Omovies@School, torna il festival contro bullismo e omofobia: «Qui ancora troppa disinformazione»

I premi della terza edizione tutti dedicati alla memoria di Andrea Spezzacatena

Il festival Omovies
Il festival Omovies
di Alessio Liberini
Venerdì 19 Maggio 2023, 19:19 - Ultimo agg. 19:40
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«A scuola dobbiamo imparare cosa significa amare, non bullizzare ma accettare. Andrea era uno di voi e oggi non c'è più. Ricorderemo il suo nome per sempre premiando i film che combattono il bullismo nelle scuole». Carlo Cremona, il direttore artistico di Omovies@School, parla con il cuore in mano mentre con lo sguardo cerca gli occhi dei ragazzi che affollano la sala del Multicinema Modernissimo di Napoli.

Quest’anno i premi della terza edizione del Festival, nato per sensibilizzare giovani e giovanissimi sui temi del bullismo e della violenza di genere, sono tutti dedicati alla memoria di Andrea Spezzacatena. Il 15enne morto suicida il 20 novembre del 2012 perché deriso quotidianamente dai suoi compagni di scuola che erano persino arrivati a creare una pagina Facebook per prendersi gioco di lui, etichettandolo in maniera dispregiativa come «Il ragazzo dai pantaloni rosa».

«Butta a terra il muro dell’odio» è infatti lo slogan, o meglio dire «il grido», scelto dai fautori del Festival Internazionale di Cinema rivolto alle scuole e ai giovani, organizzato da iKen Onlus, che stamane ha visto la sua conclusione con il tradizionale gala di premiazione delle opere presentate al concorso realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal ministero della Cultura e dal dicastero dell’Istruzione e del Merito.

Per quest’edizione sono state ben 73 le opere - pervenute da 18 paesi in tutto il mondo - valutate da una giuria d’eccezione composta da studenti e docenti degli istituti ITI Marie Curie di Napoli, IIS Rocco Scotellaro di San Giorgio a Cremano, IIS Siani di Napoli, IC Adelaide Ristori di Napoli e l’ITC Jacopo Nizzola di Trezzo sull'Adda in provincia di Milano. Mentre ai consueti premi, miglior documentario, miglior corto fiction e miglior corto d’animazione, se ne è aggiunto anche un altro realizzato dagli studenti dell’Accademia delle belle arti di Napoli.

«Il nostro obiettivo – precisa Cremona che con la sua associazione realizza anche i progetti corAcor – Napoli Rainbow Choir, il Pride, la casa accoglienza Lgbt “Questa Casa non è un Albergo” e il Rainbow Center Napoli -  è creare una piccola Giffoni arcobaleno, perché la Campania è eccellenza nell’audiovisivo per i giovani. Tuttavia, in Italia c’è ancora poca produzione sui temi dell’inclusività. Vorremmo che la Campania fosse non solo protagonista della promozione cinematografica ma che diventi un polo di produzione di nuovi linguaggi attraverso i suoi giovani. Perché è nelle scuole che nascono i nuovi Paolo Sorrentino, regista che tra l’altro è stato anche un mio compagno di classe».  

Le pellicole premiate - nel corso del festival portato avanti grazie ad una sana sinergia con le eccellenze del territorio come l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, che ha organizzato laboratori di cinema con i docenti Luigi Barletta e Gina Annunziata, l’Università L’Orientale, che coinvolgendo docenti e studenti ha sottotitolato tutte le opere grazie al progetto inTRANSlation (in scia con questo lavoro è stata anche organizzata una giornata di studio su traduzione audiovisiva e cinema inclusivo, in programma martedì 30 maggio) e l’Associazione Riferimento Scuola – giungono difatti tutte dall’estero: tre dalla Spagna ed una dall’Argentina.

Il corto animato, votato unitamente da studenti e docenti, è andato a “El Sepulturero” diretto da Juanca Arniz.

Il primo premio per la miglior fiction, giudicata dagli studenti, arriva dall’America Latina con “Pensadero” diretto da Matias Dinardo. La miglior fiction per la giuria composta dagli insegnanti è invece “Cosas Que Contarte Antes De Un Túnel”, diretto da Nacho Ros. Infine, per quanto riguarda il titolo di “miglior corto documentario” la scelta della giuria composta da scolari, docenti e studenti dell’Accademia, è andata a “Trazos Del Alma”, diretto da Rafa Arroyo.

Il gala, al di la di vincitori e vinti, è stato soprattutto un’occasione importante per sensibilizzare i giovanissimi studenti sulle tematiche del contrasto al bullismo, all’omofobia, alle violenze di genere, per identità di genere ed orientamento sessuale. Non sono mancati, in tal senso, degli appositi testimonial. Come il videomessaggio, proiettato in sala, della madre di Andrea Spezzacatena, Teresa Manes. Una specialissima performance artistica svolta dalla vincitrice della seconda edizione di “Miss Drage - Diva del Cinema” Jinger Vites. Che si è esibita sulle note di “Donna donna donna” di Mina. Ed una sentitissima testimonianza fatta ai ragazzi dall’attore e drag performer Mariano Gallo, meglio noto al grande pubblico con il nome d'arte di Priscilla.

«È fondamentale lavorare nelle scuole – racconta Gallo spiegando che – i ragazzi vanno sensibilizzati su queste tematiche anche perché, purtroppo, in Italia c’è ancora troppa disinformazione. Una disinformazione che crea solo confusione: nel nostro Paese non si riconosce ancora che c’è un’emergenza di omolesbotrasfobia».

«Manca ancora – denuncia - un’apposita legge per tutelare la comunità Lgbtq plus al fine di condannare i crimini fatti per orientamento sessuale o identità di genere: questo è grave perché non riconoscere un’emergenza significa non andare alla sua radice. Così il problema non lo si risolverà mai».

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Per comprendere quanto si tratti, realmente, di «un’emergenza» a tutti gli effetti basta cercare in rete i tanti, troppi, fatti di cronaca che coinvolgono quotidianamente i giovani di tutta la penisola in quest’allarme a cui, troppo spesso, non si dà la dovuta urgenza del caso.

Ne è un esempio Massimo, 21enne di Melito, che a fronte delle continue e gratuite discriminazioni subite negli anni, da compagni di classe e docenti, ha persino dovuto rinunciare agli studi. Lasciando la sua scuola, l’Istituto Superiore Tecnico Statale Giuseppe Moscati di Sant'Antimo. La sua storia, raccontata oggi al Mattino, lascia ben poco all’immaginazione: «Sono un ragazzo di periferia, vengo da realtà dove c’è ancora una forte mentalità retrograda. La scuola per me? È stata letteralmente un inferno: dalle elementari fino alle superiori dove non sono riuscito nemmeno a prendere il diploma abbandonando gli studi alla fine del quarto anno. Ho abbandonato perché era talmente tanto il livello di bullismo ed anche di minacce, sia fisiche che mentali, che alla fine mi hanno portato a lasciare la scuola. Per anni ho iniziato a chiudermi in me stesso, non riuscivo a parlare, non riuscivo ad avere amici. Mi sono isolato nella musica per non sentire la pressione e gli insulti che arrivavano tutti i giorni su di me. Camminavo in strada sempre con le cuffiette nelle orecchie per evitare il mondo esterno. Ho quasi perso la vita due volte tentando il suicidio perché la pressione psicologica che ho subito durante questi anni mi faceva sentire una nullità. Pensavo di non essere abbastanza per il mondo solo perché ero diverso dagli altri: mi sentivo una persona da eliminare. Oggi però, dopo tanti anni bui, finalmente ho capito che essere diverso non è un difetto ma un pregio. Un pregio che mi ha portato a diventare la persona che sono ora».

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