollici d'Italia uniamoci».

Il pollice è un modo per proteggersi e prendersi gioco dell’egocentrismo da social? 
«Non sono attivo su Facebook e non amo i social, ho solo il pollice su Instagram. Credo che sia un mondo che si brucerà velocemente, ora siamo in una parabola ascendente ma ci sarà un ritorno alle cose semplici della vita. Può essere divertente essere social ma mostrarsi troppo non lo è mai. Ho 4 figli, potrei con facilità acquisire del pubblico in più sui miei profili ma a me non piace e quindi eccovi il pollice».

Hai fatto di tutto e sei anche protagonista di un fumetto, le grandi cose si fanno in silenzio senza gridarle come fanno altri? 
«È un ossimoro per uno come me che grida sempre per le televendite. Un gruppo rock romano ha scritto un pezzo su di me e quello è stato il livello più alto della mia carriera e lo è attualmente forse».

Sei laureato in scienze politiche, cosa pensi dell’idea del sindaco di Napoli de Magistris di coniare una moneta napoletana?
«Non fatemi entrare in beghe politiche nazionali. Vi rispondo come il Mastrota della serie: don Alfonso, quando noi milanesi insieme a voi napoletani conquisteremo tutta l'Italia, voi dovrete e potrete coniare la vostra moneta, la moneta borbonica, e così sarà».

Mai troppo tardi per...?
«Mai troppo tardi per fare un altro figlio, per iniziare una nuova carriera, una serie tv, insomma bisogna sempre aspettarsi qualcosa di bello dalla vita e crederci fino alla fine».

Se non fosse entrato nel mondo dello spettacolo cosa avrebbe fatto?
«Sono entrato nel mondo dello spettacolo per caso.
Studiavo scienze politiche all'università e mi hanno proposto di partecipare come concorrente a “M'ama o non m'ama” su Rete4 e così da lì non mi sono più fermato. Ma è stato meglio così perché con il mio percorso accademico avrei rischiato di fare il politico. Mi sarebbe piaciuto in alternativa allo spettacolo occuparmi di sport. Sarei potuto diventare uno sportivo di successo, un tennista ma magari sarei diventato un trainer. È un ambiente sano e genuino, che mi piace».

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