Scugnizzi a vela e «Mare Fuori», l'abbraccio del progetto alla fiction

Una scena del film
Una scena del film
di Gianluca Agata
Venerdì 25 Settembre 2020, 12:53 - Ultimo agg. 26 Settembre, 08:15
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Si chiamano «Scugnizzi a vela». Ed il rapporto sinergico con gli attori, la troupe e i produttori di «Mare Fuori», la fiction di Raidue diretta da Carmine Elia che racconta la vita in un carcere minorile napoletano la cui prima puntata è andata in onda mercoledì sera, è una di quelle storie nelle storie che fanno il successo di un film. «Scugnizzi a vela» è un progetto di volontariato realizzato a favore dell'integrazione dei ragazzi difficili e a rischio di devianza ed emarginazione dell'area penale campana, e si  propone di offrire a coloro che hanno accesso alla misura di messa alla prova richiesta dal Tribunale, un modello di vita caratterizzato dai principi insiti nelle attività marinare e nel restauro del legno quali la lealtà, l’onestà e il rispetto reciproco. La Marina Militare e il Ministero della Giustizia sostengono l’iniziativa mettendo a disposizione dell’Associazione alcuni locali interni alla Base Navale del Molosiglio. Quella  stessa dove è stata ricreata l'ambientazione del carcere minorile presente nella fiction.

E così un incontro di quelli fortuiti è diventato un pilastro di una serie fortunata. «Carmine Elia è un regista genio - racconta Stefano Lanfranco che di Scugnizzi a vela è il presidente - ed ha capito come la nostra storia e le nostre esperienze potessero essere messe a disposizione della Fiction come elemento ulteriore di narrazione. Allo stesso modo con il produttore esecutivo Gaetano Daniele e il Produttore di PicoMedia Roberto Sessa il feeling è stato immediato».

E così accanto al laboratorio di ceramica che è un vanto dell'istituto minorile di Nisida, cui inevitabilmente si ispira la fiction, ecco il laboratorio marinaresco «I mestieri del Mare», con «Galatea», una delle barche a vela in legno in fase di restauro da parte dei ragazzi e dai volontari dell'Associazione, entrata più volte nelle riprese.
 
 

«È una serie nella quale ho dato meno di quello che ho ricevuto - racconta il regista Carmine Elia - i ragazzi di Scugnizzi mi hanno sorretto e dato spunti. Io racconto la verosimiglianza, loro mi hanno mostrato che ciò che fanno è vero». Il laboratorio di Scugnizzi è un luogo dove immergersi nel lavoro dei ragazzi in messa alla prova. Ragazzi seguiti dal Centro per la Giustizia Minorile della Campania, che lì intravedono un nuovo futuro. «Con la troupe eravamo quotidianamente insieme, dal caffé al pranzo e tutti erano interessatissimi al nostro modo di lavorare per farlo diventare elemento di supporto culturale alla riuscita del film», continua Lanfranco.

Ed anche gli Scugnizzi hanno potuto vedere che il loro percorso di riabilitazione poteva passare attraverso la produzione cinematografica. «Hasraf - continua Lanfranco - è uno dei ragazzi che ha partecipato con noi alla messa alla prova. È un fotografo con la passione dei droni di cui ha conseguito la patente per l'utilizzo. Gli è stato permesso di salire a bordo in una di questa unità noleggiate per imparare le tecniche di ripresa». Ed Elia aggiunge: «Non bisogna colpevolizzare i ragazzi. Sono gli adulti che danno gli esempi sbagliati. Non si nasce cattivi. Gli esempi degli adulti fanno più danno se non c'è rispetto delle regole. Stefano Lanfranco è una persona che dà la speranza a questi ragazzi. Sono stati cinque mesi bellissimi in cui tutti hanno dato il massimo e la serie cresce con il passare delle puntate. Cinque mesi in cui ho dovuto imparare a mettermi in ascolto. Stefano è sempre in ascolto. Un adulto che è in ascolto sui giovani fa la differenza perché siamo abituati a voler essere ascoltati ed io regista ancor di più. È una collaborazione che mi ha reso migliore».

A febbraio scorso ilpresidente della Camera, Roberto Fico, ha partecipato in Base Navale alla premiazione dei ragazzi di Scugnizzi a Vela in occasione della presentazione del Bilancio Sociale. Dieci progetti che si sono realizzati grazie ai sostegni dei partner del progetto tra i quali Fondazione Grimaldi e Unicredit. «Picomedia si è talmente innamorata di noi , condividendone visione e obiettivi, che ha sostenuto economicamente alla nostra attività". Tre mesi di riprese costanti in cui la sinergia è diventata amicizia fraterna tra Lanfranco, la Produzione ed il regista Elia. "Il nostro laboratorio - conclude Lanfranco - è diventata casa loro. Gli abbiamo ceduto le chiavi ed abbiamo fatto capire anche ai nostri ragazzi che un altro futuro è possibile».
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