Napoli, apre la Comunità delle Genti
casa della Curia per accogliere i clochard

Napoli, apre la Comunità delle Genti casa della Curia per accogliere i clochard
Lunedì 22 Giugno 2020, 15:14 - Ultimo agg. 21 Marzo, 07:24
2 Minuti di Lettura
Apre ufficialmente oggi i battenti a Napoli, ma è attiva già da ieri sera, una casa destinata ai senza dimora. È la Comunità delle Genti, struttura che può accogliere fino a 35 persone e che, da ieri, ha già iniziato ad ospitare chi ne ha bisogno. La struttura, di proprietà della Diocesi di Napoli, si trova nella sede della Fondazione Ritiro Santa Maria del gran trionfo ed è stata ristrutturata in tempi brevi, così da garantire l'accoglienza ai clochard.

LEGGI ANCHE Coronavirus a Napoli, via ai test sierologici: parte lo studio ​sulla prevalenza degli anticorpi anti-Covid-19

La nuova casa, infatti, sostituisce quella aperta dalla Curia partenopea durante la Fase 1 del Lockdown, una struttura appartenente ai padri gesuiti che ne avevano concesso l'utilizzo per andare incontro alle esigenze di chi di solito vive per strada, nel momento in cui la strada era ancora meno sicura del solito, a causa della diffusione dei coronavirus. Sostituisce la «Chiesa che accoglie» creata, in tempi rapidi nello scorso mese di aprile dall'arcivescovo a Cappella Cangiani, nell'immobile messo a disposizione dai padri gesuiti. La Comunità delle genti, fortemente voluta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, è, dunque, in continuità con la Casa di Cappella Cangiani e si avvale del competente servizio assistenziale della Cooperativa «Accoglienza Vincenziana» presieduta da suor Giovanna Pantaleo, figlia della Carità) e agisce insieme con la Caritas, le parrocchie, i movimenti ecclesiali, le associazioni laicali e le istituzioni a vari livelli. La struttura è dotata di stanze doppie con bagno in camera, sala da pranzo e terrazza. Per gli 'ospitì della struttura, dotata anche di un ampio spazio esterno, sono previste anche attività laboratoriali. «Abbiamo voluto intitolare questa dimora a sua eminenza - spiega padre Salvatore Farì, missionario vincenziano e presidente della Fondazione - come segno di riconoscenza per l'attenzione e premura nei confronti di chi ha bisogno di aiuto. Questo è il luogo della relazione e dell'amicizia contro l'isolamento e l'indigenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA