Coronavirus, l'arte dei cocktail in quarantena secondo il Pepi Vintage

Coronavirus, l'arte dei cocktail in quarantena secondo il Pepi Vintage
di Alessandra Farro
Giovedì 30 Aprile 2020, 19:47 - Ultimo agg. 1 Maggio, 19:31
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Il Pepi Vintage è l’unico bar interamente gestito al femminile del centro storico di Napoli. Fa capolino, ergendosi timido nelle sue piccole dimensioni, alla fine di vico San Domenico, partendo dalla piazza. Si riconosce prima ancora di affacciarsi all’entrata, sono i muri a parlare ai passanti, tappezzati di street art tutta napoletana. Come tutti gli esercizi commerciali, il Pepi Vintage è fermo da due mesi, anzi, ha chiuso con una settimana di anticipo rispetto al divieto tassativo emanato dal governo. Essendo piccolo, il gestore, Federica Mazzei, ha preferito non rischiare, vista l’emergenza sanitaria già in corso.

Per sopperire, però, alla mancanza di un bancone e aiutare i clienti a sentirsi un po’ meno a casa, le ragazze del Pepi hanno realizzato dei video tutorial sui loro cocktail, ovviamente sostituendo gli strumenti ad hoc a utensili casalinghi, in modo che ognuno, a casa propria, secondo le loro ricette, possa realizzare un cocktail degno di questo nome (o almeno provarci). Alla fine di ogni video, la lista della spesa.

«Il messaggio non è quello di portare le persone a ubriacarsi, anche perché per quello non hanno bisogno del nostro aiuto, piuttosto quello che vogliamo trasmettere è che se vogliono bere un buon drink e non possono venire da noi, gli facciamo vedere come si fa, ovviamente selezionando i cocktail più semplici da preparare», racconta Federica.



In ogni video, una ragazza che lavora o che in questi due anni e mezzo di attività ha lavorato al Pepi, che, fin dalla sua apertura, è sempre stato costituito da una ciurma di donne: gin tonic, spritz, negroni, americano, nergoni sbagliato, New York sour, tutti disponibili sulla pagina facebook del bar: PepiVintageRoom.
 
«Il bar realmente è al femminile, un po’ per casualità, un po’ perché ci è piaciuto. L’idea era quella, e lo è ancora, che un gruppo di persone affini possano lavorare con armonia, in modo da dare qualcosa in più ai clienti del semplice cocktail. Certo, si può fare bar e basta, ma non è il nostro concetto, né per i clienti, né per i dipendenti: se devi lavorare otto ore, che siano piacevoli. Se lo staff non fosse competente e non andasse d’accordo con i propri collaboratori, perché la gente dovrebbe venire da noi? Alla base di tutto questo lavoro, c’è l’idea di rendere più piacevole possibile la permanenza nel posto non solo per i clienti ma anche per chi ci lavora, sperando di poter tornare presto a farlo e di riuscire ad avere le giuste tutele per poter aspettare degnamente, senza dover correre alla riapertura per cercare di rimediare a una frattura economica che non dipende da noi ed è più grande di noi e, che, però, a queste condizioni noi bar non potremo sostenere», conclude Mazzei.
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