Anoressia nervosa, quando l'alimentazione diventa disturbo: «Per superarlo ci vuole pazienza»

Savorelli quotidianamente fa attività sui social: «Una forte paura di ingrassare che porta a un pensiero ossessivo rispetto al cibo di cui ci si priva»

Anoressia nervosa, quando l'alimentazione diventa disturbo: «Per superarlo ci vuole pazienza»
di Emanuela Di Pinto
Lunedì 10 Aprile 2023, 10:14
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E' possibile percepire il proprio corpo in maniera diversa da quello che effettivamente è? E' questo che si pone alla base di tutti i disturbi alimentari gravi, capaci di cambiare il modo in cui ogni persona percepisce se stessa, il proprio modo di stare al mondo e rapportarsi con uno degli elementi fondamentali della sopravvivenza umana: il cibo. I mass media, quotidianamente, portano all'attenzione del pubblico il tema dei disturbi alimentari cercando dare attenzione e visibilità a tutte quelle realtà che cercano di aiutare coloro che soffrono di questo tipo di problemi. Se agli occhi di molti questo può sembrare un semplice problema legato all'alimentazione, in realtà ha radici molto più profonde che affondano nella percezione psicologica del disturbo e, soprattutto, nel modo in cui si cerca di affrontare e capire la difficoltà.

In Italia, nonostante il fenomeno sia più che diffuso in particolare tra le ragazze, ci sono realtà che cercano di raccontare il problema dell'anoressia e capire, effettivamente, di cosa hanno bisogno coloro che ne affrontano le conseguenze. Ne abbiamo parlato con Francesca Savorelli che, quotidianamente, fa attivismo sui social network (@fra_disturbialimentari) cercando di aiutare coloro che devono affrontare un percorso di cura e sostegno a superare questo tipo di problema. «E' un disturbo caratterizzato da una restrizione dell'assunzione delle calorie, da una intensa paura di ingrassare che porta ad un pensiero ossessivo rispetto al cibo di cui ci si priva.

E' caratterizzata anche dalla rappresentazione del proprio corpo che non corrisponde alla realtà. C'è sempre la percezione di essere più grosse di quello che si è» ci spiega Francesca.

Come ogni disturbo alimentare anche l'anoressia nervosa ha dei campanelli d'allarme che allertano riguardano la gravità dello “stato” di chi ne soffre. «Si pensa sempre che possa essere il peso. Una persona che ha un peso estremamente basso può essere una persona che soffre di anoressia (...) I segnali che si possono cogliere da prima per capire che c'è difficoltà sono il desiderio espresso di perdere peso, la conta delle calorie, un eccesso di attività fisica, un cambiamento a livello di comportamento sociale. C'è una tendenza a mangiare molto lentamente e a spezzettare il cibo, ci possono essere dei cambiamenti dell'umore» chiarisce Francesca. «Sono tante piccole cose che vanno a comporre un puzzle che può rappresentare un disturbo come l'anoressia». Il numero di donne colpite da anoressia nelle statistiche è molto più alto degli uomini.

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Nonostante ci siano nei ragazzi che soffrono di questo tipo di disturbo, molto spesso, quello che si istaura è una vera e propria “luogo comune” che li vede come deboli e incapaci di affrontare il problema. «Si pensa sempre che sia appannaggio delle sole donne. Quello che si crea è uno stigma per cui se un uomo ha delle difficoltà con il cibo, tende a nasconderlo» ha spigato Francesca affrontando la questione. «Tende a non parlarne e quindi a non rientrare nelle classifiche (...) La realtà è che ci sono tanti ragazzi che soffrono di disturbi alimentari. Ci sono uomini che non hanno il coraggio di parlare e di raccontare il proprio malessere perchè si pensa che l'anoressia sia qualcosa che riguarda solo le donne». Come ogni tipo di disturbo alimentare legato alla sfera psicologica, anche l'anoressia ha bisogno di un percorso di recupero e cura lento e graduale.

«Non si può superare con scorciatoie, non con brevi percorsi magari suggeriti da coach che si possono trovare online o cose di questo tipo (...) Quello che serve per risolvere un problema grave come l'anoressia è sicuramente un percorso psicoterapeutico, di riabilitazione nutrizionale e se è necessario anche una terapia farmacologica» chiarisce Francesca. «Nei casi più gravi è richiesto anche un ricovero dove queste tre figure collaborano tra di loro. Un'altra cosa necessaria sopratutto da parte di chi è vicino a chi soffre di questo disturbo è la pazienza» spiega. «E' importantissimo avere tanta pazienza perchè ci vuole tempo. E' un disturbo grave che richiede una tempistica che non si risolve in poche sedute».

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