Napoli chiama Gulu, esempio virtuoso di buona cooperazione: ecco i presidi salvavita in Uganda

Napoli chiama Gulu, esempio virtuoso di buona cooperazione: ecco i presidi salvavita in Uganda
Venerdì 29 Ottobre 2021, 19:26
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Nel cuore dell’Africa, il St. Mary's Hospital Lacor e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital si sono rivelati esempi virtuosi dell'impatto di Result Based Financing sulla qualità dei servizi pediatrici. Al Lacor ogni anno vengono accolti e curati 50mila bambini, con i suoi cento letti, ha uno dei reparti di pediatria più grandi del nord Uganda; il Dr. Ambrosoli Memorial è un presidio salvavita in un distretto in cui il 37% della popolazione ha meno di 10 anni. Uno studio presentato oggi presso l’università Federico II di Napoli, promosso in collaborazione con l’università e finanziato dall’agenzia italiana cooperazione e sviluppo e fondazione Cariplo, ha dimostrato che il metodo di finanziamento basato sui risultati è efficace nel promuovere la sostenibilità e la qualità nei reparti dove viene impiegato.

L’indagine è stata presentata nell’ambito del convegno internazionale “Result Based Financing: a sustainable approach for international partnership” realizzato dall’università Federico II in collaborazione con la fondazione corti e la fondazione ambrosoli, l’ausilio del centro di servizio di ateneo per il coordinamento di progetti speciali e l'innovazione organizzativa (Coinor) e il sostegno del dipartimento di economia e statistica della Federico II. Allo stesso tavolo i rappresentanti di due fondazioni presenti in Africa Equatoriale da decenni, esperti in sviluppo e cooperazione globale di calibro internazione come Nicoletta Dentico della Society of International development ed Eduardo Missoni dell’università Bocconi.

Sono intervenuti i relatori dell’Aics Mariangela Pantaleo, Grazia Sgarra e Andrea Stroppiana; il dottor James Mwaka, rappresentante del ministero della salute ugandese, ha sottolineato come l’Uganda creda in questo sistema di finanziamento e nella collaborazione con enti pubblici e privati di rilievo internazionale.

Nell’ambito della giornata di approfondimento dell’approccio Rbf è emerso il grande potenziale di questo metodo di finanziamento nel promuovere un accesso a cure di qualità eque e sostenibili in paesi in via di sviluppo come l’Uganda.

«L’ateneo Federico II è stato coinvolto in un progetto di result based financing. Abbiamo confrontato la qualità dell’assistenza ai bambini di due grandi ospedali del nord dell’Uganda,  il St. Mary's Hospital Lacor e il Dr. Ambrosoli Memorial Hospital eseguendo un controllo trimestrale di come venivano assistiti questi bambini. Alla luce di questi risultati abbiamo verificato che il progetto ha prodotto per la prima volta un miglioramento significativo del 30-40% della qualità delle cure di questi grandi ospedali», esordisce il professore Luigi Greco, pediatra, responsabile del progetto Gulunap della Federico II e di progetti di cooperazione con l'Uganda. L’analisi dei dati a partire dalle cartelle cliniche e dalle check-list Rbf inviate dai due ospedali ugandesi è stata curata dal team diretto dal professor Sergio Beraldo dell’università di economia e statistiche di Napoli. «Dall’esame delle cartelle dei pazienti è emerso che è migliorata la qualità delle cure mediche, si è ridotta la mortalità nei bambini, i tassi di reinfezione e il tempo di permanenza in ospedale», sottolinea il professor Beraldo. «Inizialmente messo a punto per finanziare le attività ambulatoriali, il sistema Rbf è stato esteso ai reparti pediatrici del Lacor Hospital e introdotto per la prima volta al Dr. Ambrosoli Memorial Hospital di Kalongo nel reparto di pediatria, grazie al progetto triennale sostenuto dall'Aics cofinanziato da fondazione Cariplo», spiega Giovanna Ambrosoli, presidente dell’omonima fondazione. 

«Per noi della fondazione Corti, l’Rbf è un investimento importante che stiamo portato avanti da diversi anni sia con donatori privati che pubblici. Decisamente significativa la partecipazione delle persone, molto più consapevoli del ruolo di ciascuno nella qualità delle cure. Attraverso questo percorso sono state inoltre individuate buone pratiche utilizzate anche negli altri reparti» sottolinea Elisabetta D’Agostino, responsabile progetti fondazione Corti. «Motivazione e impegno e senso di responsabilità e capacità di collaborazione sono anche un risultato del progetto», aggiunge il dottor Emmanuel Ochola, epidemiologo al Lacor. In un paese in cui il tasso di fertilità supera i 5 figli per donna e la mortalità infantile è di 48 bambini sotto i cinque anni ogni mille nati vivi (in Italia è 3,2), il miglioramento della qualità delle cure in ambito pediatrico è una priorità sia per il governo ugandese che per i protagonisti della cooperazione.

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