Medici cattolici, Capasso al Gesù Nuovo sulle orme di San Giuseppe Moscati

Medici cattolici, Capasso al Gesù Nuovo sulle orme di San Giuseppe Moscati
di Donatella Trotta
Lunedì 23 Maggio 2022, 11:27 - Ultimo agg. 18:40
3 Minuti di Lettura

Scienza e trascendenza. Intelletto e cuore. Rigore professionale e umanesimo integrale. Per intrecciare, in un delicato impegno professionale di cura della persona (e della salute, individuale e sociale) fede, speranza e carità. E per diventare così più credenti, credibili e creduti: come persone, prima ancora che come medici e operatori della sanità. Ha avuto un’impronta di emozionante solennità l’ultimo incontro mensile dell’Associazione Medici Cattolici di Napoli (AMCI, sezione San Luca e San Giuseppe Moscati), presieduta da Immacolata Capasso, che ieri mattina a Napoli ha riunito i vertici dell’Associazione in un intenso momento di preghiera e confronto nel cuore antico di Napoli, nella Chiesa del Gesù Nuovo per la Santa Messa, officiata dall’Assistente Spirituale, padre Tommaso Guadagno e, poi, nella Cappella delle Clarisse, dove è seguita una tavola rotonda e incontro formativo sul non casuale tema: «L’AMCI, 80 anni d’amore».

Perché amore è proprio la parola chiave che anima e guida le attività promosse con abnegazione dall’AMCI, guidata ― con particolare sensibilità ed empatia nei confronti di chi soffre ― da una donna medico chirurgo come Immacolata Capasso: oncologa pioniera a Napoli della senologia e da sempre generosamente impegnata nella ricerca e nel volontariato, senza risparmio di forze, tanto da essere insignita nel 2016 dell’ottava edizione del premio “Napoli Città di Pace”, promosso dall’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) Campania, inaugurandone la sezione “Testimoni di Misericordia”. Devota e seguace del medico santo Giuseppe Moscati, il cui culto è custodito proprio nella monumentale chiesa del Gesù Nuovo a Napoli, Capasso ha voluto così chiudere il ciclo di incontri mensili prima della stagione estiva dell’anno sociale 2021-2022 in questo sito densamente simbolico per i credenti, suggellandolo con la celebrazione della Messa e la benedizione del labaro con la nuova denominazione dell’AMCI Napoli, che integra l’intitolazione a San Luca con quella a San Giuseppe Moscati, appunto.

La cerimonia si è svolta presso l’altare del Medico Santo Moscati, dove trenta medici accompagnati dalle loro consorti e stringendo fra le mani lo Statuto, in formato pocket, hanno letto l’Atto di Fedeltà all’Associazione e giurato di «essere Medico in scienza e coscienza e di prendersi cura del malato come Persona». Troppo spesso infatti, in tempi di crisi globale, la fragilità delle persone sofferenti non viene adeguatamente presa in carico da un sistema sanitario segnato da emergenze continue (come la pandemia da Covid), ma anche da carenza di personale e tagli che non giovano alla cura della salute pubblica intesa, secondo il dettato dell’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come equilibrio psicofisico e sociale e non semplice assenza di malattia. E se è vero che le istituzioni sono fatte dalle persone, attiene allora alla sfera della coscienza individuale esercitare una professione come quella medico-sanitaria con la giusta attitudine psicologica nei confronti dei pazienti: di qui la volontà formativa e di supporto dell’AMCI, nelle intenzioni della sua Presidente «vocata ad aggregare professionalità qualificate ma anche sostenute da un supplemento d’anima, di cui San Giuseppe Moscati è stato esempio incarnato, senza il quale si disumanizza ogni percorso terapeutico».

Se ne è parlato, ieri, nel confronto che ha concluso l’intensa mattinata, con un incontro formativo di cui è stato relatore, dopo la presentazione della presidente Immacolata Capasso, Giuseppe Battimelli, vice presidente Sud dell’AMCI nazionale, che ripercorrendo la storia del sodalizio scientifico ha voluto rendere consapevoli i giovani di un passato di impegno dal quale attingere per rendere il futuro più costruttivo e a misura d’uomo, in una medicina di prossimità che rifugga dagli interessi economici fini a se stessi ma ponga il paziente come persona al centro del proprio interesse umano e scientifico. Dopo i saluti di padre Tommaso Guadagno, assistente spirituale dellìAssociazione, del vice presidente Carlo Ruosi e del consigliere nazionale Antonio Falcone, le conclusioni sono state affidate ad Aldo Bova, presidente nazionale del Forum Socio Sanitario.

© RIPRODUZIONE RISERVATA